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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Orsi, Paolo: Gli Scavi intorno a l'Athenaion di Siracusa: negli anni 1912-1917
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0378
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739

GLI SCAVI INTORNO A l'aTHENAION DI SIRACUSA

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una maestranza bene addestrata, e di fedeltà assoluta,
la quale aveva bisogno di un piccolo cantiere sul
posto.

Come a Caulonia ed in altri santuari, al tempio
nuovo si era aggiunta dal lato di NE una piattaforma,
forse per esposizione di ragguardevoli %ccQiaTtjqi,a,
forse in parte per dissimulare il decorso superiore
della cloaca. Questi xaoiacqqia metallici nel periodo
arcaico erano sorretti da rudi stelai, a sagome estre-
mamente sobrie che in buon numero costellavano il
temenos; ma nessuna delle varie stelai a noi perve-
nute era fregiata di iscrizioni incise, supplite forse
da brevi dediche a colore, scomparse collo stucco che
le sorreggeva.

Allo smaltimento delle acque meteoriche ed anche
lustrali serviva una cloaca, che abbiamo potuto esplo-
rare per buoni tratti. Infine nell'ampio piazzale cir-
costante al tempio arcaico conviene fondatamente
supporre l'esistenza di edicolette e vàtoxoi diversi, in
pietra od anche in legno, di dimensioni svariate e
talvolta minuscole, senza dei quali uon si giustifi-
cherebbe la presenza di assai numerose t. c. a. dei
moduli i più disparati e talvolta piccolissimi. E queste
edicole lanciavano sullo sfondo azzurro del cielo la
vaga corona delle loro crete policrome, che assieme
alle rare statue in bronzo ed in marmo, sparse qua
e là in mezzo al verde dei piccoli boschetti (alat^).
costituivano un vero museo dell'arte arcaica (').

Questo temenos era cintato e chiuso da un muro
di protezione e di confine, ogog, tanto più necessario
qui, per separarlo dagli altri quartieri addensati sul
vertice di Ortygia, in quanto la parte centrale e più
elevata di essa non era circoscritta, come in altri
santuari per la speciale configurazione del suolo av-
veniva, da balze e scoscendimenti, che la isolassero
e naturalmente la difendessero. Di codesto muro di
chiusa parvemi dover riconoscere tracce a spezzoni
in punti diversi, ed essi corrisponderebbero a vari e
successivi ampliamenti e modificazioni del temenos;
però i più sicuri avanzi ritengo sien quelli del cor-
tile Arcivescovado. Che in questa cinta del santuario

f1) Una rievocazione grafica un po' libera nei particolari,
ma esatta nella sostanza, di quello che dovette essere il te-
menos dell'Acropoli selinuntina si ha negli impressionanti pa-
norami allegati ad Hulot e Fougeres, Selinonte, pag. 213 e
pag. 228.

si aprisse anche un Iloóiivlov è ben naturale; ina
se ad esso si abbiano a riferire gli strani e misteriosi
avanzi con incassi a coda di rondine, di cui a pag. 464,
rimane purtroppo assai dubbio.

Se ben poco ne è dato conoscere della forma icno-
grafica degli edifici di quest'epoca, se, quanto alla
loro destinazione, non ci è consentito che di espri-
mere delle congetture per il fatto deplorevole che
sulle condizioni edilizie della Siracusa arcaica ci
manca in modo assoluto un Baedeker od un Pau-
sania qualsiasi, altrettanto siamo all'oscuro circa la
loro forma e decorazione in alzato. Disponiamo, è
vero, di alcune membrature architettoniche, ma sem-
pre avulse dalle rispettive fabbriche, ed in qualche
caso destinate a scopi succedanei ; delle peculiarità
ed anomalie loro si è già detto ai rispettivi luoghi.
In complesso è l'architettura dorica, che impera colle
sue forme e coi suoi moduli arcaici, ravvivata da
una cromia in rosso caldo, che si applicava diretta-
mente alla assorbente pietra giuggiolena, e non ancora
allo stucco, di cui nelle membrature architettoniche
non vi ha traccia. Disgraziatamente, se si recupe-
rarono avanzi ragguardevoli dei fregi, di colonne e
capitelli invece si ebbero soltanto bricciole, orni'è
che rimane quanto mai lacunosa la nostra conoscenza
dell'architettura lapidea delle numerose piccole co-
struzioni, che in apparente disordine invadevano tutto
il temenos di Athena.

Quaste deficenze dell'architettura lapidea sono però
in larga misura compensate da una straordinaria ric-
chezza di architetture fittili. Mai in veruu scavo di
Sicilia, se non forse in quello del nuovo tempio ar-
caico di Gela, è uscita tanta copia di t. c. a. quanta
qui attorno all'Athenaion di Siracusa. E se gli esemplari
delle siine e delle cassette selinuntine superano tutti
i congeneri sicilioti in dimensioni ed in bellezza di
conservazione, in nessun luogo si ebbe tanta varietà
e ricchezza di forme come qui attorno al vetusto
santuario di Ortygia. Sulle peculiarità formali, orna-
mentali e tectoniche che esse presentano, non è il
caso di ripetere quanto dissi ai singoli luoghi. Ceri'è
che l'insieme di codeste t. c. a., aggiunto a quello
non meno cospicuo e totalmente inedito di Gela, co-
stituisce la più ragguardevole scoperta per l'archi-
tettura fittile, avvenuta nella Grecia occidentale. Le
scoperte di Gela e di Siracusa rivelano di netto una
 
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