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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 27.1921

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Taramelli, Antonio: Il ripostiglio dei bronzi nuragici di Monte Sa Idda di Decimoputzu (Cagliari)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12551#0043

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77

IL RIPOSTIGLIO BEI BRONZI NURAGICI 1)1 MONTE SA IDDA.

Ts

Dalle tavolo d'offerta sii oggetti votivi, bronzi
figurati e d'uso, orano stati strappati, o per liberare
dalla loro affluenza l'interno del tempio e l'atrio di esso,
entrambi da supporsi di modeste proporzioni, o anche
perchè l'avvicinarsi di pericolose invasioni nemiche
consigliò di nascondere un materiale doppiamente pre-
zioso, o forse anche perchè, declinato il culto e mula-
lesi le l'orme di esso, si rimossero le antiche offerte. A
questo materiale, indubbiamente d'origine votiva, pro-
veniente dal tempio, si aggiunsero anche arredi di uso.
materiali di rifiuto della vita domestica, che pure
ferveva attorno al tempio, frustoli e panello di rame
e minerali di rame, di stagno, di l'erro, i quali stanno
a provaro che questo ripostiglio di Abini aveva, in
definitiva, il carattere di un deposito di officina fuso-
ria, a cui servivano appunto anche i piccoli frustoli,
oltre agli antichi materiali votivi ed agli si rumeni i
d'uso.

La identità del carattere artistico e tecnico di Iurte
le statuette votive trovate in quel santuario, come
la identità di taluni tipi di armi, spade, lancio, ascio e
piccozze, e di ornamenti, farebbe pensare che esse ve-
nissero fabbricato sul luogo, specie le statuette votive,
a commissione dei varii devoti, che chiedevano l'ima

0 l'altra foggia di rappresentazioni, a seconda del loro
desiderio, o della loro condizione, o della grazia rice-
vuta; ed è naturale che avessero modo di soddisfare la
loro richiesta nel sacro recinto. Di qui la necessità
da palle dei sacerdoti di conservare i voli più antichi,
come tutti i frustoli di oggetti, per fabbricare mate-
riali nuovi, ed il bisogno di procurarsi, insieme allo sla-
gno di più lontana origine iberica e forse anche toscana,

1 pani di metallo ed i minerali dai centri di produ-
zione, uno dei quali era a poca distanza da, Abini, nel-
l'alta valle del Flumendosa, al versante del Gennar-
gentu opposto a quello in cui si trova il santuario di
Abini. Forse, come presso altri popoli dell'antichità,
tra le qualità, i pregi ed i segreti che assicuravano ai
sacerdoti una superiorità sugli altri membri della tribù
erano quelle relative alla ricerca ed alla lavorazione
dei minerali, all'apprestamento dei mezzi di difesa,
di lavoro, di ornamento, alla espressione delle più
elevate forine del pensiero. Perciò, accanto ad ogni
tempio, io vorrei supporre un'officina di fonditore e
nell'opera di questo scorgere un'alta funzione di supe-
riorità e di dominio e non l'umile prestazione d'opera

di classi abbiette e schiacciate. Non escludo con questo,
in modo assoluto, la presenza, nel seno della schiatta
sarda, non semplice m i già composita sino dai tempi
eneolitici di Aligliela Rupi, di nuclei di famiglie di
altra razza, particolarmente dedita ai lavori diremo
servili, agli umili lavori della raccolta dei materiali
necessarii alla preparazione degli strumenti delle armi
libiche, dapprima, poi di rame e di bronzo ('). Non
altrimenti apparivano al pensiero degli antichi Minoici
di Creta, i divini Dattili, inventori delle arti dei me-
talli, protettori ed amici del figlio di Cronos; non altri-
menti alla mente dei primi Greci appariva il fabbro
dai multi artifici, il divino Efesto, che apprestava le
folgori a Giove e le armi meravigliose agli eroi ed alle
dee l'incanto delle gioie, dei monili, dei lusinghieri
allettamenti d'amore !

il ripostiglio di Forraxi Nioi, o di Valenza, sco-
perto dal Vivane! e dal Nissardi, fu rinvenuto nell'in-
terno di un recinto circolare di m. 11 di diametro e di
m. 1,50 di spessore di parete, disposto nell'interno a
gradinate, come i fianchi di un anfiteatro (2), edificio
elio venne definito come una fonderia, ma che, almeno
in origini1, dovette servire a quelle riunioni di capi
famiglia, come il recinto a gradino interno di S. Vit-
toria di Serri o quello pure a gradino esplorato
ila me a Serrucci (4). Entro ad un rozzo vaso di terra-
cotta, incastrato sino alla bocca nel suolo antico, si
ebbero, stipati alla rinfusa,, i materiali del ripostiglio.
Il vaso servì da ricettacolo, non cerio da crogiuolo di fón-
dita, lo credo che a ragione il Pinza, considerando
che si tratta di oggetti usati e [ter lo più frammen-
tati, uniti a pani di rame, pezzi di ferro e di cassite-
rite, ammette che lutto questo sia materiale raccogli-
ticcio ed usato e destinato alla fusione, per (pianto
escludo che essa dovesse avvenire in quel recinto. A
tale esclusione è condotto dalla, mancanza di tracce di
forni e di l'orme da fondere ed alla presenza dell'am-

(') La questione della presenza di una razza lavoratrice
in mezzo alle gonfi bellicose della .Sardegna, occupa da almeno
venti anni la mia ménte: l'Ini perciò studiala da varii lati,
ed ha raccolto già numerosi dati, etnografici ed ari-liei.lo-
gici: ma tale studili nuli è ancora maturo ,.

('-_) frotizieScavi, 1K,S'_'. p. 308, tav. XVII, Unii. uni,. Sardo.
serie II, 1884, appendice.

(3) Monumenti antichi, voi. XXIII. pag 10:5, iitr.

(*) Monumenti antichi, voi. XXIV, pag. 643, fig. 4. Xota
Pinza.
 
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