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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Marconi, Pirro: Antinoo: saggio sull'arte dell'età adrianea
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0156
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antinoo

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vano l'azione ccrrpiuta senza possederne la respon-
sabilità. Non poter possedere la chiarezza di sò ; sen-
tirsi in balìa di principi che agiscono fuor del proprio
potere ; sentirsi inferiori e inadeguati a ciò ch'è nella
realtà ; questi uomini stanno sempre a spasimare
sulla soglia della potenza, e, mentre vedono quel ch'è
al di là, non sono capaci di oltrepassarla; ne esce un
senso diffuso di dolor» sa impotenza, di fuorviamento.

Così Antinoo sente confusamente che c'è un altro
modo di essere, la potenza, la mascolinità attiva, così
ricco e pieno, così padrone di sè, così completo, mentre
continua a svolgersi il suo più istintivo e radicato vo-
lere ; intuisce l'anormalità della sua natura, ma dallo
squilibrio tra effettivo essere e desiderare non può uscire;
anzi, esso diventa suo fondamentale tono di animo.

Questo stato d'animo di squilibrio, che porta con
sè una (ertezza di eternità, determina un dolore sen-
z'oggetto e senza, chiarezza, che non si risolve ; un
modo d'essere, che dovrebbe esistere solo come tra-
passo tra due stati, diventa invece, esso stesso, stato
fondamentale, normale tono sentimentale.

E se dapprima il riconoscimento dell'impotenza
aveva prodotto un dolore cupo, a volte disperato,
alla fine si traduce ini una rassegnata malinconia,
una fissità negativa ; la mente è ormai un tessuto di
fantasie e di impressioni sensorie ; continua una vita
senza scopo, senza il fecondo senso della creazione,
in attesa che questo inutile dono confluisca nella
fine senza giustificazione, che viene portata da una
mano ignota, in circostanze di mistero.

Tale l'accorata tragedia d'anima che fece sgorgare
l'ultima scintilla d'arte nel mondo classico.

S'è molto discusso sul valore dell'arte di Antinoo,
e dalle retoriche esaltazioni di alcuni siamo passati
alle esagerate negazioni di altri. Noi, che abbiamo

cercato di accompagnare nel loro travaglio quegli
artisti, fino alla conquista di un concreto resultato,
non ponendoci di fronte, qua] termine di confronto,
ideali o nature che non giovano a una valutazione
più equanime, riteniamo che arte sia dove un valore
consegua piena espressione, in forma conseguente ed
armonica, d'un tratto strappata in luminoso equilibrio
all'oscuro travaglio espressivo.

L'arte può esprimere qualunque valore, anche
negativo ; e quel che le dà la pienezza non è l'etica
considerazione di questo valore che si cerca di ester-
nare, ma precisamente se esso sia effettivamente e to-
talmente esternato, talché per suo mezzo noi pos-
siamo rivivere questa passione, questo modo d'es-
sere, colla medesima intensità con cui è stato vis-
suto dall'artista creatore; se noi pure possiamo, in
certo me do, farci artisti, e riempire l'animo di quella
sua meravigliosa visione di umanità e di vita.

E allora, se riguardiamo indietro, troviamo che,
in forinole più semplici o più complesse, questo ri-
poso d'equilibrio è, nello sviluppo dell'arte di An-
tinoo, più volte conseguito.

La passione di questi uomini, poiché è vero e pro-
fondo sentire, arriva ad esprimersi, a liberarsi realiz-
zandosi ; l'afflato creatore realmente trasfigura gli
elementi naturali e intellettuali : li fonde nel geniale
crogiuolo, e li trasvaluta nell'unicità dell'opera.

Così anche l'incompletezza, l'oscurità dell'età di
Antinoo, si completano, si illuminano, se [l'arte ce ne
renda esatto manifesto nella persona di questo gio-
vinetto, dalla misera vita e dalla triste sorte, di cui
s'è fatto stendardo un'epoca stanca d'attività, inquieta
sul suo avvenire, sfiduciata d'ogni affermazione, in
cui si spiega la parabola della civiltà classica.

Pirro Marconi.
 
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