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BASSORILIEVI IN MARMO TROVATI FRA I RUDERI DI DNA VILLA ROMANA ECC.

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tra, adorna di foglie lanceolate a rilievo, cinta di
due giri periati e tenuta sospesa per il coperchio
dal balteo, che lega anche una delle estremità del-
l'arco.

La dea veste una corta tunica, legata sotto il
petto, che lascia scoperte le gambe e le braccia,
adorne in alto da due armille, secondo il costume
di Afrodite. Un diadema lunato, a punte, termina la
semplice ondulata capigliatura, legata in breve nodo
ripiegato alla nuca e ricadente in riccioli sul collo;
calza le a^i^àStg strette in ricchi lacci, ricamate a
palmette e a volute con entro piccole rose.

Nel suo insieme la figura, dalle forme del corpo
grasse e un po' tozze, dalle mani pienotte e vol-
gari, deriva da tipi tradizionali, specialmente da
quello di Atalanta che si trova in alcuni sarcofagi (')
e che certo a sua volta ha origine da rappresenta-
zioni a noi poco note di Artemide seduta. Ma la
posa solenne a l'appoggio alla robusta lancia ricor-
dano le personificazioni della città di Roma, special-
mente nelle monete (!). Onde tra la posa matronale,
tra lo schema solenne del sacrificio e la giovanile,
quasi impacciata, persona della dea, sorge un gra-
zioso contrasto che aumenta quel senso di gentile fa-
miliarità diffuso su tutta la scena, in cui l'elemento
semplice ed umano tanto prevale sul divino.

Dietro la dea, si vedono due uomini di età più
matura, come indica la barba folta, e di aspetto al-
quanto diverso dagli offerenti. Uno, quello più vicino
alla dea, veste la tunica che lascia nudato il lato
destro del petto e gettato sulla spalla ha un breve
mantello. Ha scarpe ed uose eguali a quelle descritte
e porta due lancie.

L'altro, del quale egli ascolta le parole e al quale
il suo sguardo è rivolto, veste una tunica che forma
ampie maniche e un mantelletto sovrapposto, adorno
di fiocco alla estremità e agganciato sulla spalla
destra, gli pende da sinistra e dietro il corpo. Anch'egli

0) Robert, III, 2, LXXIX, 231 b e XCIII, 281 e 281 a.
Minto, Integrazione del sarcofago di Montalvó rappresentante
la morte di Meleagro, in Studi romani, A. I. fase. VI, pag. 371
sgg., tav. XXXVII.

(2) Dove è frequente il tipo di Roma come Ammazzone,
spesso anche col vestito corto. V. Roma, Richter in Mosche Ss
Lexikon, pag. 152 sgg., e Cohen, I, 403, 168, 191; II, 714;
EU, 562, ecc.

tiene due lance e calza scarpe simili, solo non porta
uose. Colla mano distesa accenna al compagno Diana
ed il sacrificio che per lei si compie e l'atto suo
sembra protegga la giovane dea e diriga la cerimonia
fatta in suo onore.

Questi due personaggi e specialmente l'ultimo, come
indicano le lievi differenze del costume, le lance che
tengono in mano il cane che sta ai piedi della
dea, ma verso loro rivolge il muso, e più che tutto
la espressione di superiorità che emana dai volti, dal
portamento, dall' insieme delle figure, sono i seguaci
di Diana, i cacciatori. I due offerenti sono i servi che
portano e sacrificano i prodotti della caccia alla dea.

Questa la descrizione del rilievo.

Per quel che riguarda lo stile, le volute della
cornice, prese dal celebre modello della Ara Pacis
Augustae, non hanno di quelle il rilievo tenue ed
elegante, nè il minuto cesello per cui con sottile finezza
vengono espresse nelle foglie tutte le particolarità e
venature; i rami sono più frondosi, il fogliame più
folto e di fattura un po' grossolana ed andante; il
disegno è più ristretto, perchè boccioli e rose occu-
pano tutto il giro delle volute che li rinchiudono, e
l'effetto è di conseguenza più pesante. Questo genere
di decorazione è proprio dell'epoca flaviana (2) e anche
i volti delle figure maschili hanno spiccate somiglianze
coi ritratti di questo periodo. Infatti i capelli, a guisa
di corona, folti e mossi si incurvano attorno alla fronte,
che sporge nella sua parte inferiore ; il naso è diritto
e sporgente sul labbro di sopra i cui angoli sono lie-
vemente rivolti in alto. L'occhio, nel quale si nota
la esecuzione plastica della pupilla, è penetrante, pur
se guardi con umiltà e bonomia, e la carne molle
segue la struttura del cranio senza nasconderla, ani-
mando colla mobilità dei suoi piani la vivezza della
espressione. La barba, ove appena nascente ove più
folta, ombreggia i volti, secondo l'uso adottato spe-
cialmente dai subordinati dal periodo dei Flavi in
giù, e diffuso tra le persone di alto rango quando
Adriano pose la moda (3).

(*) La doppia lancia è propria dei cacciatori. V. Robert,
op. cit, III, 2, IXXl, 218, e Daremberg, Dict., flg. 7359.

(2) Strong, Roman sculpture, pag. 125, XXXIV; Gusman,
L'art decoratif, XII; Cagnat et Chapot, Man. d'arch. rom.,
I, pag. 551.

(3) Strong, pag. 134,
 
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