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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Levi, Alda: Bassorilievi in marmo trovati fra i ruderi di una villa romana in contrada villazzano (Sorrento)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0101

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BASSORILIEVI IN MARMO TROVATI TRA I RUDERI DI UNA VILLA ROMANA ECC.

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Il movimento processionale degli offerenti ricorda
quello della Balaustrata dei Rostri al Poro Romano ('),

10 schema della rappresentazione, per quanto riguarda
la offerta dei frutti e il sacrifìcio del cinghiale, ha
qualche somiglianza con quella dell'Ara Pacis (2), e
schiettamente romana è la forma della semplice aretta
quadrangolare modanata.

Accanto a questi elementi romani, si trovano
spunti tratti dal bassorilievo ellenistico: e così gli
alberi di sfondo, tutti di fattura piatta e un po" fredda,
che, mentre prende dal bassorilievo cosiddetto elleni-
stico particolari minuti come quello del baccello vuoto
e della ghianda caduta a terra (3), non ne imita i
rami contorti e nodosi nè il profondo contrasto di luci
6 di ombre; particolari leziosi, come le adorne ififiaSeg
e la faretra di Diana, e infine la concezione stessa
che esprime una scena di culto campestre (4). Nella
quale però gli offerenti hanno più l'aspetto di popo-
lani che di contadini, se non per quel tanto di ele-
mento contadinesco prediletto nell'epoca flaviana, che
si rispecchia persino nei ritratti degli imperatori (5).
I loro corpi robusti, tozzi e corti non hanno nulla di
comune colle figure dei lavoratori, in cui l'arte elle-
nistica si piace di esprimere le membra smagrite dalla
fatica e dallo scarso nutrimento, atteggiate a stanca
e rassegnata sofferenza, la gibbosità e la rachitide
curve sotto il peso da sostenere (6).

C'è insomma una fusione di elementi vari: il
ritrattistico, storico, in una parola romano, con quello
idillico, pittoresco, greco-alessandrino, fusione donde

11 bassorilievo romano ha origine (7) e donde trae le

Stroug, XLV, 2.

(2) La somiglianza però consiste più nella uguaglianza del-
l'atto che nella sua espressione. L'atteggiamento del versare,
dell'offrire e del condurre la vittima al sacrificio sono semplici,
modesti, familiari nel nostro rilievo; nobili e solenni in quello
dell'Ara Pacis.

(3) Schreiber, Die Brunnenreliefs aus Palazzo Grimani,
pag. 15. «Ara Eichbaum fehlt die Eichel so wenige wie das
leere Fruchtnapfchen aus dem die Eichel herausgefallen ist ».

(4) Materia cara al gusto ellenistico. V. a questo propo-
sito Cultrera, Saggi sull'arte ellenistica e greco-romana, II,
pag. 23.

(5) Hekler, Bildniskunst der Oriechen u. Romer, s. XXXVIII
« Was fur ein echter Bauer ist dieser Vespasian mit seinen
dicken Backen und dem kleinlichen, etwas verdrie^slichen
Blick!».

(°) V. il noto rilievo di Monaco, Schreiber, Jleliefbilder,
LXXIX, e quello del Vaticano, ivi, LXXX.

(7) Courbaud, Le bas-relief romain, pag. 307: « Béalisme
historique, pittoresque c'est là tout le bas-relief romain ».

Monumenti Antichi — Vou XXVI.

sue ragioni di novità e di vita (1). Ma l'autore del
nostro rilievo non è certo l'artista dell'Ara Pacis Au-
gustae, che compie il miracolo di rinnovare il tema
della processione già trattato nel fregio immortale e
in virtù di elementi ritrattistici e di un più stretto
senso della realtà lo trasporta da una libera conce-
zione ideale ad una maggiore somiglianza colla vita ;
nè è quello dei tanto discussi otto medaglioni del-
l'Arco di Costantino, che a scene greche presta volti
ed abiti romani e alle figure romane dà movenze gre-
che di atteggiamenti; e neppure ha la pittoresca gran-
diosità con la quale l'autore dei pannelli dell'Arco
di Tito trasforma ed evolve l'arte romana del rilievo.

È un'artista accurato, modesto, umile forse, che
si contenta di collocare in uno sfondo ellenistico per-
sonaggi romani, e, colla espressione di famigliare confi-
denza che passa tra i sacrificati e la dea, infonde in
tutta la scena un vivace senso di realismo e la per-
vade di una fresca ed ingenua poesia, ben lontana
dalla compassata freddezza dei grandi rilievi elleni-
stici (2) e dalla dignitosa solennità romana del sa-
crificio.

*

Ma osserviamo l'altro rilievo che, rinvenuto in
stato frammentario e da me ricomposto, per quanto
fu possibile, nell'originale e, nelle parti mancanti, col
disegno, rappresenta la scena del trionfo di Bacco
(tav. II). Ha la lunghezza di m. 1,78, l'altezza mas-
sima di m. 1,07 nella parte aderente alla cornice;
lo spessore è di cm. 7 come nel quadro precedente,
ma, poiché i contrasti di rilievo sono molto sentiti,
nella tavola interna si abbassa fino a 1 cm. Quello

(*) Contro la teoria assolutista di Wickhoff (Die Wiener
Genesis, Berlin, 1912, hrsg. von Max Dvoràk, o nella trad.
inglese della Strong, Roman art, London, 1900), sullo sviluppo
indigeno dell'arte romana, sta quella assai più giusta ed equi-
librata di Courbaud, che non sostiene la indipendenza com-
pleta del rilievo romano dall'arte greca, nè d'altra parte lo
considera come servile imitazione di modelli anteriori. V. op.
cit., pp. 324-25 : « Nous ne prétendons pas quo les reliefs romains
aient été des copies exactes et complètes de tei originai dé-
terminé; les sculpteurs combinaient, ou pour employer l'expres-
sion latine, contaminaient sans doute plusieurs originaux, pre-
nant un motif à celui-ci un autre à celui-là ».

(2) Ad ogni modo questa tendenza a rappresentare gli dei
in maniera famigliare è più ellenistica che romana. Vedi per
questo Courbaud, op. cit, pag. 303.

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