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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Anti, Carlo: Monumenti policletei
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0276

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543

MONUMENTI l'OI.TCI.ETRT

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è sicuramente nel medaglione di Massimiano. Può darsi
quindi che il medaglione di Antonino Pio riproduca il
tempio della Porta Trigemina, quello di Massimiano
Erculeo il tempio sul Celio.

Ad ogni modo, a parte tali questioni, che per il nostro
assunto sono secondarie, la relazione della statua poli-
cletea con il tempio del medaglione di Massimiano è molto
probabile per l'identità del tipo statuario e anche la re-
lazione fra questo e il tempio di L. Mummio è pure molto
probabile perchè l'Herakles di Policleto sembra prove-
nire proprio da Corinto, dal sito cioè donde L. Mummio
ha trailo cerio il suo « sigYium ». Infatti noi troviamo
riprodotto l'Herakles sul piccolo sarcofago del Museo
di Atene, che a giudicare dai due tipi ili Afrodite e dal
Bellerofonte che lo adornano, si può ritenere di fattura
corinzia t1).

* *

Il motivo che in certo qual modo individua l'Hera-
kles e che è elemento essenziale del suo aspetto solenne
e del problema artistico, che in questa statua Policleto
si è proposto e ha risolto (col. 740sg.) è il motivo della
mano appoggiata al fianco. Esso è uno dei più semplici
e più naturali e si esplica in due modi diversi : la mano
si appoggia al fianco con il palmo, oppure con il dorso.
NelPun caso e nell'altro il fianco è generalmente quello
della gamba portante. Il primo è il più comune e, si po-
trebbe quasi dire, il più volgare. Spesso più che risolvere
il motivo di una mano altrimenti inerte e dare maestà
alla fis'ura è usato per aiutare il torso a reggere qualche
peso. Nell'arte greca è frequentissimo, e appare già nei
monumenti più arcaici (2). Il secondo non ha mai fun-

t1) L'accoppiamento con Aphrodite, che vediamo nel sarco-
fago, potrebbe anche mi» essere dovuto al capriccio dell'esecu-
tore di questo. Si noti come, stando allo norme dell'Ilildelbrand.
dus Próblem der Form in der bild. Kunst, Strasburgo, 1893,
p. 77 sgg. e del Wollflin, wie unni Bildwerke qufnehmen so//, in
Zeitfchr. fiir bild. Kunst, 1896, p. 224 sgg. e 1897, p. 294 sgg..
la veduta principale dell'Herakles sembri essere quella con la testa
di profilo (fig. 2), nella quale soltanto sono pienamente visibili
così il movimento delle braccia, come quello delle gambe. Anche
la testa in bronzo di Napoli è incomparabilmente più bella nella
veduta di profilo anziché in quella di tre quarti (tav. I). Se così
è bisogna necessariamente ammettere l'accoppiamento dell'Hera-
kles con un'altra figura e il riferimento a Corinto acquista ulte-
riori probabilità.

(2) Basti ricordare, Ira i monumenti antichissimi, la Nike di
Delos e, tra quelli immediata mente precedenti Policleto, il Pe-
lope (G. Treu. in Olympia, NI, p. 46 sgg. e tav. IX, 2). l'Enomao
(Treu, op. cit., p. 49 sg. e tav. IX, 3) del frontone orientale di

zione statica, ma puramente ostetica e perciò, general-
mente, è usato per conferire solennità alla figura. È
alquanto raro, e prima dell'Herakles di Policleto pochi
sono i monumenti nei quali appare (*) : uno scarabeo
arcaico (2), un bronzetto di Boston (3), l'Hestia Giusti-
niani^) e l'efebo del Prado (5). La mano si appoggia
alla gamba portante nello scarabeo e nell'Hestia, alla
gamba piegata nel bronzetto di Boston e nell'efebo del
Prado.

11 motivo dunque non era nuovo quando Policleto
modellava il suo Herakles, anzi non è improbabile che
egli avesse presente proprio una di queste opere, per
esempio l'efebo del Prado. Salvo la diversa pondera-
zione, che in questo è quella prepolicletea, le due figure
si corrispondono in modo singolare: in ambedue la
gamba portante è la destra e la testa è girata dalla
sua parte, al braccio sinistro piegato e con la mano
contro il fianco corrisponde il destro abbassato, la cui
linea, forse anche nell'efebo del Prado. era continuata
verso il basso da un ramoscello (fi). '

1 i>'iudizi su questo monumento sono singolarmente
disparati. L'Hiìbner lo definì opera tarda, di lavoro
scadente, e il suo giudizio severo lo fece trascurare finché

Olimpia e la statuetta acefala di Allena dell'Acropoli: Fr. Stud-
niczka in Ephem. Archeoì. 1877. col. 148 sgg. e tav. Vili. 1-2:
II. Lechat, I» Musée de l'Acropole, Lione, 1903, p. 191 e fìg. 20:
11. Schrader, in Jahreshefte, XIV (1911) p. 32 e fig. 34 del-
l'estratto.

(') Sulla questione vedere : G. Fougèrès, Mantìnée, Parigi,
1898, ]). 558. nota 1 ; P. Paris, in Rev. Ardi. 1901, II, p. 321 ;
Ler marni, attgriech. l'instile, p. 1C>5 nota 1 ; W. Deonna, ì'ar-
ehéologie etc, I, 1912, p. 276 sg. Dagli esempi ricordati da questo
ultimo è. da togliere il satiretto in bronzo di Epidauro, che è molto
più recente, come giustamente asseriva C. Wernicke, in ròm. Miti.
IV (1889) p. 170, sg.

(2) Futwangler, ant. Gemmen, tav. Vili, 33.

(3) Furtwangler, in miinehn. Sitzungsber., 1897, II, p. 124,
tav. III-IV; A. Joubin, la sculpt. gr. etc, Parigi, 1901, p. 123 sg.
e fig. 36 ; Bulle, sch. M., 1912, tav. 39 e col. 84 sg.

(4) Bulle, sch. M., tav. 118 e col. 241sg. ; Br. Br. tav. 491:
Winter K. in B. 236, 4 ; Ducati, fig. 238 a p. 296. Non occorre
dire che mi servo della denominazione oramai classica di Hestia
per semplice comodità e non perchè le attribuisca un qualsiasi
fondamento.

(5) Hiibner, antike Bildwerke in Madrid, n. 69; P. Paris, in
Rev. Ardi. 1901, II, p. 316 sgg. ; A. Mahler, in Rev. Ardi. 1906, II,
p. 103 sgg; P. Arndt, in Eimelaufh., VI (1912), col. 24 sg. e
nn. 1593-98.

(6) Tanto il Paris, op. cit., p. 320, quanto il Mahler, op.
cit.. p. 105 sg. pensarono che originariamente il braccio destro
l'osse sollevato, ma la presenza del rinforzo sulla coscia d.. il cui
attacco è antico : Rev. Ardi. 1905, II, p. 103, nota 2, prova che
nel complesso il restauro è. giusto.
 
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