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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 27.1921

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Orsi, Paolo: Megara Hyblaea: 1917-1921; villaggio neolitico e tempio greco arcaico, e di taluni singolarissimi vasi di Paternò
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https://doi.org/10.11588/diglit.12551#0059

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MEGARA

HYBLAEA

1917-1921

VILLAGGIO NEOLITICO E TEMPIO GEECO ARCAICO.
E DI TALUNI SINGOLARISSIMI VASI DI PATERNO

PARTE I.

Nella primavera del 1917, dopo circa un quarto
di secolo di sospensione, ho voluto riprendere gli scavi
nella dorica Megara Hyblaea, al fine di rintracciali',
se mai fosse stato possibile, le reliquie di un tempio do-
rico arcaico, della cui presenza in quel sito si avevano
tenui ma sicuri indizi. Non è qui il caso di dire, quali
sieno stati i risultati di epiesta ricerca principale, l'in-
truppo, come sovente avviene, arrivando in rilardo,
si constatò con dolore, che le assise di fondazione,
forse con qualche masso emergente dal suolo, erano
state sfruttate come cava di pietra oltre un trenten-
nio addietro, quando ancora mancarono gli uffici per la
vigilanza archeologica sulla regione. Soltanto si perven n e
a riconoscere nel suolo alluvionale vergine, compatto
e durissimo, l'impronta delle fondazioni del tempio,
di guisa che fu possibile levarne una pianta abba-
stanza attendibile ; ma di questa scoperta, interessante
soltanto l'archeologia classica, dirò più diffusamente
nella seconda parte.

Qui invece voglio intrattenere i lettori dei Monumenti
sopra un'altra scoperta, inattesa e sorprendente, colla
prima strettamente connessa, sebbene riferibile ad una
civiltà e ad un popolo al tutto sconosciuto ai Greci,
che di parecchi e parecchi secoli precedette la fonda-
zione di Megara, segnata dalla cronologia canonica nel-
l'a. 728 a. C.

Dovendosi rintracciare le fondamenta del tempio
entro un'area in certo modo circoscritta dai dati indi-
ziali, ma pur tuttavia abbastanza vasta, si dovette in
sulle prime procedere a temoni, aprendo una quan-
tità di trincee di saggio. E fu dall'apertura di esse clic
io fui messo in sull'avviso della esistenza di un vasto
e potente banco preistorico, la cui scoperta non era
certo nel mio programma, pur tornando graditissima.
In l'atto dalle parti più profonde dei fossati saltarono
fuori quasi ovunque, sebbene con diversi intensità, ossa
animali, cocci grezzi ed operati nella tecnica di Sten-
tinello-Matrensa, selci ed ossidiane. A proposito delle
quali cose tutte giova qui rammentare, come nel man-
dorleto stesso, dove io nella primavera- 1917 intrapresi
le indagini, 22 anni prima, ed esattamente nella prima-
vera del 1895, il notaio Alfio Vinci proprietario del
luogo, aprendo fosse per i teneri mandorli, dove ap-
punto in precedenza erano state da lui e da altri di-
strutte le fondazioni del tempio, trasse in luce la metà
inferiore di una statua greca antichissima (xoanon in
calcare), una grandiosa ascia (1. inni. 155) di roccia dura,
qualche selce lavorata, e cocci tipo Stentinello. Di tale
scoperta ho dato un breve l'agguaglio nelle Notizie
diverse del Bull. Paletn. IL a. XXI (1895), pp. 50-51.

La campagna del 1917 fu continuata anche nella pri-
mavera del 1918 col duplice intento di scoprire quel po-
 
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