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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Taramelli, Antonio: Fortezze, recinti, fonti sacre e necropoli preromane: nell'agro di Bonorva (Prov. di Sassari)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0452

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887

FORTEZZE, RECINTI, FONTI SACRE ECC.

888

Lo stesso dicasi per i frammenti decorati del
tempio miragico di S. Vittoria; noi possiamo ve-
dere nettamente la derivazione del materiale rituale
nuragico dell'età del bronzo ed anche dell'età del
ferro da quello dell'età neolitica.

Ed a questo si avvicinano maggiormente i resti
ceramici delle grotticelle di S. Andrea. Tale mate-
riale ha in Sicilia il suo confronto con quello delle
tombe di Moarda, di Piano Notaro, di Cala Farina,
che l'Orsi assegna all'eneolitico nella sua fase più
antica, distinta da una grande scarsezza di mate-
riali di bronzo in confronto agli strati paralleli della
penisola (*) e manca in quella più caratteristica del-
l'eneolitico, del I periodo siculo — tipo necropoli
di Castelluccio — che per la presenza della doppia
spirale e per altri elementi si riferisce agli strati
più antichi delle Cicladi e di Creta (').

È ben vero che l'Orsi ebbe a segnalare la per-
sistenza del materiale litico, in ispecle delle rituali
lame di selce, anche in tombe del II periodo, a Mi-
locca, a S. Leo, fra Militello e Francoforte, a Cozzo
del Pantano, e .tale periodo, per i parallelismi con i
materiali di tarda epoca micenea, può essere riferito
al XIV - XIII sec. per le necropoli costiere ed al-
quanto più recente per quelle più interne (3) ; ma
per tutto il più ampio corredo dei bronzi, per gli
sviluppati caratteri culturali esso è assai più pro-
gredito che l'orizzonte sardo di Anghelu Ruju e gli
manca affatto la bella ceramica incisa; di guisa che.
— se il parallelo tipologico risponde a quello cronolo-
gico — per la scarsa suppellettile eneolitica della tomba
di S. Andrea dovremmo risalire al di là dell'inizio
del secondo periodo siculo, cioè al di là del XIV sec.
a. C, per quanto per la vastità delle tombe e per la

(») Orsi. Bull. Paletti, hai. XXXIV. (1908), pp. 119, 155.
Ducati, op. cit. p. 4 (estratto) e Peet, op. cit. p. 214.

(2) Peet, op. cit. p. 285.

(3) Orsi, Roem. Mitth. 1909, n. 77 ; Colini, L'età del bromo
in Italia (Atti Congr. Internai, di Se. Storiche, voi. V, p. 76;
estratto); il Peet, op. cit. p. 463, inclina verso date più remote
di quelle ammesse dall'Orsi, ma conviene che « is impossible
to be precise ». La data della necropoli del 2° periodo siculo
dipende da quella attribuita dalla fine della ceramica micenea,
che il Fimmen (Zeit un Dauer der Kretisch, mikenisch Kultur)
fa risalire al 1200 a. C, mentre il Poulsen ed altri con lui
lo fanno sopravvivere sin verso il 1000; Orsi, Le necropoli
sicule di Pantalica e di M. Dessueri (Monumenti Antichi,
XXI, 1913, pag. 54).

complessività del loro piano potremo trovare e mala
pena i confronti con le più belle del II periodo di
Thapsos, di Pantalica, di Molinello (1).

Può essere ora ammissibile che ad una data così
remota il tipo della tomba a camera di S. Andrea
sia stato già in Etruria, e di là passate in Sarde-
gna? Tale ipotesi non avrebbe l'appoggio di nessuno
degli elementi forniti dalle ricerche archeologiche in
quel territorio ed assai probabilmente non troverebbe
sostenitori. La data tradizionale dell' arrivo degli
Etruschi dall'Asia minore alla penisola italiana è
verso il 1050 a C, come ebbe ad esporre anche re-
centemente il Reinach A. J. (2), e dobbiamo poi
anche riconoscere che a quella non corrispondono si-
nora i dati archeologici; perchè, come nessuna delle
ipotesi sinora avanzate sulla provenienza degli Etru-
schi nella penisola è tale da soddisfare pienamente,
e da rispondere a tutte le obbiezioni, così nessuno
degli strati che sinora si riconoscono come Etruschi
possono risalire a mezzo il secolo XI a. C.

Contrariamente a quanto ebbe a dire il Rollini
in un momento di soverchio ottimismo, che la stinge
Etrusca è ormai ridotta « alle trincee del linguaggio »
ed alla confidente affermazione del Modestov, « nous
considerons la question de l'origine des Etrusques
comme resolue et scientitiquement rosolile», noi vor-
remmo ripetere col Beloch che ancora oggi (ed egli
scriveva nel 1912) « so bilden die Etrusker das grosse
Ràtsel der Altitalische Ethnographie » (3).

t1) Peet, op. cit. pag. 440, figg. 226, 241; pag. 451,
fig. 251, 54.

(2) Op. cit. p. 38. « La masse de la nation — egli dice —
serait allée se fixer en Etrurie, ou la tradition place leur arrivée
vers 1050 a. C. tandis que les Shardana, leur voisins en Lydie,
occupaient la Sardaigne ». Per l'Btruria l'opinione del Rei-
nach può essere presa in esame, ma per la Sardegna ben a ra-
gione osserva il Giuffrida che essa a quell'epoca era la terra
più difficile ad occupare, terribilmenente fortificata ed abitata
da fiere popolazioni che non avrebbero consentito a quei fug-
giaschi di installarsi da padroni nell'isola ed imporre anche
il loro nome. L'antropologo accetterebbe quindi la mia opi-
nione che all'inizio del 1000 a. C. la Sardegna avesse già
completo il suo assetto di vigilanza nuragica in tutte le coste
al quala ho più volte accennato. (/ problemi archeologici
della Sardegna primitiva, voi. XX d. Riv. di Antropologia,
pag. 8, estratto 1916).

(3) Rellini, La Caverna di Latronico (Monumenti Antichi,
voi. XXIV, anno 1916, col. 613); Beloch, R5m. Geschichte, in
Gercke e Norden. Einìeitung in die Altertumwiisenschaft,
voi. HI, pag. 156.
 
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