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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Giglioli, Giulio Q.: Cavernette e ripari preistorici nell'agro falisco
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0069

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OAVERNETTE E RIPARI PREISTORICI NELT,'AGRO FALISCÒ

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cialmente tra Onargla e l'Erg d'Issanoan il Foureau
scoperse ben 223 stazioni preistoriche delle quali solo
una ventina erano state visitate dai suoi predecessori.

Il Verneau notò che quell'industria era rimarche-
vole per l'abbondanza delle lame a margini ritoccati,
à encoches, per le piccole selci à dos abattu ritoc-
cate con la massima cura. Queste ultime punte sono
spesso identiche a quelle della Gravette.

Le cuspidi per freccia più comuni sono pedunco-
late, ora con faccia piana, ora con lavoro bifacciale.

Invece le cuspidi a base concava erano appena
una cinquantina, ed il Verneau notava che esse ri
trovarono disperse in tutte le regioni, generalmente
piccole ed egregiamente lavorate. A mio avviso, si
può ritenere che esse siano di tempi posteriori, come
appunto avviene in Italia e più generalmente in
Europa.

Il Verneau notò anche che le asce del tipo di
Saint-Acheul si trovarono soltanto nella regione di
Timassamine, che pure dava gli altri si riunenti.

Una tale localizzazione di cotesto strumento di
tipo arcaico, per me ha valore soltanto in quanto,
tenendo conto di tutte le altre osservazioni, comprova
che cotesti strumenti non sono legati alla tecnica delle
lame piccole e svelte.

Anche nell'oasi poco conosciuta di Tabelbala, a
sud del dipartimento di Orano, secondo il Tarel non
mancano i coups-de-poinys, ma l'industria predomi-
nante è data da strumenti peduncolati nei quali egli
vede non soltanto le « frecce berbere » del Pallary,
ma tutta una serie di lame, di raschiatoi, di stru-
menti vari (x).

Anche nella penisola del Capo Bianco nella Mau-
ritania riappaiono in assoluta prevalenza le forme
peduncolate di tipo berbero, talora con scarsissimo ri-
tocco, secondo le osservazioni della Crova e del Wa-
terlot. Che anzi, gli stessi esemplari dal Waterlot
impropriamente detti amigdaloidi, si presentano ta-
gliati da una sola faccia, secondo la tecnica predo-
minante in quella regione (2).

(') Tarel, Gisements préhist. de l'oasis de Tahélbala, Rev. '
anthr., XXIV, 1914.

(2) Crova madame, B., Notice sur les instr. néolilh. de la
prcsqu1 ile du Cap-Blanc (Mauritania). Bull. soc. préhist. de
Franco, 1909, pag. 372. — Waterlot, Sur quélques instruments en
•piene provenant de la presqiC ile du Cap-Blanc. Instit. frane. d'An-
tliropologie, Seance 19 févr. 1913.

Monumenti Antichi — Vol. XXVI.

La derivazione della freccia peduncolata dalla lama
è pur veduta dal De Zeltner nel Sudan

Egli studiò, sotto la direzione dell'Hamy, il mate-
riale di due gruppi di giacimenti, nei quali egli vide
una civiltà relativamente antica il cui sviluppo sarebbe
stato troncato da una civiltà più evoluta proveniente
dal Sahara, che portava l'ascia polita. Considerò il
materiale litico come derivato da lame, e gli parve
ben netta l'evoluzione del coltello.

Per lui si hanno due gruppi di frecce, l'uno e
l'altro derivato da lame. Nel primo, la freccia non è
che una evoluzione del piccolo tranchet, strumento
molto diffuso in quei giacimenti che a sua volta de-
riva da un frammento di coltello, facendo convergere
ad angolo acuto i due bordi abbattuti.

Nell'altro gruppo la freccia deriva da una lama
più o meno spessa. Ma in sostanza nell'un caso e nel-
l'altro la freccia deriva da un frammento di lama.

Nel primo gruppo, si può osservare l'origine di
un peduncolo mediante un cran, ma il peduncolo non
è mai mediano.

Le cuspidi con lavoro bifacciale sono forse, come
crede il De Zeltner, di tipo straniero, poiché egli non
ne raccolse che due esemplari incompleti.

Una diversa facies ci si presenta nel Sahara orien-
talo, nell'Oasi di Bilma, nella località detta Emi
Zeride, che sembra fornisca le regioni contermini. Il
copioso materiale veniva raccolto dal dott. Noel (2).

In questo caso le frecce peduncolate sono in mi-
nore numero ; prevalgono invece le forme sessili solu-
treane, con tallone arrotondato, e più o meno acute
ai due estremi con lavoro bifacciale, e spesso col
corpo massiccio.

Non è inopportuno notare che nella stessa località
sono frequenti quegli strumenti che l'autore dice gouges,
dei quali sarà facile vedere l'affinità con i tranchets
garganici.

Ora, come per questi ultimi dimostrava il Pigo-
rini (3) così per quelli sahariani può accettarsi la

(*) De Zeltner, Note sur le préhistorique soudanais, L'An-
thropologie 1907, pag. 537.

(2) Noel, Outils préhistoriques recuiUis dans le Sahara orientai.
L'Anthropologie, 1917, pag. 351 sg.

(3) Pigorird, Continuazione ecc. — La derivazione delle
fogge solutreane da quelle celleane ammessa anche dal Dupont
e dal Reinach, è pur ritenuta possibile dal Breuil che la vede
compiersi nell'Ungheria, come nel Somaliland. Nel Preistorico

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