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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 27.1921

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Taramelli, Antonio: Il ripostiglio dei bronzi nuragici di Monte Sa Idda di Decimoputzu (Cagliari)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12551#0052

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tr, RIPOSTIGLIO DEI BRONZI N(TRAGICI Di MONTE SA IDDA

prenuragica, anteriore cioè all'adozione del completo
sistema di difesa territoriale costituito appunto dai
nuraghi. La organizzazione del popolo sardo, lo rico-
nosce il l'aironi, è tale che lo stato di guerra doveva sem-
pre trovarsi presente alla sua niente, ina la perpetuità
della minaccia, di assalii esterni, sempre più gravi
quanto più nota si faceva la ricchezza pastorale ed
agricola del paese e forse anche le sue dovizie sotter-
ranee di rame, di piombo e di argento, non poteva però
far tacere del tutto i dissensi intestini, determinati dalla
maggior povertà dei distretti interni montani e dalla
spinta dei loro abitanti verso le valli ed i piani più fe-
raci e dalla loro minore esposizione ai danni ed ai peri-
coli delle incursioni dal mare.

Pure ammettendo, adunque, l'efficacia di un vin-
colo federale tra i capi - inler pares- delle varie tribù
sarde e le loro periodiche e continue riunioni in con-
sigli, nei (piali in modo preponderante si avvisasse
alla preparazione dei mezzi di ogni sorta per tenere
in stato di piena efficenza, sia il sistema propriamente
difensivo, sia il servizio importantissimo di vedetta
e di segnalazione, che determinasse la scelta, della ubi-
cazione di ciascun villaggio, di ciascun nuraghe, non
credo però che si possa portare questa concezione,
diremo unitaria, di disciplina alle sue ultime conse-
guenze ed intenderla in modo cos'i assoluto, corno non
si potrebbe neanche ammettere per uno stalo moder-
namente concepito, retto da nonne rigide e costanti.
Non panni possibile ammettere insomma che per
secoli, per il succedersi di tante generazioni, siasi
avuto in Sardegna quello che non ci è dato mai per
nessun popolo primitivo, cioè una vera compagine na-
zionale solidissima, organica, almeno dal lato <>'uer-
resco, la, quale in un territorio così vasto, così vario
e così disunito, avesse stretto le varie genti, determi-
nando una sorprendente unità di vita, avesse, in una
panda, formata una nazione. Lotte interne, invece, per
la causa della diversa condizione di ricchezza nelle dif-
ferenti regioni dell'isola non devono essere mancate,
assalti e difese cruenti, di cui forse vedremo le traccio
nelle armi contorte e spezzate del ripostiglio di Monto
Sa Idda; lotte interne che non mancarono tra le diverso
uenti italiche e più ancora tra quelle elleniche ; lotte che
so erano, por un lato, un esercizio continuo di attività
e bellicosità della gente, furono anche le cause del suo
declino, quando essa non potò impedire che i Fenici

si stabilissero dapprima sulle punte estreme delle peni-
solette, poi di là gradualmente irraggiassero verso tutti
i piani costieri, circondando a, poco a poco i centri
delle loro sedi di una cintura, di genti importate, ope-
rose e bellicose, contro cui si spezzò, forse gradual-
mente la reaziono dello schiatte indigene.

Il ripostiglio di Monte Sa Idda, se nel materiale
di cui è costituito è lo specchio della vita indipendente
della tribù sarda,, e forse anche ci serba il ricordo di as-
salti e di guerre interne, sogna anche, per la data della
sua deposizione sotto terra, il momento della, prima
spinta, verso l'interno da parte delle colonie fenicie in-
sediate nei punti estremi del litorale, a Nora ed a Ca-
ralis. Minacciati da un assalto fenicio, premuti dal
dilagare della gente straniera, non efficacemente soc-
corsi dai loro congeneri, gli abitanti di Monte Sa Idda
nascosero nel ripostiglio entro la piccola capanna, presso
il masso indicatore, il loro tesoretto di metallo e pre-
sero la via dei monti, o presso le vallate del Linas,
o più verso l'intorno dell'isola, nella speranza di un ri-
torno offensivo o vittorioso, speranza che più non
dovette realizzarsi.

La vita, indipendente delle genti sarde nella zona
costiera declina, adunque verso la fine del secolo VITI
a. ('. ed a, quell'epoca, si riferisce il deposito del ripo-
stiglio di Monte Sa, Tdda, si chiude il ciclo indipen-
dente dalla civiltà isolana e si inizia una fase di lotte
atroci per la difesa della patria contro la penetrazione
fenicia o poi cartaginese. Furono lotte accanite, svol-
tesi nei vaiai territorii finitimi allo diverse sodi colo-
niali fenicie e puniche, durante le quali vennero man-
tenuti in vigore o rinforzati anzi quei vincoli di
discipline ideali e militari che avevano accompagnato
il fiorire della schiatta sarda (1). Stretti attorno ai

(') Nell'atto di congedare lo bozze di stampa di questa Memo-
ria, riccvii comunicazione di una recensione amplissima destinata
all'Archivio Storico Sardo o che l'egregio prof. Patroni ha de-
dicato a due miei recenti lavori, pure editi noi Monumenti Antichi
iìi i Lincei, sul Tempio nuragico di Sardara e sui Monumenti proto-
storici dell'agro di Bonorva. Discrezione vuole che io rispetti l'ine-
dito, poiché le due recensioni non hanno ancora veduto la luce e
possono essere in parte modificate dall' autore, in seguito ai
nuovi risultati da me offerti nella presente Memoria. Anzitutto
io debbo compiacermi non solo delle lusinghiere parole che
l'amico mio e predecessore nella Direzione archeologica sarda
mi ha voluto prodigare, ma, e più ancora, del fatto che egli ha
preso di nuovo a, trattare con acume e vastità di coltura l'in-
tiera questione preistorica sarda, fino ad oggi molto ed indegna-
mente trascurata dai teorici e cattedratici della nostra scienza.
 
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