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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Ghirardini, Gherardo: Gli scavi del Palazzo di Teodorico a Ravenna
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0375

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GLI SCAVI DEL PALAZZO

ficio, facendo quindi esse stesse più tardi ufficio di
fondazioni. Quasi sempre questi muri furono nel medio
evo stroncati e divelti non solo fino ai pavimenti supe-
riori, ma d'ordinario più in giù degli stessi pavimenti,
volendosene trarre la maggior copia possibile di mate-
riale laterizio. A questo stato di estrema rovina dei
muri è dovuto il fatto che salta agli occhi nella pla-
nimetria della tav. II; che, cioè, manca quasi ogni
indicazione degli accessi ai singoli ambienti del pa-
lazzo. Tracce di simili accessi ed anche soglie ben
conservate si riscontrarono invece negl' inferiori livelli ;
ma, poiché erano state otturate dalle sopraelevazioni
dei muri, la pianta unica, che per ora pubblichiamo,
non poteva metterle in evidenza. Questo si farà, come
diremo più innanzi, quando saranno pubblicate sepa-
rate planimetrie di ogni singolo livello.

Le fabbriche giacenti nell'orto Monghini, sono
apparse (tav. II ; cfr. fig. 1 e 15) divise in due grandi
corpi: uno meridionale, uno settentrionale ; e, in mezzo
ad essi, un ampio spazio quadrilatero fiancheggiato
per tre lati da portici, dei quali si esplorò tutto il
braccio orientale, quasi tutto il settentrionale, e circa
la metà a est del braccio meridionale, mentre l'altra
metà che seguitava verso ovest e tutto il braccio occi-
dentale, che si suppone ragionevolmente esistesse a
compimento del quadriportico, non furono esplorati,
trovandosi fuori dei limiti dell'area destinata allo
sterro.

Questo spazio quadrilatero, la cui larghezza, da
nord a sud, era di m. 32,50 e la maggior lunghezza
esplorata, da est a ovest, di m. 41 (J) sembra avere
costituito un cortile posto nel centro degli edifici teo-
doriciani. Ma lo scavo mise in evidenza una serie
di avanzi, i quali accennavano a svariate costruzioni
sorte in tempi diversi nell'area medesima, di cui
non è agevole discernere la natura e determinare la
destinazione rispettiva.

Evidente è specialmente un breve portico che dal-
l'ala meridionale del grande quadriportico A, dirigevasi
fino al centro del cortile. Si arrestano quivi le sue
tracce ; ma sembra che seguitasse iu origine fino al-

(*) Dal centro della costruzione ottagona al portico A„ la
distanza è di ra. 21; onde, supponendosi eguale distanza dal
lato opposto inesplorato, l'originaria lunghezza del cortile
doveva essere di m. 42 circa.

TKODORICO A RAVENNA 742

l'ala settentrionale, perchè è apparso in quella dire-
zione qualche altro resto di fondamenta di muri e
pilastri, sebbene non perfettamente allineati col detto
portico. D'altra parte nel centro del cortile ve-
desi una costruzione ottagona che s'innalzava su di un
basamento quadrilatero, attraversata obliquamente
da una conduttura, in cui incliniamo a riconoscere
l'avanzo di una fontana. La quale, non potendo na-
turalmente sussistere insieme a quel portico, i cui
resti raggiungono la detta costruzione e sono da
questa interrotti, sarebbe da imaginare libera in mezzo
ad un vividario non ingombrato da altre fabbriche;
onde risulta che il portico doveva essere stato demo-
lito (1). È altresì degno di nota nello stesso cortile
un altro massiccio di muratura quadrangolare verso
il portico A„ ad oriente, quasi allineato colla fon-
tana. Nasce spontaneo il pensiero che possa aver
appartenuto alla base di qualche monumento statuario
di ragguardevole grandezza, tenuto conto delle ampie
sue dimensioni. Ma che il monumento fosse per l'ap-
punto la statua equestre di Teodorico trasferita poi
ad Aquisgrana da Carlo Magno sarebbe, io credo,
troppo ardita congettura. La supposta base era rive-
stita di lastre marmoree di cui portava ancora le
tracce. Non potè essere scandagliata in tutta la pro-
fondità per la sabbia che invadeva la trincea nel
sottosuolo acquitrinoso.

Finalmente accanto al braccio settentrionale del
quadriportico A,„ verso est si sono scoperti due ba-
samenti. Il primo (m. 1 X 1.20) reca nella malta di
calce e mattone pesto dello strato superiore, impresse
a rilievo le lettere rovescie RA, le quali dovevano
essere scolpite in una lastra marmorea che aveva
servito a quel piedistallo di rivestimento. Il secondo
(di 1 m. quadr.) discosto dall'altro 2 m. aveva pure
impressa la lettera D rovescia a rilievo. Evidente-
mente queste due basi, rivestite di lastre marmoree
frammentarie provenienti da monumenti anteriori,
dovevano spettare alla tarda età, probabilmente teo-
doriciana, nella quale la grande area cinta dai por-
ticati era libera dalle fabbriche precedentemente esi-
stenti.

t1) Le fondazioni di quel tratto di portico erano più pro-
fonde di quelle della presunta fontana ottagona. Quelle del
pilastro primo a sud-est poggiavano su palafitta.
 
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