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NECROPOLI BARBARICA
DI NOCERA UMBRA
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ossa delle mani e dei piedi, perchè se queste subi-
rono talvolta un considerevole spostamento da ritro-
varsi perfino le mani al posto delle tibie, nondimeno
le abbiamo sempre trovate aggruppate, cioè colle fa-
langi al loro vero posto. Del resto sarebbe vano po-
tere estrarre il teschio ovvero gran parte dello sche-
letro, poiché la natura stessa del terreno non conserva
le ossa, e d'altro lato la caduta del coperchio della
cassa ne aveva determinato fino da antico tempo la
frattura. La stessa sorte toccò agli oggetti fragili,
siccome quelli di avorio, di osso, e di vetro deposti
per corredo del cadavere ; ma di essi non si notarono
che lievi spostamenti, essendo i medesimi nella mag-
gior parte circondati dal limo infiltratosi nella cassa.
Abbiamo a suo luogo accennato, che le scoperte
del sepolcreto barbarico presso Nocera si dividono in
due periodi. Uno comprende le scoperte casuali, e,
in conseguenza di queste, le ricerche che nel feb-
braio del 1897 vi fecero i proprietari; l'altro i saggi
di scavo fatti dal r. Governo a fine di esplorare quelle
tombe che erano state sezionate dalle opere campestri
e che all'occhio esperto dello scavatore erano visibili.
Delle prime scoperte mercè gli appunti fornitimi dal
sig. Nazzareno Blasi, uno dei proprietari del terreno,
e mercè gli aiuti che vennero dati dagli operai che
fecero i lavori, ho potuto ricostruire i diversi seppel-
limenti con molta esattezza; mentre, approfittando
degli aiuti medesimi, il sig. cav. E. Stefani, ispettore
dei Musei e degli scavi, alla cui perizia si debbono
i disegni che accompagnano questa relazione, ha po-
tuto eseguire i rilievi nel sepolcreto, cioè mettere al
loro vero posto le tombe scoperte.
Ma se il sepolcreto barbarico costituisce la sco-
perta più importante e più cospicua, non fu però esso
il solo indizio di vita umana in questa zona. Appar-
vero invece con la completa esplorazione del luogo
tombe e resti di una abitazione rustica di età romana,
un piccolo gruppo di tombe della prima età del ferro,
e indizi numerosi di vita intensa nell'età neolitica.
Per rispetto alla cronologia parleremo prima di
queste antichissime tracce, poi delle tombe italiche
e delle cose romane, e da ultimo del sepolcreto bar-
barico. Nella pianta tutta la serie delle nostre osserva-
zioni è documentata ; le tracce neolitiche sono segnate
con zone punteggiate, le tombe italiche distinte con let-
tere da a a A, le barbariche con numeri da 1 a 165.
(ili avanzi dell'età neolitica.
Tanto nei lavori agricoli che in quelli rivolti a
scopo di ricerca si trovarono, nel punto più elevato
del campo, estese zone di terriccio nero che anche per
la loro disposizione si rivelavano non naturali. Difatti
queste zone si dimostrarono composte di avanzi di
ossame, di terra bruciata e grassa, di frammenti di
stoviglie, e da grande quantità di rifiuti di silice,
tra i quali qualche piccola arma o arnese spezzato
0 imperfetto. Lo strato di terriccio era profondo in
media m. 0,60, e in alcuni punti era nascosto dalla
terra trasportata dall'aratro. Fu allora notato, come
in alcune zone o parti di zone fossero più frequenti
1 frammenti di terracotta e gli avanzi del cibo, e
come in altre questi avanzi mancassero affatto, e ciò
non ostante il terreno era ugualmente grasso e nero,
se non più. Questa differenza di strati ci fece sup-
porre, che non tutte le zone di terriccio nero rappre-
sentassero la sede delle abitazioni, e che quelle più
scure e prive di manufatti umani rappresentassero gli
ovili distaccati dalle abitazioni, e non di rado ad esse
vicini.
Una pianta rilevata con tutta esattezza man mano
che procedeva lo scavo, ci pone in grado di deter-
minare la disposizione di questo villaggio di età re-
motissima (cfr. la tavola annessa). Sulla spianata più
alta, in posizione quasi centrale, trovavasi una zona per-
fettamente rettangolare, larga circa m. 10, lunga m. 20
con terriccio cenerognolo che formava uno strato di
m. 0,45, ripieno di ossa, frammenti di coccio, scaglie
di silice. Tra le ossa meglio conservate riconobbi
quelle di bue, di animali ovini e suini in quantità
considerevole, e che in taluni punti formavano proprio
una stratificazione continua. La presenza delle abita-
zioni in questa zona era attestata pure dai carboni e
dalle ceneri. Del resto nel sottostrato che corrispon-
deva al terreno vergine non apparivano tracce di buchi
o di focolari; se le abitazioni vi erano, dovevano essere
misere capanne posate sopra la terra. È degno di nota
il fatto che nel terriccio nero non si trovarono mai pezzi
di sasso. Le stesse osservazioni furono fatte nella zona
grandissima, di forma irregolare, posta a nord di
questa rettangolare, segnata in pianta con lo stesso
tratteggio di questa ; lo strato cenerognolo cogli avanzi
delle ceneri, delle ossa, dei vasi e dell'industria 11-
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ossa delle mani e dei piedi, perchè se queste subi-
rono talvolta un considerevole spostamento da ritro-
varsi perfino le mani al posto delle tibie, nondimeno
le abbiamo sempre trovate aggruppate, cioè colle fa-
langi al loro vero posto. Del resto sarebbe vano po-
tere estrarre il teschio ovvero gran parte dello sche-
letro, poiché la natura stessa del terreno non conserva
le ossa, e d'altro lato la caduta del coperchio della
cassa ne aveva determinato fino da antico tempo la
frattura. La stessa sorte toccò agli oggetti fragili,
siccome quelli di avorio, di osso, e di vetro deposti
per corredo del cadavere ; ma di essi non si notarono
che lievi spostamenti, essendo i medesimi nella mag-
gior parte circondati dal limo infiltratosi nella cassa.
Abbiamo a suo luogo accennato, che le scoperte
del sepolcreto barbarico presso Nocera si dividono in
due periodi. Uno comprende le scoperte casuali, e,
in conseguenza di queste, le ricerche che nel feb-
braio del 1897 vi fecero i proprietari; l'altro i saggi
di scavo fatti dal r. Governo a fine di esplorare quelle
tombe che erano state sezionate dalle opere campestri
e che all'occhio esperto dello scavatore erano visibili.
Delle prime scoperte mercè gli appunti fornitimi dal
sig. Nazzareno Blasi, uno dei proprietari del terreno,
e mercè gli aiuti che vennero dati dagli operai che
fecero i lavori, ho potuto ricostruire i diversi seppel-
limenti con molta esattezza; mentre, approfittando
degli aiuti medesimi, il sig. cav. E. Stefani, ispettore
dei Musei e degli scavi, alla cui perizia si debbono
i disegni che accompagnano questa relazione, ha po-
tuto eseguire i rilievi nel sepolcreto, cioè mettere al
loro vero posto le tombe scoperte.
Ma se il sepolcreto barbarico costituisce la sco-
perta più importante e più cospicua, non fu però esso
il solo indizio di vita umana in questa zona. Appar-
vero invece con la completa esplorazione del luogo
tombe e resti di una abitazione rustica di età romana,
un piccolo gruppo di tombe della prima età del ferro,
e indizi numerosi di vita intensa nell'età neolitica.
Per rispetto alla cronologia parleremo prima di
queste antichissime tracce, poi delle tombe italiche
e delle cose romane, e da ultimo del sepolcreto bar-
barico. Nella pianta tutta la serie delle nostre osserva-
zioni è documentata ; le tracce neolitiche sono segnate
con zone punteggiate, le tombe italiche distinte con let-
tere da a a A, le barbariche con numeri da 1 a 165.
(ili avanzi dell'età neolitica.
Tanto nei lavori agricoli che in quelli rivolti a
scopo di ricerca si trovarono, nel punto più elevato
del campo, estese zone di terriccio nero che anche per
la loro disposizione si rivelavano non naturali. Difatti
queste zone si dimostrarono composte di avanzi di
ossame, di terra bruciata e grassa, di frammenti di
stoviglie, e da grande quantità di rifiuti di silice,
tra i quali qualche piccola arma o arnese spezzato
0 imperfetto. Lo strato di terriccio era profondo in
media m. 0,60, e in alcuni punti era nascosto dalla
terra trasportata dall'aratro. Fu allora notato, come
in alcune zone o parti di zone fossero più frequenti
1 frammenti di terracotta e gli avanzi del cibo, e
come in altre questi avanzi mancassero affatto, e ciò
non ostante il terreno era ugualmente grasso e nero,
se non più. Questa differenza di strati ci fece sup-
porre, che non tutte le zone di terriccio nero rappre-
sentassero la sede delle abitazioni, e che quelle più
scure e prive di manufatti umani rappresentassero gli
ovili distaccati dalle abitazioni, e non di rado ad esse
vicini.
Una pianta rilevata con tutta esattezza man mano
che procedeva lo scavo, ci pone in grado di deter-
minare la disposizione di questo villaggio di età re-
motissima (cfr. la tavola annessa). Sulla spianata più
alta, in posizione quasi centrale, trovavasi una zona per-
fettamente rettangolare, larga circa m. 10, lunga m. 20
con terriccio cenerognolo che formava uno strato di
m. 0,45, ripieno di ossa, frammenti di coccio, scaglie
di silice. Tra le ossa meglio conservate riconobbi
quelle di bue, di animali ovini e suini in quantità
considerevole, e che in taluni punti formavano proprio
una stratificazione continua. La presenza delle abita-
zioni in questa zona era attestata pure dai carboni e
dalle ceneri. Del resto nel sottostrato che corrispon-
deva al terreno vergine non apparivano tracce di buchi
o di focolari; se le abitazioni vi erano, dovevano essere
misere capanne posate sopra la terra. È degno di nota
il fatto che nel terriccio nero non si trovarono mai pezzi
di sasso. Le stesse osservazioni furono fatte nella zona
grandissima, di forma irregolare, posta a nord di
questa rettangolare, segnata in pianta con lo stesso
tratteggio di questa ; lo strato cenerognolo cogli avanzi
delle ceneri, delle ossa, dei vasi e dell'industria 11-