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GLI SCAVI KKCKXTI XELI, ABITATO DI OSTIA

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I caratteri di questo genere di decorazione seconda-
ria non sono tali da poter costituire uno stile. Gli elementi
che la compongono (e cioè : taglio dello pareti in se-
zioni verticali per mezzo di architetture a forma di mo-
bili, gamma coloristica, presenza di quadretti paesistici
e di piccoli motivi decorativi) si ritrovano come elementi
staccati, nelle forme, meno complesse, del quarto stile
pompeiano, aggiuntavi una più o meno forte asimmetria
nella loro fusione e combinazione. Si può quindi conchiudere
che c'è nella pittura ostiense una decorazione caratteriz-
zata dalla, presenza, di elementi secondarii del quarto stile
pompeiano, riuniti e fusi senza veri concetti stilistici a co-
stituire un tipo asè, usato esclusivamente e uniformemente
in ambienti di secondaria importanza. La scarsità degli
esemplari di pittura decorativa post-pompeiana non ci
consente di stabilire in quale misura sia stato usato questo
tipo di decorazione che Ostia rivela di uso generale. Non
può peraltro ammettersi che esso sia limitato alla cerchia
ostiense, per ragioni generiche anzitutto, e perchè esso
mostra spiccate analogie col tipo di decorazione usato
ad esempio in alcune parti della domus aurea di Nerone in
cui si riscontrano tutti gli elementi costitutivi del tipo,
compresa anche l'obliquità delle linee, sebbene in misura
minore che in Ostia (1). Se tale decorazione non può essere
considerata forse come uno stile a sè, in quanto essa non
compone e fonde insieme un nuovo organismo decorativo,
costituisce però certo un tipo che potrebbe chiamarsi
a Mere degli stili pompeiani, sia per l'adattamento gene-
rico che se ne fa come decorazione casalinga e di secon-
daria importanza, sia perchè essa nasce dalla mescolanza
di elementi accessorii del quarto stile dando loro un ufficio
decorativo speciale.

Questa scomposizione di alcuni elementi proprii degli
stili pompeiani per riunirli nuovamente insieme a formare
un nuovo tipo di decorazione, è la base da cui parte anche
la pittura migliore e più ricca delle pareti ostiensi. Infatti,
esaminando sia complessivamente sia partitamente gli
affreschi delle migliori stanze delle case ostiensi fino ad
oggi scoperte, si trovano composti in un tipo fondamentale
unico elementi del secondo, terzo e quarto stile pompeiano.

C1) Jdhrb. d. Imi 1913, p. 190, fig. 36 ; p. 200, fig. 48 e tav.
17 b (Werge). Tale corrispondenza era stata già riscontrata dal
Pomari in Studi romani, I, 1913, p. 309, ma fuggevolmente. Si
può invece constatare una quasi identità tra l'una e l'altra deco-
razione : sicché non soltanto l'impostazione, come riteneva il For-
nati ma i motivi stessi di essa si corrispondono e si ripetono.

L'esemplare più chiaramente esplicativo di questo ge-
nere di pittura è il tablino della casa di Giove e Ganimede
che si può dire riassuma in sè tutte le caratteristiche
della migliore decorazione ostiense.

Nessuno degli stili decorativi vi si ritrova nella
sua integrità o nelle varietà normali di ciascuno di essi :
tutti invece vi si riflettono, concorrendo con qualche loro
particolare elemento a formare un nuovo tipo. L'analisi
di questa decorazione ci rivela infatti questi caratteri fon-
damentali : divisione delle pareti in sezioni orizzontali so-
vrapposte ; impostaziom> degli elementi decorativi su ri-
quadri imitanti lastre di marmo ; apertura della parete su
sfondi anima,!i da, architetture uè fantastiche nè irreali;
presenza di un quadro a soggetto mitologico nel mezzo
delle pareti ; animazione dei riquadri per mezzo di figure
in atteggiamento statuario o movimentato e per mezzo di
piccoli clementi decorativi (maschere, testine alate, bi-
pedi, felini ecc.) ; una intensa, fastosa colorazione e una
pili o meno forte asimmetria nel taglio e nella incorni-
ciatura dei riquadri, nella posizione delle figure, nella
distribuzione delle architetture ecc. completano tale
decorazione.

Se dunque la complicazione dei motivi, il numero
delle ligure e la fastosità dei colori ci riportano al quarto
stile, l'imitazione di lastre di marmo con riquadri, la
realtà delle singole architetture, ci richiamano al secondo
e al terzo stile : nella impostazione sta appunto la no-
vità di questo tipo di pittura ostiense in cui invano si
ricerca una logicità e una organicità di sviluppo e d'in-
sieme. Dal complesso della decorazione del grande ta-
blino, cosi vasta e ricca da darci una completa esibizione
di tutti i motivi a disposizione del decoratore, si trae la
convinzione che questi non avesse in mente un modello
ben definito e prestabilito e che anzi la decorazione
stessa non si svolga secondo chiari concetti stilistici
ma proceda a tentoni nella combinazione di alcuni ele-
menti tradizionali senza riuscire a ricavarne un nuovo
organismo decorativo. Lo stesso fenomeno, che s'è av-
vertito per la decorazione ostiense minore si ripete per
la decorazione di maggiore importanza. Mentre però in
quella concorrono a formare un nuovo tipo, elementi
sopra tutto del quarto stile, in questa, da tutti gli stili
si prende qualche motivo.

Il risultato di queste combinazioni non è felice nè nel-
l'uno nè nell'altro caso : la pittura decorativa non può
dirsi che faccia con ciò alcun passo avanti. Non si può in-
 
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