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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 27.1921

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Bendinelli, Goffredo: Monumenta lanuvina
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https://doi.org/10.11588/diglit.12551#0206

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MONUMENTA LANUVINA

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colare decorativo, è lecito assegnare la costruzione al
primo secolo dell'impero e attribuire a questa un'anti-
chità superiore a tutte le altre fabbriche imperiali,
che si possono ritenere del II secolo.

La sistemazione della collina a terrazze, quale ab-
biamo riscontrata sul versante occidentale, si ripete
sul versante orientale, non meno ripido del precedente,
mediante una ripartizione del terreno a scaglioni, la
quale si identifica facilmente pur in mezzo agli orti
e alla lussureggiante vegetazione di questo lato della
collina. Degli antichi muri di sostruzione della prima
terrazza, costruiti in opera incerta, si conserva tuttora
l'angolo meridionale e un buon tratto del muro ad
oriente (tav. I, X). Dei muri appartenenti al secondo
scaglione o terrazza, rimane in piedi la parte centrale.
All'estremità meridionale si notano i basamenti di tre
mezze colonne, in laterizi ed opera reticolata, appog-
giate alla parete, al di sopra di un basso gradino, con
intervalli di m. 2,85 una dall'altra (tav. I, Y) e tracce
di a; a porta larga m. 1,20. L'ultima terrazza e la
più elevata, quella, che insieme ad altri edifici, soste-
neva a mezzogiorno, come tuttora sostiene, il basa-
mento del tempio, presenta tuttora i resti di una mu-
ra tura di sostruzione, la più complessa e imponente
di questo versante. La sostruzione presenta esterna-
mente una fila di grandi nicchioni, di m. 2 di diame-
tro, alti approssimativamente m. 3, in opera retico-
lata (tav. I, Z). Dalla parte interna, in corrispondenza
degli intervalli tra un nicchione e l'altro, si avanzano
dei potenti speroni o contrafforti, i quali assolvevano
anche l'ufficio di allargare alquanto il piano della ter-
razza ad oriente, allo scopo forse di regolarizzare il
ciglio della roccia per un certo tratto. Eimangono
oggi in piedi una diecina di nicchioni, poco visibili
al visitatore per la ricca vegetazione che vi si è
addensata intorno. Ma un giorno essi dovevano essere
aperti e visibili a grande distanza, secondo lo scopo
cui mirava la decorazione architettonica di ciascuna
terrazza. Taluno di essi presenta lo sbocco di una tu-
batura fittile. E certo che la grandiosità di quest'ultima
costruzione, la quale nei tempi decorsi doveva essere
assai meglio visibile, fermò l'attenzione dei primi
studiosi della topografia di Lanuvio, a cominciare dal
Volpi che ci lasciò un disegno di questi nicchioni in
prospettiva frontale, sormontati da un muro liscio, no-
tevolmente alto. Non essendosi mai effettuati saggi di

scavo regolari nel terreno sovrastante la sostruzione a
nicchioni, non dobbiamo escludere la possibilità che
anche in quel punto si trovino i ruderi di qualche im-
portante edificio, forse anche di carattere sacro. Ma
allo stato attuale delle conoscenze nulla è lecito affer-
mare in proposito. L'esplorazione della località, così
vasta e importante, è del resto ben lungi dall'essere
completata.

Una prova di ciò abbiamo avuta nell'estate de-
corsa, quando per iniziativa della Soprintendenza agli
Scavi si effettuarono, dal giugno all'agosto 1920, dei
saggi nel terreno sottostante alla terrazza del tempio
dal lato meridionale, là dove eranvi maggiori speranze
di rinvenimenti, dato che il massimo scarico del tem-
pio e il franamento di uno dei lati lunghi dovettero
appunto avvenire da quella parte. Lo scavo fu per ne-
cessità di cose limitato, ristretto e di breve durata.
Ciò nonostante si ebbero dei risultati considerevoli
per la topografia del luogo.

Con l'autorizzazione della sig.a Emma Consolo, pro-
prietaria del terreno coltivato a giardino sotto la ter-
razza del tempio, si potè ivi iniziare una trincea di
saggio, avvertendo di arrecare il minor danno possi-
bile alle piante. Immediatamente al di sotto dei ru-
deri conservati tuttora del tempio, il terreno vegetale
e di scarico si presenta in forte declivio, per raggiungere
subito dopo una specie di falso piano, caratterizzato da
un pendio più leggero. Quasi al termine del declivio
più ripido, e ad un livello di circa cinque metri inferiore
al piano del tempio, fu praticata la trincea di saggio in
direzione est-ovest, parallela cioè all'asse del tempio
medesimo. L'impresa riuscì fortunata, giacché in breve
furono mcs>i allo scoperto i primi blocchi di peperino
parallelepipedi, di una costruzione notevole, la quale
apparve facilmente essere quella di un muro di cinta,
certo dell'acropoli, impiegato nello stesso tempo come
muro di sostegno della terrazza superiore (ved. sezione
dello scavo, fig. 30). Il materiale come la tecnica dei
blocchi, disposti per testa e per lungo a filari alternati,
risultarono affatto identici al materiale di costruzione
del tempio (fig. 31).

Il caso ci aveva fatto imbattcre nell'allineamento
del muro, in modo che senza allargare lo scavo, ma
semplicemente estendendolo in lunghezza, ci fu dato
di rilevare lo sviluppo del muro per lunghissimo tratto
(fig. 31). Lo spessore doveva in certi punti superare i
 
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