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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Bendinelli, Goffredo: Tomba con vasi e bronzi del V secolo avanti Cristo: scoperta nella necropoli di Todi
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0444

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879

TOMBA CON VASI E BRONZI ECC.

880

mezzi, sono pur superate le principali difficoltà che
presenta una scena così arditamente e originalmente
concepita.

È però innegabile nella composizione vascolare
un certo disequilibrio tra le varie parti; l'elemento
secondario infatti sovrasta e predomina, mentre il
gruppo principale rimane come confinato in un an-
golo ed ivi collocato quasi forzatamente. Se la sin-
tassi artistica non è quindi ancora perfetta, è però
notevole l'arditezza e la regolarità insieme, con cui
sono disegnati taluni dei personaggi, come l'auriga
superbo in piedi sul carro e la figura mossa di Atena,
che vibra la lancia; motivo questo già ben noto ai
pittori di vasi a figure nere, ma quivi molto sapien-
temente applicato. Mentre la figura di Iolao diritto
sul carro ci ricorda, non per una semplice associa-
zione d'idee, l'Auriga di Delfo.

Tra le coppe segnate dallo stesso Panphaios, me-
rita di essere ricordata,, per la maggiore affinità nello
stile e nella composizione con la coppa di Todi, la
coppa ben nota del Museo Civico di Corneto
Questa porta sopra una faccia il duello tra Eracle e
Kyknos; presso ciascuno dei quali sta la quadriga
coll'auriga in piedi sul carro e presso gli aurighi
due geni alati moventi al volo in direzione dei com-
battenti. Non occorre quasi rilevare come la scena
di combattimento della coppa cornetana sembri ri-
sultare da uno sviluppo organico e naturale dato alla
prima. Lo stesso ciclo mitologico, la stessa scena di
lotta, la stessa predilezione per le quadrighe e per i
geni o per i mostri alati, con il gruppo principale
collocato più esattamente nel centro della scena. Ma
neppure è necessario un esame molto minuzioso, per
convincersi della differenza artistica, formale, che corre
fra le due coppe.

Nella coppa di Todi le figure sono saldamente
posate, ma i movimenti sono duri e certi particolari
anatomici scorretti. L'insieme della composizione,
inoltre, per i rapporti fra gli spazi vuoti ed i pieni,
ad esempio, lascia a desiderare, giacché vi è più
spazio di quanto occorra all'artista per esprimere la
sua visione. Nella coppa di Corneto invece le figure
degli uomini e dei cavalli rivelano un disegno più

(') Monumenti deW ht., XI, tav. XXIV.

corretto, e anche più mosso, mentre la composizione
risente di un accurato studio accademico, con la sim-
metria fra le parti perfettamente raggiunta. Anche
indipendentemente però dalle testimonianze epigra-
fiche, chiara apparisce l'identità di stile che corre
fra le due coppe, col vantaggio, da parte della coppa
di Corneto, di uno stile più progredito.

Il frontone del Tesoro dei Cnidi a Delfo (540-
520 av. Cr.) è probabilmente di pochi anni anteriore
alla coppa di Todi e ne ha ispirato forse la decora-
zione, come credo dimostri la presenza della quadriga,
non rappresentata mai nelle precedenti figurazioni si-
mili vascolari. Ma se codesta coppa rivela l'ispirazione
di un modello di scultura per sè tutt'altro che per-
fetto nella forma, la coppa di Corneto ci mostra
nella sintassi della composizione, la sua precisa de-
rivazione dalla prima, preannunziandoci, per quanto
si riferisce al partito delle quadrighe, la funzione
decorativa e l'effetto estetico di queste sul frontone
orientale del tempio di Giove in Olimpia.

Tali considerazioni, che possono avere qualche
importanza per la storia pei rapporti fra le due arti
sorelle, pittura e scultura, ne hanno per lo meno al-
trettanta riguardo all'enorme progresso compiuto certo
in Wfeve volger di tempo, dall'artista e dalla sua
scuola.

Anche il medaglione centrale della coppa, privo
di qualsiasi logico legame con le scene esterne, mostra
una certa originalità. Su vasi a figure nere la scena
della fuga di Ulisse e dei suoi compagni dall'antro
del Ciclope apparisce abbastanza frequente, mentre su
vasi a figure rosse, trovavasi finora soltanto sopra
una coppa ceretana della Collezione Castellani (1). Il
quadro della coppa segnata da Panphaios è però il
più perfetto del genere.

(l) J. E. Harrison, Monumenta relating io the Odyssea, in
Journal of hellenic Studies, IV, 1883, pag. 248 sesrg. (fisrg- 3-4).
Questa coppa Castellani, cosi per i motivi pittorici in genere
e i soggetti, di cui è decorata all'esterno, come per la tecnica
e per molti particolari stilistici, dimostra una stretta parentela
e affinità d'origine colla nostra coppa di Todi. Presentando
tuttavia, al confronto, uno stile alquanto decadente e trascurato,
è senz'altro da ritenersi come un prodotto secondario dell'offi-
cina ceramica di Panphaios.

Ved., per altre figurazioni simili a quella del medaglione
della coppa di Todi, Franz Muller, Die antike Odys$ea-Illu-
stralionen (Berlin, 1913), pag. 25 segg.
 
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