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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Taramelli, Antonio: Gonnesa: indagini nella cittadella nuragica di Serrucci
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0350

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691

gonnesa ecc.

692

Ma da queste capanne di Serrucci, che senza dubbio sono
contemporanee al nuraghe che le difende e che continuarono
ad essere adibite all'uso di abitazione per un tempo lunghis-
simo, ci può essere suggerita un'altra idea: se cioè, accanto
alla costruzione nuragica, cioè accanto alla completa evolu-
zione dell'edificio a cupola lapidea, siano esistiti gli edifici
appartenenti al tipo più antico e mantenuti anche più tardi,
con semplice zoccolo lapideo più o mono elevato, a copertura
di frascame e che anche in questi edifici venne, forse inconscia-
mente, applicato il principio della inclinazione delle pareti, me-
diante l'aggetto dei muri, che indispensabile per le cupole,
eia qui meno necessario, ed anche inutile, poco importando la
scarsa diminuzione del diametro da coprire, ottenuta con
l'inclinazione delle pareti. Vediamo infatti che negli edificii
B C D la differenza fra il diametro della cella alla base e
quello all'alto del muro conservato si riduce ad una ventina
di centimetri ed anche nella capanna A, che ha le pareti più
alte e più spesse ed un diametro alla base di m. 6,90, presenta
solo un restringimento di cm. 25, quale ad un dipresso ab-
biamo nel recinto circolare dell'altipiano di S. Vittoria di
Serri (vedi fig. 9, Monumenti antichi dei Lincei, voi. XXIII
(1914). col. 106, fig. 98) ed anche in quello esistente accanto
al nuraghe Losa di Abbasanta e che pure ritenni non essere
mai stato coperto da vdlta (Notizie degli scavi, 1916, pag. 235,
fig. 1).

Per concludere, quindi, se non possiamo insistere sull'ori-
gine sarda del nuraghe, ma dobbiamo ammettere la importa-
zione del motivo dell'edificio a cupola, già usato per abitazione
e già progredito almeno fino alla fase rivelataci dalle capanne
di Orchoinenos, dobbiamo però ammettere : 1°) una graduale
applicazione di tale principio costruttivo, in materiale litico,
in edifici sempre più grandi e più forti, con celle più vaste
o più numerose, sovrapposte e giustaposte; questo progresso
tecnico è accompagnato, dirò meglio favorito, come accennai
altrove, da una ragione sociale, cioè dal crescere della forza
coesiva della tribù e dalla potenza dei singoli capi, che po-
tevano imporre nn lavoro necessariamente associativo sempre
più grande, per utilità propria e per scopi di difesa comune.
Tale ragione sociale è ammessa anche dal Patroni, che rilevò
anche il fatto della molteplicità dei nuraghi sardi, corrispon-

denti con la divisione del territorio in numerose tribù con
relativi capi, senza che si avesse concentramento di potere e
preminenza di un solo capo o di pochi capi su tutti gli altri,
come avvenne invece nella civiltà micenea ; 2°) la persistenza
in Sardegna di capanne con solo zoccolo di pietra e copertura
in legno e frascame, nelle quali tuttavia si applicarono alcuni
elementi svolti nell'architettura nuragica, stipiti, architravi,
nicchie in pietra e, soprattutto, l'inclinazione delle pareti
verso l'interno mediante l'aggetto dei corsi, principio fonda-
mentale della costruzione a cupola.

Noi dobbiamo essere grati all'egregio collega Patroni per
l'ampia trattazione del tema e per il contributo che egli ha
recato alla conoscenza dell'origine del caratteristico edificio
sardo, ma dobbiamo attendere nuovi elementi e nuova luce
dalle indagini ulteriori, specie sulle più antiche fasi delle co-
struzioni nnragiche, che ancora non si possono con sicurezza
determinare, perchè in tutta l'isola il monumento nuragico
ci appare già adulto, senza tentennamenti e senza esitanze.
Tranne pochissime eccezioni di piccole celle, per lo più di
fontane, chiuse superiormente da lastroni, come quella di Re-
beccu, già citata, le fasi preparatorie della cella a corsi lapidei
mancano, o non sono ancora segnate che dalla inclinazione
degli zoccoli delle capanne che, come quelle di Serrucci, non
dovevano mai divenire veri e proprii nuraghi.

Ma da questa assenza, dovuta forse alla nostra ignoranza,
non dobbiamo concludere che si debbano cercare fuori dalla
Sardegna le fasi preparatorie della cella " nuragica » lapidea,
che forse ci saranno date nell'isola stessa da una più intima
ed estesa analisi di tutte le costruzioni nuragiche. E per altro
possibile che le più antiche applicazioni del principio della
cupola siano andate distrutte od alterate da ricostruzioni nel
corso stesso della civiltà nuragica: ma è anche da supporre
che queste prime manifestazioni siano avvenute in quelle re-
gioni circostanti agli scali delle antiche vie commerciali me-
diterranee, a quelli approdi indicati dalla natura che chiama-
ronsi poi nel corso del tempo Caralis, Nora, Sulci, Tharros,
ecc. ecc e che tali modeste traccie siano scomparse, come di
lì scomparvero quasi completamente anche le maggiori traccie
della piena vita nuragica, sotto l'incalzante ondata della ci-
viltà fenicio-punica e poi di quella romana.

Antonio Taramelli.
 
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