Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

DOI Artikel:
Orsi, Paolo: Gli Scavi intorno a l'Athenaion di Siracusa: negli anni 1912-1917
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0379

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
741

GLI SCAVI INTORNO a I.'aTHENAION DI SIRACUSA

742

grande industria che fu peculiarmente siceliota. e
cne è ben distinta dalla corrispondente campana e
da quella etrusco-laziale. Se nella sua prima fonte
tale industria tragga origine dalla Grecia, e forse da
Corinto, non ci è ancora consentito di asserire, fino
a tanto non venga divulgato in forma definitiva il
materiale di Corfù. Coteste placche fittili coi loro
resistentissimi colori dipinti a fuoco, colla loro vivace
e vibrante policromia segnano una peculiarità dell'ar-
chitettura siceliota del VII o VI sec, in quanto non
v'era edificio pubblico di qualche riguardo che non
ne andasse adorno.

Coll'architettura fittile è strettamente congiunta
anche la plastica cretacea. Come tratto d'unione fra
le due arti sorelle sorge lo strano e colossale xalvmì'jQ
sormontato da cavaliere, con duplice funzione tectonica
e decorativa; elemento rivelatore di primo ordine,
alfermato da esemplari pressocchè identici, salvo.le
dimensioni, di tre diverse città, Siracusa, Camarina
e Gela, testimoni inoppugnabili di una tradizione ar-
tistica ed industriale comune. Ed attorno a questo
grande embrice equestre si schierano altri prodotti
della plastica cretacea, ma troppo mutili per consen-
tirci di dire, se sieno da riferire a piccole decorazioni
frontonali od acroteriali, ovverossia a degli ex voto
autonomi. Un giusto riserbo al riguardo ci viene im-
posto dalla mancata divulgazione del copioso mate-
riale coroplastico di Gela, alcuni pezzi del quale sem-
brano veramente spettanti a figurazioni frontonali.
Pezzo unico e di grande bellezza rimane in ogni caso
il grande niva.% con la Gorgone a rilievo.

Dalla plastica cretacea passando ora a quella mar-
morea, giova rilevare come a questo riguardo le sco-
perte di Via Minerva sieno state molto scarse ed assai
al di sotto dell'aspettativa. Del resto anche così come
sono, esse corrispondono alle condizioni generali della
Sicilia arcaica. Il temenos di Athena nel sec. VII
e VI era costellato da piccoli ex voto esposti su esili
e rozze stelai, molte delle quali abbiamo ricuperate,
e che alludono ad ex voto in bronzo a cagione dei
piccoli incassi della testa; di tali bronzetti, per ra-
gioni molto intuitive nessuno è a noi pervenuto. È anzi
lecita V ipotesi che al momento della costruzione del
tempio nuovo essi sieno stati, in tutto od in parte,
rifusi. Più frequenti dei bronzi dovettero essere le
statue fittili, conforme la consuetudine paesana, mentre

dovettero essere assai rare le statue lapidee, nissuna
base delle quali ci è pervenuta. Siracusa nella età
immediatamente predinomenidiea, ma sovratutto poi
nel sec. VII è ancora una città modesta, nè troppo
florida, tutta intesa ai traffichi ed allo sviluppo di
una nascente ricchezza nazionale. Alle manifestazioni
dell'arte figurata essa devolve mezzi limitati e non
disponendo di scuole proprie è ancora tributaria del-
l'estero. Solo con l'età dinomenidica i suoi principi,
ricchi e fastosi, dànno un poderoso impulso all'arte
in servizio del culto, ma anche allora si valgono di
celebrati artisti forestieri, per commettere loro i son-
tuosi donari, che nei grandi santuari nazionali di
Olimpia e di Delfi esalteranno il fasto della nuova
casa principesca

Di fronte alle ricchezze della plastica arcaica della
Grecia troppo poco ci ha dato sin qui Siracusa, nè
si nutrono ormai fondate speranze di accrescere questo
modesto patrimonio. Fu forse una misura politica dei
principi dinoineuidici quella di largheggiare in Grecia
nello sfoggio di opere d'arte e di mantenere in casa
un piede modesto? Oppure non fu minore anche in
Siracusa lo splendore dell'arte, ma ogni traccia reale
e tradizionale ne andò cancellata dalle sventure della
città nella lunga decadenza romana e medievale ?
Sono codesti problemi che si affacciano allo storico
dell'arte siceliota, senza che sia agevole una adeguata
risposta.

In ogni modo anche a Siracusa si passò dalla pla-
stica fittile a quella marmorea attraverso il nw^og (2).
Sorprende veramente che di un materiale cotanto ec-
cellente quale era il candido e compatto calcare sira-
cusano si sia tratto così poco partito nella plastica
arcaica, quando invece dalla fine del sec. V esso trovò
così larga applicazione nella scoltura architettonica
ed ornamentale. Sta in ogni modo il fatto che negli
strati arcaici del temenos di Athena nessun avanzo
si è recuperato della scoltura porina, e due soli in
marmo. Ma appena il torso della Nike è in siffatte

(') Veggasi in proposito: Pace, Arte ed artisti. Appen-
dice III. Memorie siceliote nei santuari della Grecia, pag. 151

e segg.

(2) Di quest'arte ho prodotto recentemente un documento
insigne ed assai arcaico nella testa siracusana di Laganello.
Cfr. Orsi, Daedalìca Siciliae, in Monumenti Piot, voi. XXII
fase. II (1918).
 
Annotationen