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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Rellini, Ugo: La caverna di Latrònico: e il culto delle acque salutari nell'età del bronzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0314

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tìiy

JLA CAVERNA DI LATKÒNICO KCC.

620

D'altronde lo stesso autore rileva che i rapporti
di somiglianza tra Pulo-Stazione del Campo e Sten-
tinello sono innegabili e « maggiormente innegabili
quelli tra Molfetta (deve dire Pulo-capanne) e Trefon-
tane ». E conclude che se non può dirsi raggiunta
la dimostrazione sulla vera età della stazione di Tre-
fontane, si perviene alla fine del neolitico, e in ogni
modo « deve essere considerata cronologicamente po-
steriore a quella di Stentinello e di Matrensa e lo
stesso penso per la stazione di Molfetta » (').

*

Nell'ultimo numero de L'Anthropologie, il Pi-
routet, continuando a 'svolgere le sue considerazioni
generali sull'età del bronzo in Europa, ch'egli in-
vecchia in confronto delle civiltà orientali, abbassa
anch'egli la posizione cronologica degli strati tessali ('-).

Per lui non è credibile che la Tessaglia restasse
nell'età neolitica quando le regioni meridionali erano
nell'età del bronzo, poiché essa introduceva largamente
l'ossidiana dall'Egeide. dove il metallo era già cono-
sciuto, nè questo poteva tardare a seguir l'ossidiana.

Consento col Piroutet nel ritenere che l'uso pre-
valente delle armi di pietra non può autorizzare a
diagnosticare l'età neolitica. Opportunamente egli ri-
corda che per la mancanza del metallo negli abitati,
si dovrebbero far rientrare totalmente nel neolitico
gli strati ascritti in Francia al I e al II periodo del
bronzo. Per lungo tempo in Francia le stazioni ter-
restri del bronzo e del ferro, restarono ignorate, tanto
che si giunse a negare una distinta età del bronzo
e si giunse perfino a far succedere la civiltà hallstat-
tiana quasi direttamente al neolitico.

(l) Oiifìci, Supplemento al Bullettino d. Palet. hai., XLI,
|iag 15. — La maggior difficoltà per riconoscere francamente
eneolitiche le due stazioni patornensi, viene al C. dal rito fu-
nebre che non si conosce, ina ch'egli suppone per inumazioni
a fossa. Ma egli stesso avverte che la natura del terreno ren-
deva affatto impossibile la pratica delle grotte funebri (M. A. cit.,
c. 535, nota 1). — Non riconosco il carattere paleolitico degli
strumenti di quarzite perchè questi sono sempre, necessaria-
mente, rozzi. D'altronde dovrebbe orinai abbandonarsi il giu-
dizio di arcaicità fondato solo sulla rozzezza degli strumenti,
come fin dai suoi tempi lamentava lo Scarabelli. Possediamo
tipici strumenti paleolitici quaternari di perfetto lavoro, dei
quali per lo più quelli rozzi non sono che gli abbozzi.

C) Piroutet, Questions relatives à Vdge du bronze, L'An-
thropologie, 1917, nn. 1, 2.

In Tessaglia non si conoscono che stazioni, meno
tombe più recenti. Ma non possono negarsi evidenti
indizi della conoscenza del metallo, come ho ricordato.

Certo, travolti nel moto turbinoso della presente
civiltà cosmopolita, è per noi sempre più difficile ve-
dere le vestigia di quella che dovette essere talora
l'« umanità stagnante» come direbbe il Rutot: uma-
nità stagnante che le razze espansive trovavano nella
conquista dell'ecumene.

Ma, se non dovrà mutarsi il giudizio per le rive-
lazioni delle necropoli coeve ai più antichi strati tes-
sali, deve riconoscersi che il quadro di quella civiltà,
certamente superiore a quella puramente neolitica,
non però raggiunge gli splendori della civiltà minoica-
Nè siamo autorizzati a credere l'introduzione dell'os-
sidiana in quella regione contemporanea, fin da prin-
cipio, al bronzo.

Ha pertanto fondamento di realtà la concezione
del Dussaud, e cioè che la Tessaglia costituiva quasi
una larga barriera tra il mondo egeo e i popoli bal-
canici, pur attenuando alquanto questo concetto (').

Non possono invero disconoscersi attive comuni-
cazioni tra l'Europa centrale e l'Egeide, forse per
l'intermezzo della Troade e della Tracia, e in seguito
risalendo la valle danubiana. Così per ricordare
qualche esempio i tipi di pugnali ciprioti scoperti in
Ungheria e in Svizzera, il martello forato d' Hissarlick
riprodotto da Dussaud (fig. 106) che è evidentemente
la riproduzione del tipo metallico ungarico.

11 Dussand vede l'antica civiltà tessala non asso-
lutamente primitiva. Egli avverte che i quattro pe-
riodi di Wace e Thompson rispondono alle quattro
epoche di Orcomeno. Già la prima età di Orcomeno
ha le case parte in pietra parte di mattoni crudi, e
la ceramica è identica, egli dice, a quella degli strati
eneolitici di Cheronea e Dracmani. E riconosce con
Sotiriadis che la più antica occupazione di Haghia
Marina, corrispondente alla prima installazione di
Orcomeno, non è neolitica, ma eneolitica (2).

Mi fermo ancora'brevemente sulla tazza della ca-
verna di Latrònico presentata dalla fig. 26. Essa si

(') Dussaud, Les civilisations prehelleniques, pp. 189-90.
C) Dussaud, l. e, pp. 185, 188.
 
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