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403

GLI SCAVI RECENTI NELL'ABITATO DI OSTIA

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di essi. Il primo intonaco sarebbe quindi perduto : re-
stano ad attestarne la presenza traccio numerose nella
casa di Ganimede in cui si vedono gli avanzi della grossa
arricciatura di calce e sabbia che reggeva il dipinto ori-
ginario.

Quanto tempo sia corso dal primo al secondo in-
tonaco, non possiamo stabilire con sicurezza; contem-
poraneo alle modifiche apportate agli appartamenti e
rispondente a criterii di migliore impiego e non di im-
miserimento degli ambienti, questo secondo intonaco
rivela anche per la sua tecnica un'epoca ancor buona.
D'altra, parte poiché esso non visse quanto la casa, ma-
fu seguito da una terza sovrapposizione che risponde
non a mutamenti di gusto ma piuttosto a necessità di
sostituire il dipinto già rovinato, si deve essere prossimi
al vero mettendo i descritti dipinti tra la fine del se-
condo e il principio del terzo secolo.

La prima impressione che si riceve dalla contem-
poranea osservazione dei dipinti dei tre appartamenti
contigui è la identità della impostazione di questa arte
decorativa, guidata però da criterii generici a noi
ignoti. Di fronte a queste pitture non ci sovviene in-
fatti alcun ricordo preciso né dei singoli stili pompe-
iani nè di affreschi conosciuti : il raffronto vaga incerto
tra l'uno e l'altro stile, senza riuscire a cogliere e a deter-
minare un punto di contatto e senza peraltro poter esclu-
dere tra questi ogni simiglianza. Si ha, in sostanza, la
sensazione che esista nella nostra cultura una notevole
lacuna tra ciò che ci ha appreso la pittura antica sugli
esemplari pompeiani e ciò che ci rivelano gli esemplari
ostiensi. Sentiamo che ci manca quell'anello di con-
tatto che, spezzatosi nelle molte bizzarrie del quarto stile
pompeiano, non si riesce a rinsaldare in un'unica catena
con questo stile ostiense.

Se ciò non fosse, se si potesse cioè esser certi che la
pittura murale pompeiana compie nel campo stesso
che ce l'ha rivelata tutta l'evoluzione di cui erano su-
scettibili forme figure e motivi che la informavano (e
così sembra infatti), il giudizio su questi dipinti ostiensi
non pot rebbe essere che uno : la mancanza di uno stile
nuovo, inteso come una creazione decorativa originale.

Tale è forse la più attendibile conclusione.

Due differenti maniere, che sembrano rispondere a
due distinti concetti generici, osserviamo nella decora-
zione parietale ostiense.

Per gli ambienti di minore importanza si usa un

genere di pittura impostata sopra un unico motivo :
un fondo a colore unito ripartito in sezioni verticali me-
diante leggere architetture a forma di mobili, riunite fra
loro da festoncini a piccole foglioline. Isolati in questi
campi vuoti e monocromi, dei piccoli elementi decora-
tivi — quadretti paesistici, testine e maschere e, sovra
tutto, volatili e pesci— completano la decorazione.

Usata nelle stanze di una stessa casa e nelle varie
case ostiensi fino ad oggi scoperte, essa costituisce un
tipo a sè, mantenutosi, a quanto possiamo giudicare,
per due secoli come motivo fondamentale della più spic-
cia rozza ed economica decorazione murale ostiense.
Le varietà sotto cui essa si ci presenta consistono in
una alternata combinazione del colore di fondo col co-
lore delle figurazioni rappresentate, entro una gamma
coloristica composta di bianco, rosso, giallo : il verde è
usato soltanto in ombrature, come colore di comple-
mento e mai come tono di fondo.

Sembra accompagnarsi a questo tipo un notevole
sviluppo di quei quadretti paesistici già noti nella pittura
murale antica (*) ma che qui sono ridotti nelle misure e
alterati nella rappresentazione. Quadrati o rettangolari,
incorniciati da un semplice listello unicolore, (piasi sem-
pre a fondo verde, essi dànno da lontano l'illusione di un
paesaggio, impreciso e senza caratteri specifici, ottenuto
con macchie di colore piuttosto che con un disegno d'in-
sieme. Appena sbozzati e quindi rapidamente eseguiti, si
direbbero i primi prodotti di una pittura impressionistica.
Non si può infatti considerare casuale e logicamente con-
seguente alla rozzezza generica della pittura da cui
escono, l'effetto che essi producono : la, diversità delle loro
riquadrature, e la varietà dell'illusione paesistica che essi
dànno, rispondono certo a criteri intemazionali che si
fondano sulla constatazione (avvenuta già quindi in antico)
del movimento dei colori come fattore di disegno. Si accorda
a questo genere di pittura una caratteristica nuova : la
obliquità delle linee, sia isolatamente prese sia come ele-
menti di incorniciatura, di inquadratura parziale e totale
delle pareti. Sembra praticata volutamente, sebbene non
sia possibile caph'e quale effetto si sia inteso raggiungere
con questa obliquità di linee messa a servizio di una ignota
e inafferrabile legge prospettica o, almeno, di una in-
spiegabile bizzarria di gusto.

(') M. Rostowzew, Hellenisiich-Roemische Architekturìands-
chaft, in Roem. Mitth., 1911, p. 145 sgg.
 
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