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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Bendinelli, Goffredo: Tomba con vasi e bronzi del V secolo avanti Cristo: scoperta nella necropoli di Todi
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0459

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TOMBA CON VA

etrusca di Toìi, sembra offrire, riguardo alla suppel-
lettile di bronzo, alcuni punti di contatto con un'altra,
già rinvenuta nei dintorni stessi di Todi, in contrada
Le Loggie, come si rileva dai cenni alquanto som-
mari, purtroppo, die furono pubblicati sulla scoperta
nelle Notizie degli scavi C). Di un'altra tomba
della stessa necropoli, rinvenuta più di recente, im-
portante pei rapporti che presenta riguardo alla sup-
pellettile fittile, si è fatto parola di sopra. I gruppi
di oggetti, infatti, più notevoli e degni del nostro
maggiore interesse, sono appunto i bronzi lavorati
e le terracotte. Fra queste ultime, che si distin-
guono in grezze o figurate, le prime, spoglie di
qualsiasi valore artistico, hanno tuttavia un certo va-
lore documentale, in quanto costituiscono l'unica
testimonianza sicura di manifatture indigene locali.
Quanto alla restante suppellettile, si tratta di ma-
nufatti o evidentemente importati dalla Grecia, come
i vasi dipinti, o troppo fortemente influenzati dal-
l'arte ellenica per distinguervi chiaramente e con
sicurezza le caratteristiche dell'arte locale, come una
gran parte dei bronzi.

Lo studio dei bronzi che si rinvengono in suolo
etrusco, è uno di quelli che maggiormente appassio-
nano i cultori di archeologia italica, e classica in
generale, poiché dall'esame obbiettivo di quei mate-
riali si attendono risultati importanti per la sintesi
e la valutazione dell'arte locale (2). Non tutti i bronzi
rinvenuti nella tomba di Todi possono però assurgere
allo stesso grado d'importanza nella nostra disamina.
È chiaro che i semplici e rozzi bronzi laminati e
battuti, come il lebete n. VI, non permettono che
se ne attribuisca con troppi dubbi l'esecuzione ad
artefici etruschi locali. Anche le forme di questi
vasi, di una grande semplicità, non ripugnano alla
inventiva artistica locale. I bronzi fusi poi, a deco-
razioni granite, con qualche motivo ornamentale a
rilievo, come i kyatoi, possono bene considerarsi della
medesima provenienza dei bronzi laminati, avuto ri-
guardo soprattutto alle forme, di cui non è facile
trovare esempi fuori della Penisola. Quanto alla situla
di bronzo non sappiamo bene se per le origini sue

(!) Notizie, 1879, pag. 259 scg.

(-) Sulla diffusione dei bronzi etruschi e la loro influenza
sull'arte campana, ved. Grenier, op. cit., pag. 353 segg.

E BRONZI ECC. »AU

remotissime sia da riportarsi 'forse all'Oriente semi-
tico (') o non piuttosto, secondo un' ipotesi più recente
e diffusa, al mondo ellenico ionico (2), comunque sia,
al principio dell'età storica essa conta tuttavia in
Italia una già lunga e nobile tradizione locale (3).
Prodotti non meno caratteristici della metallurgia
etnisca sembrano i kyatoi o bicchieri manicati, a
rocchetto, di cui si trovano numerevoli esempi per
tutte le regioni abitate un giorno dal popolo etrusco,
e cioè dalla Valle Padana sino alla bassa Valle del
Tevere, all'Agro Falisco (').

1 dubbi più gravi intorno alla paternità artistica
dei bronzi sorgono allorché si entra nel campo dei
bronzi figurati, trattisi di motivi a bassorilievo figu-
rati per decorazioni applicate, o di figure e gruppi
di figure, eseguiti, come suol dirsi, a tutto tondo.
L'origine ionica di certe applicazioni di bronzo figu-
rate su oggetti di arte etnisca, è stata già, nelle
sue grandi linee, dimostrata e accettata da tempo.
Non si esclude però con questo che l'industria lo-
cale si sia presto impadronita di certi motivi orna-
mentali, assimilandoli come propri. Anche il piatto
da filtro, con il caratteristico Satiro in funzione di
cariatide, deve ritenersi cosa prettamente etnisca,
etnisca essendo la forma del piatto (5), nonché la
decorazione palmata dell'ansa (6). Il candelabro stesso
si rivela per un oggetto comune caratteristico dell'in-
dustria italica del bronzo (7), sebbene appariscano
evidenti nella statuetta di efebo, dalla chioma cinta
da stephàne, gli influssi dell'arte ellenica (8).

(J) G. Ghirardini, La situla italica primitiva, in Monu-
menti dei Lincei, II, c. 161 segg.

(2) P, Orsi, Di una situla calcidese e dei suoi rapporti
colle paleovenete, in Bullettino di paletnologia italiana, 1912,
pag. 30 sgg.

(3) G. Ghirardini, op. cit., c. 209 seg. ; Montelius, op. cit.,
v. e, tav. 97, 13; Daremberg-Saglio, Dictionnaire, S. v. Situla.

(4) Montelius, op. cit, 1, tav. 98, 1 (Parma); tav. 103, 13
(Bologna); Grenier, op. cit., pag. 341.

I centri principali di questa industria del bronzo si sa-
rebbero però trovati nell'Etruria centrale, tra l'alta valle del
Tevere e le sorgenti dell'Arno (Martha, op. cit., pag. 499 segg.).

(5) Montelius, op. cit., v. e, t. 104, 4 e 7; Grenier, op.
cit., pag. 341, 10.

(6) Montelius, op. cit., v. e, t. 108, 5 (stele scolpita a
bassorilievo, con palmetta fra girali, da Marzabotto).

(') Montelius, op. cit., v. e, tav. 97, 14 e tav. 103, 3 a;
Martha, op. cit., pag. 527 segg.; Grenier, op. cit., pag. 344
e segg.

(8) Le statuette che coronano i candelabri etruschi ripro-
 
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