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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Marconi, Pirro: Antinoo: saggio sull'arte dell'età adrianea
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0126
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ANTINOO

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denzà dell'arte del tempo a risalire appunto a quelle
creazioni più antiche dell'arte classica ; e cause di
modello, in quanto la conformazione somatica di
Antinoo, come dato naturale, richiamava appunto
in modo particolare quei primi tipi scultorei.

Descrizioni letterarie del Bitinio mancano : desu-
mendoli dalla concordanza delle raffigurazioni, pos-
siamo raccogliere certo numero di tratti necessari,
che ne l'ormavano appunto la necessità ritrattistica.
E cioè: collo piuttosto corto e molto grosso e largo;
spalle ampie, d'estensione e di spessore, con la inte-
laiatura dello scheletro quasi del tutto nascosta da
ampie masse di carne ; petto di una esagerata larghezza
e pienezza, colle mammelle pronunciate e sporgenti ;
braccia grosse e rotonde, quasi cilindriche, senza
gioco di muscoli, quasi liscie colonne; pube glabro
ed effeminato, all'apice molto sporgente e pronun-
ciato ; coscie e gambe grosse e liscie, senza rilievo
e snellezza, pesanti e flaccide. Come generale carat-
tere, in molta abbondanza di carne, assenza quasi
assoluta di muscoli; le masse carnose scendono liscie
ed eguali, tutte egualmente livellate, digradanti insen-
sibilmente, per trapassi quasi impercettibili, una nel-
l'altra; i muscoli, anche dove di solito sono salienti,
quei muscoli che i greci del 5° secolo inseguivano
con tanta cura e interesse come essenziali alla bella
forma umana, sono quasi scomparsi, affogati in ispesso
adipe. Da ciò deriva, insieme colla levigata superiice
delle carni, tutta una nuova espressione nel corpo :
senza sostegno nò forza intrinseca, sembra che s'ab-
bandoni e cada da tutte le parti ; le braccia, quando
abbozzano un movimento di elevazione, non si capisce
come possano stare così alte, e sembra debbano piom-
bare da un momento all'altro sul corpo, ripiegandosi;
e quando si appoggiano al tirso bacchico, questa
azione è quasi un abbandono sul sostegno, cui è affi-
dato tutto il compito di reggere il corpo.

Queste particolarità, questo tratto, per quanto
siano nella tradizione, anzi formino il partieolar va-
lore dell'arte di questa età del neoclassicismo, noi
non possiamo pensare siano dovute essenzialmente
a cause tradizionali, di scuola. Se, come diremo,
appunto l'indirizzo artistico era tale, non dobbiamo
dimenticare che non si trattava di fare opere ideali,
bensì che c'erano alcuni tratti noti e necessari da con-
servare, anzi, da sottolineare, perchè l'imagine fosse

quella appunto che si voleva; dobbiamo quindi rite-
nere che a queste tendenze s'unisse concomitando
quel complesso definito e particolare di dati somatici :
quindi, nella medesima direzione, due coefficienti
assommantisi.

Noi sappiamo d'altronde che l'arte del periodo
imperiale mai sapeva astrarre dalla precisione ri-
trattistica: anche le produzioni di. carattere ideale
hanno sempre un definito scopo e modello: l'impe-
ratore eroizzato, divinizzato ; l'apoteosi della so-
vrana ; il ritratto, pei Romani, era il contenuto, il va-
lore della forma ideale, ed ogni opera si rivolge ad
un determinato e individuato scopo ; la ricerca della
pura forma, dell'astratto tipo, che preoccupava il
Greco, non à senso ora.

Se, avendo determinato così strettamente qual'è
il complesso di lineamenti da cui deriva l'unità al gruppo
delle opere di Antinoo, ci riportiamo a quei tipi da
cui, come ora abbiamo dimostrato, gli artisti hanno
tratto ispirazione, vediamo come questi li posseggano
già tutti, se pure in comprensione opposta.

Se esistette una scuola arcaica, che creò, raggrup-
pata attorno al maestro Hageladas, il tipo virile ignudo,
che attraverso vari miglioramenti e sviluppi fu con-
dotto alla perfezione definitiva nelle opere che noi
poniamo agli albori della grande arte greca, in questo
tipo appunto noi troviamo massimamente le caratte-
ristiche Antinoee; è il primo tentativo di liberazione
dal legame egizio, e la imperizia tecnica si rispecchia
in una impersonalità e in una schematica rigidità di
forme. Il modello più comune è riprodotto: il forte
e adusto atleta, dedito alla palestra e alle rudi fa-
tiche; il suo corpo è snello e proporzionato, ma tutti
i muscoli sono sviluppati e pronti, le spalle sono larghe
e robuste, il petto ampio, e i pettorali aiti e sporgenti.
Il progresso tecnico ha permesso già una ponderazione
nuova: cioè il corpo non grava più egualmente sulle
due gambe, ma una accenna un moto di riposo, por-
tandosi avanti, l'altra accetta il massimo del peso ;
da ciò deriva il primo accenno di chiasmo : rimanendo
orizzontale la linea delle spalle, quella delle anche as-
sume andamento obliquo.

Policleto partì da questo punto, per ulteriore svol-
gimento : mentre prima le piante gravavano al suolo,
ei ne levò una, rimanendo così su una gamba tutto il
peso, e venendone uno spostamento nella linea delle
 
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