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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 27.1921

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Taramelli, Antonio: Il ripostiglio dei bronzi nuragici di Monte Sa Idda di Decimoputzu (Cagliari)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12551#0037

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li. RIPOSTIGLIO DEI BRONZI NUUAGICI 1>T MONTE SA IDDA

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ridotti ii proporzioni così piccole da non essere asso-
Ini aulente identificabili. Sono frammenti ed oggetti che
rivelano un'attività fusoria esercitala, assai proba-
bilmente da quelli stessi elle Eormarono il notevole
ripostiglio d'oggetti.

III. | Inv. 36376). Frammento di un grosso pane
di rame del peso di chilogr. 5 ; è circa, la quarta parte
di un fondo di crogiuolo cilindrico, con residuo di co-
latura bollosa, fuori dei margini del vaso nella parte
superiore. Anche nella porzione di superficie che ha la,
levigatura data dal crogiuolo si nolano molte bollo-
sità, come anche nelle l'accie spezzale. Frammenti del

Fi Od.

peso di S chilogrammi e più (gr. 8650) furono dati an-
che dal ripostiglio di Castions di Strada, di Udine, illu-
strato dal Pellegrini (1).

115-122. (Inv. 36368-75). Otto panelle di rame a
forma leniieolare, di diametro variante dai 0,08 a 0,11.
della superficie mollo bollosa, pianeggiante, mentre il
fondo è convesso in Inde. 11 loro peso è differente per
ciascuna delle otto panelle.

n. 115 Kg. 1,500

n. 116 » 1,150

n. 117 » 1,000

n. 118 » 0,900

n. Hit » 0,750

n. 120 » 0,700

n. 121 » 0,650

n. 122 » 0,450
La differenza di peso e di misura di questi1 panello
di rame, come anche delle molte conservate nel Museo
di Cagliari, è un ostacolo a ritenere che esse valessero

(l) Buìl. c<t., A. XXXVII, p. 22.
Monumenti Antichi — Vol. XXVII.

come un esatto e preciso mezzo di scambio, a meno
che dovessimo ritenere che le varie dimensioni dei
pani, rappresentassero non i diversi modelli o crogiuoli
del fonditore, ma una scala descrescente di valori e di
pesi per i primitivi scambi commerciali. Ma tale scala
ha, troppe varietà perchè si possa senz'altro accettare
un'opinione che pure avrebbe una certa importanza nella
valutazione di uno dei principali fatti della vita so-
ciale della Sardegna nuragica ; mi limito perciò a posare
La questione, nell'attesa: che ulteriori scoperte di tali
panelle, sia in Sardegna sia in altri paesi, possa arre-
care qualche luce al riguardo (J).

92. (1?..

Tutti questi pani appartengono al tipo delle panelle
a forma lenticolare, abbastanza regolare, proveniente
cioè da un fondo di vaso a segmento sferico, a differenza
di quelle formelle a frittata, che probabilmente sono
state gettale, come pensa il Pigorini, in piena terra, in
buche (2). Quelle di Sardegna, date da, Albini, da Nura-

(') Intanto accenno che i numerosi pani di rame della Si-
cilia, esistenti nel Museo di Siracusa, e che l'egregio amico e col-
lega prof. P. Orsi ha voluto pesare dietro mia preghiera, hanno
pesi così disparati da non permettere di ridurli ad una qualsiasi
Mula metrica. Ma l'esame esterno che io ho fatto di detti pani
mi fa nascere un dubbio che quei pani siano tutti prodotti delle
miniere Sarde, esportati in Sicilia per tramite di gente di mare
che metteva in comunicazione le due isole, sorelle sì, ma sepa-
rate da un tratto di mare assai vasto e battuto dai venti, e
per i mezzi navali del tempo, pericolosi.

(2) Pigorini, Bull. Paletn. Hai., A. XXI, p. 17. Non credo che
oggi si possa più accettare l'opinione emessa dal Baux, (Mate-
riana, 1884, p. 202, che i pani di rame di Sardegna vengano dalla
Toscana. Dalle miniere del Massetano, Cugnano, possono prove-
nire i pani delle Marche, Rellini, Bullettino cit., A. XXXI, p. lo ;
forse quelli del Veneto, come a Castions di Strada, di cui il Pel-
legrini dette le analisi (Bull, cit., A. XXXVII, p. 22). Quelli dei
ripostigli di Giarratana (Bull, cit., A. XXVI, p. 271) e di Adernò,
ivi, A. XXXV, p. 44, sono di due diverse qualità ; ma io non

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