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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Orsi, Paolo: Gli Scavi intorno a l'Athenaion di Siracusa: negli anni 1912-1917
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0310
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607

a Nankratis introducevano le ceramiche della loro
madrepatria. Anche la necropoli di Tarquinia ha re-
stituito un grande balsamario in porcellana con gero-
glifici e figurazioni riferibili al faraone Bokenranf
della XXIV dinastia saitica (734-728); ma il suo
illustratore ritiene che il vaso non sia un originale
egiziano, ma una abbastanza fedele imitazione feni-
cia Il nostro invece è genuinamente egizio ed è,
almeno sin qui, il più antico documento delle impor-
tazioni egiziane in Sicilia, dove esso pervenne, per
via di terzi, verso il sec. VII. Più tardo, quando ai
tempi di Jerone II le relazioni fra Siracusa e la corte
dei Tolomei si fecero più vive, cordiali e dirette, vi
fu uno scambio di prodotti, forse anche artistici, dei
due paesi. Così si spiega la presenza nell'Apollonion
di Siracusa di una statua in porfido di Petu-Amon-
Apet della XXVI dinastia (VII sec). Ritengo invece
sieno stati importati a Messina soltanto nel medioevo
i grandi blocchi con geroglifici emersi nei restauri
della cattedrale (2).

Sotto il deposito delle ceneri sacre, tra gli avanzi
delle due costruzioni di cui a pag. 437, ed anzi sotto
la linea di fondazione delle edicole stesse, il giorno
12 febbraio 1914, si è trovato un piccolo frammento
di grosso e rozzo fittile, rotto già nell'antichità e but-
tato come rifiuto nella colmata assai antica. Di forma
triangolare nella superfice convessa (cm. 15 X 6.5 X
2.5 spessore), troncato in tutti i sensi, di un impasto
fitto e tenace, si direbbe a tutta prima il frammento
di un coppo, ma è più verosimile appartenga invece
ad un grosso vaso di forma imprecisata, sulla cui su-
perfice vennero faticosamente e profondamente trac-
ciate le sei lettere in tre righe, contornate in color
bruno, che veggonsi a fig. 202. È un troppo mutilo
avanzo di una preziosa epigrafe bustrofedica, forse la
più antica di Siracusa. L'illustre prof. D. Comparetti,
al quale ne sottoposi un accurato disegno, riconobbe
il grande arcaismo del titolo, ma nemmeno un brano

(*) Schiaparelli E., Di un vaso fenicio rinvenuto in una
tomba della necropoli di Tarquinia (in Mon. Ani. Line,. Vili
1898, pac. 5 e segg.).

(2J Sulla esportazione del piccolo materiale dall'Egitto,
come mezzo di diffusione di elementi egizii, nonché degli ar-
ticoli di imitazione fenicia, si consulti lo scritto di von Bissing,
Der Anteil der aegyptischen Kun%t am Kunstleben der Volker,
Monaco, Akademie der Wissensóhaften, 1912, e sopra tutto le
dense note; per l'Italia, vedi pag. 86 e segg.

608

di parola fu in grado di ricavare. Una eventuale in-
tegrazione del III v. in 2vqa~\9o[<n..... sarebbe

basata su troppo labile fondamento.

Fio. 202.

Quasi sincrono, o non molto discosto per età dal
precedente, è un altro infelice frammentino di vaso,
raccolto il 5 gennaio 1913 nello strato paleogreco e

Fio. 203.

precisamente in quello che nel diario io ho chiamato
il grande trapezio di suolo, sottostante al solare delle
stelai (cfr. pag. 404 sg.). L'alta antichità del coccio
viene quindi indicata dallo strato entro cui esso venne
raccolto, non meno che dalla sua forma. Ho voluto
che nel disegno fig. 203 se ne desse anche una accurata

GLI SCAVI INTORNO A 1,'aTHENAION DI SIRACUSA

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