Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

DOI Artikel:
Calza, G.: Gli scavi recenti nell'abitato di Ostia
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0205

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
401

GLI SCAVI RECENTI NELL ABITATO DI OSTIA

402

muni nelle pitture campane, qualche volta però sono
apparse con significato ornamentale figure di poeti, ma
seduti in cathedra con volumi svolti sulle ginocchia, co-
ronati d'alloro, nudi il petto, accompagnati da muse

Ai personaggi togati del dipinto ostiense manca in-
vece ogni attributo di determinazione (« video barbara
et pallium sed non video philosophum »), e si ò quindi per-
fino incerti se la differenza di età loro data non sia una
semplice variante ornamentale anziché una fondamen-
tale nota individualistica. La quale, limitata a con-
trassegnare con caratteri esteriori la giovinezza, la
maturità, la vecchiaia dell'uomo, bisognerebbe invece
interpretare come unico contrassegno di una diversità
di attitudini mentali, siano lirici drammatici o tragici,
siano filosofi e poeti queste figure. Si è quindi in dubbio
se attribuire al decoratore un così banale semplicismo
che tradurrebbe una specifica forma mentis in una gene-
rica forma corporis, o se dare piuttosto a figurazioni sif-
fatte un puro e semplice valore ornamentale quale hanno
alcune figure isolate, virili e muliebri, che vediamo in
altri dipinti ostiensi.

In ogni modo, anche se il decoratore pensò a poeti
e a filosofi, la quasi perfetta corrispondenza di atteggia-
menti e di tratti che si riscontra tra le due figure di gio-
vani imberbi (e si può esser certi si ripetesse per l'uomo
maturo e per il vecchio nelle tre figure mancanti) non
consente di vedere in esse dei ritratti, sia pure vagamente
accennati. Non si osa pronunciare alcun nome su que-
ste figure ; e se una secolare affannosa e vana ricerca
induce a formulare il nome di Virgilio ogni volta che
un'imaginc di poeta torni alla luce, il desiderio di ritro-
varla non riesce qui a vincere il freno scientifico di una
seria identificazione.

Non soltanto perchè nessuno di questi due giovani
imberbi ricorda la fisonomia di Virgilio quale ci mo-
stra — e, sembra, con sufficiente fedeltà iconografica — il
mosaico di Sussa (2) ; ma perchè in entrambi troppo
sono assenti i tratti individuali del poeta mantovano
nella statura, nel colorito, nell'aspetto, nel volto nò
ossuto nè emaciato, e troppo simili sono tra loro le due

(') Antichità di Ercotano, Nap. 1760, IT, tav. 30 ; Museo
Borbonico, XI, tav. V e XXXII; Helbig, Wandgemàtde, un. 1453,
1523 (cfr. p. 422).

(2) Melanges d'arch. e d'Usi de Écote fr. 1912, pp. 385-395;
cfr., per l'identificazione data da I. Martin, la risposta di D. Com-
paretti in Atene e Roma, marzo 1914, pp. 65-94.

Monumenti Antichi — Vol. XXVI.

figure perchè sia possibile individuare l'una e lasciare
anonima l'altra. L'assenza di ogni attributo, la ba-
nalità del gesto oratorio, l'impressione dei tratti fisio-
nomici, tolgono ogni valore iconografico alla figura che
sta a Virgilio (manto il tipo del elericus studiosus nei
codici miniati (tavola Illa).

* *

Riassumere in un giudizio sintetico le caratteristi-
che generali della pittura di questo caseggiato dopo
l'esame analitico che se n'è fatto, non è agevole cosa.
Ma inducono a tentarlo due fatti di indiscutibile impor-
tanza che per la prima volta ci si producono a Ostia :
la presenza di una decorazione di tre case di un unico
isolato, costruite e affrescate contemporaneamente e
certo da uno stesso decoratore ; la possibilità di asse-
gnare i dipinti alla fine del secondo secolo o, al più tardi,
al principio del terzo.

Quando il piano-terra dell'intero isolato restò disa-
bitato (e ciò dovette accadere verso la fine del terzo
secolo), i dipinti murali dei tre appartamenti erano ri-
coperti di una scialbatura di calce e paretonio la quale
aveva ricevuto una coloritura ad affresco come risulta
dal tablino della casa di Bacco fanciullo. Questo sovra-
dipinto non fu forse necessario in tutti gli ambienti :
non lo ebbero quelli con affreschi ancora ben conservati,
come il tablino della casa di Ganimede su cui nessuna
traccia almeno evidente di scialbatura fu osservata ;
nè gli ambienti di minor conto, in cui si lasciarono più
o meno rovinati e scoloriti i dipinti preesistenti. In
ogni modo questa tecnica semplificata di intonacatura
murale, di cui s'è già parlato, non introdusse un nuovo
stile : le pareti furono decorate con grandi riquadri
a scene e figure mitologiche quali noi vediamo nella
pittura precedente della stessa casa.

È quindi su questa, meglio conservata ed esemplifi-
cata, che si deve portare l'esame e il giudizio.

Sembra anzitutto probabile che le pitture descritte
non risalgano all'epoca della consegna del caseggiato per
parte dell'appaltatore al proprietario costruttore, cioè
alla prima metà del secondo secolo d. Cr. Impedisce di
crederlo l'eccessiva durata che avrebbero avuto questi
dipinti — più di un secolo — e ancor più il fatto che gran
parte di essi, nelle due case studiate, sono applicati e
rivestono quelle modifiche apportate alla pianta degli
appartamenti, in una prima successiva trasformazione

26
 
Annotationen