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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Ghirardini, Gherardo: Gli scavi del Palazzo di Teodorico a Ravenna
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0422

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835

GLI SCAVI DEL PALAZZO DI TEODORICO A RAVENNA

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fabbriche annesse ai giardini regali ; perocché il breve
àmbito di mura, che le comprende, ed è chiuso sul
dinanzi dalla facciata del palazzo, non gli parve poter
rappresentare tutto l'ampio recinto dell'oppido ra-
vennate

Corrado Ricci ha invece pensato che del palazzo
fosse forse reso il lato meridionale e che gli edifici
dello sfondo fossero le chiese e i battisteri costruiti
da Teodorico (2),

Dai nostri scavi risulta anzitutto che la facciata
espressa nel musaico non poteva essere l'orientale come
recava la vecchia comune opinione ; perchè noi abbiamo
potuto esplorare appunto il lato orientale del quadri-
portico, ch'era chiuso esternamente da muro continuo
con lesene addossate ; nè alcuna traccia ci è apparsa
che ivi fosse un atrio sontuoso del palazzo, come
quello delineato nel musaico. Il piccolo avancorpo
quadro che sporge dal mezzo del muro orientale non
può aver costituito, come dicemmo, che una terrazza, o,
se mai, il vestibolo di un ingresso d'importanza affatto
accessoria.

D'altro canto neppure abbiamo raccolto dati per
credere col Pasolini la facciata volta a occidente,
essendoché da quella parte non ha potuto la nostra
indagine estendersi fino al termine dell'edificio.

Ma che la fronte rappresentata non potesse esser
dal lato di ponente, mi sembra risultare dalla pre-
senza dei monumenti che s'ergono nello sfondo del
quadro. Se il palazzo avesse guardato a ponente, non
sarebbero stati visibili dietro ad esso, cioè a levante,
edifici di veruna specie; perchè non ne esisteva più
alcuno da quella parte, dove noi abbiamo trovato il
limite estremo del quadriportico e delle fabbriche
adiacenti a nord ed a sud (3).

0) Cfr. Pasolini, op. cit., pp. 200-203.

(2) Ricci C, Guida cit. (5» ediz.), pp. 98-99.

(3) Anche il Savini, op. cit., pag. 74, tentando una rico-
struzione del palazzo in base ai dati forniti dagli scavi imma-
ginava la fronte di esso a ponente e la componeva col braccio
occidentale del quadriportico, che non potè essere da noi esplo-
rato. Ma è affatto arbitrario ammettere che la facciata fosse
proprio su quell'ala del quadriportico, come se ivi fosse l'estremo
limite occidentale del palazzo, il quale doveva invece protrarsi
più oltre, invadendo probabilmente l'area ora occupata dal
chiostro di S. Apollinare e dal recente avanzo noto col nome
di palazzo di Teodorico.

Non bisogna dimenticare che il cortile col viridario cinto
dal portico formava un'area interna dell'edifìcio ; e non è da

La più probabile ipotesi che ci suggeriscono i
risultati dell'esplorazione è veramente che la facciata
appartenesse al fianco meridionale, come ha congettu-
rato il Ricci. Sono orientate da nord a sud, e aperte
a sud, quasi tutte le sale del corpo nord dell'edificio,
in cui abbiamo riconosciuto la parte aulica e regale
del palazzo; ed anzi a tutta prima potrebbe affac-
ciarsi l'idea che il porticato del musaico fosse da
identificare senz'altro col braccio settentrionale del
quadriportico venuto in luce, visto da mezzogiorno,
avente nel centro l'ingresso al vasto salone. Ma
non bisogna dimenticare che ci troviamo qui nell' in-
terno del quadriportico che non può aver da fare con
la facciata dell' intero palazzo a cui doveva apparte-
nere quel loggiato speciale che appare nel musaico,
mal rispondente anche per il numero degl' intercolunni
a quelli, assai più numerosi, dell'ala settentrionale
del quadriportico.

Dobbiamo pertanto con maggior fondamento ripor-
tare l'edificio costituente la facciata all'estremo lato
meridionale non della sola parte aulica, ma di tutto
l'aggregato delle fabbriche, le quali, come abbiamo
osservato, dovevano estendersi ancora al sud sotto la
via Alberoni, e fors'anche al di là, dove i nostri scavi
non giunsero. E se da quella parte era la facciata e
l'ingresso sontuoso del palazzo, prospettanti l'antico
suburbio di Cesarea ('), quali erano le fabbriche, le
cui sommità campeggiano nello sfondo ? L'interpreta-
zione del Ricci appare verosimile. Perocché a chi si
avvicinasse a quella facciata dal sud potevano esser vi-
sibili, verso sinistra, la chiesa di Gesù Cristo (S. Apol-
linare Nuovo) col suo battistero (scomparso), e ancora
più a sinistra, la chiesa di S. Teodoro (Spirito Santo)

cercar lì, ma di fuori la sontuosa facciata espressa nel musaico,
come si espone .più innanzi nel testo.

(x) Il eh. Mons. Achille Testi Raspolli, il quale sta pre-
parando una nuova edizione del Liber pontificali» di Agnello
e si occupa con fervore pari alla dottrina dell'antica topografia
ravennate, mi faceva notare la particolare importanza di quel
passo di Agnello L'xb. Poni., 132 in Monum. Germ. hist.
cit. pag. 365, che conferma l'esistenza del palazzo di Teo-
dorico col suo ingresso dalla parte del sobborgo di Cesarea,
e prova altresì l'uso che di esso palazzo fecero gli esarchi
bizantini, come sopra abbiamo accennato. Il passo è il se-
guente: u Alia autem die lustrata Cesarea egressus est (sottin-
tendi " presbiter Johannes») et a Wandalariam portam, quae
est vicina portae Cesarea, relieto Laurenti palatio, Theodori-
canus ingressus est, iubetque se exarcho presentare ».

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