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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Rellini, Ugo: La grotta delle felici a Capri
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0164
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LA GROTTA DELLE FELCI A OAPKI

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dosi ad angolo retto, va ad addossarsi alla parete del
monte, chiudendo insieme col pilastro una specie di col-
letta, nella quale pertanto si può penetrare insinuandosi
diel rò il pilastro. È affatto da escludere che cotesta spe-
cie di pilastro fosse erette per sostenere la vòlta della
grotta, come fu asserito : tanto varrebbe dire che esso
doveva reggere il monte in cui la grotta s'incava.

Quando visitai la grotta la prima volta, nel marzo
del 1921, la trovai invasa da una folta e vigorosa mac-
chia di vegetazione che faceva sospettare un denso
strato di terreno artificiale.

Erano tuttora aperti, addossati alla parete occiden-
tale della grotta, due piccoli saggi poco profondi, fortu-
natamente netti e precisi, condotti una trentina di anni
addietro dal dott. Ignazio Cerio. Mi si riferiva che,
prima del Cerio, altri aveva frugato presso il rudere
che è in fondo alla grotta, dove trovai sul terreno
sconvolto addossato il mantello di scarico del primo
saggio Cerio.

Il materiale dal Cerio raccolto fu da lui in se-
guito donalo all'Istituto antropi logico della Univer-
sità di Napoli. I.a relazione della scoperta del Cerio fu
stesa dal dott. De Biasio

Il suolo della caverna, prima che io intraprendessi
le mie ricerche, era disuguale e declive verso l'apertura
che guarda il mare, invaso dal detrito che avanza, come
un conoide di deiezione, dalla contigua Grotta del-
l'Arco, dove hi degradazione è piii attiva.

Il deposito antropozoico doveva essere più alto in
origine, poiché, esaminando attentamente la parete
settentrionale dell'antro, mi accorsi che, al di sopra di
30-40 cm. dal piano della caverna prima dello scavo, sta-
vano incrostati e saldati alla parete alcuni cocci pre-
istorici. Forse il suolo era stato alquanto abbassato,
quando si eressero le opere murarie ; riscontravo che il
rudere, a forma di pilastro, poggia sul deposito preisto-
rico e non sul vergine, mentre il primo muretto poggia
sui macigni.

Ma poiché il deposito non era certo esaurito, nò era
stato metodicamente frugato, si rendeva utile un nuovo
esame dell'antro, tanto pili che l'età della grotta era
stata oggetto di discussione.

(l) De Biasio : La (ìndia delie Felci nell'isola di Capri,
in Bull, di puletn. Hai., a. XXI, 1875.

Eseguii le mie ricerche nei primi dell'aprile 1921 e
durante tutto l'agosto di quello stesso anno : le ripresi
nel gennaio e nella Pasqua 1922. Procedetti lentamente,
vagliando sempre il materiale e vigilando di persona lo
scavo, con l'assistenza anche del sig. A. Odierna, custode
delle antichità di Capri.

Feci dapprima aprire una trincea trasversale nel
mezzo della grotta dalla parete settentrionale, avan-
zando verso la grande falda caduta, pei-tentare di ve-
dere la stratificazione del deposito.

Apparve subito cocciame preistorico esclusivamente
fatto a mano libera, tra cui erano frammenti di ceramica
nerolucida con qualche ansa a nastro largo con foro ro-
tondo e insieme ossa di bruti spezzati, conchiglie marine,
specialmente patelle in grande quantità. A qualche me-
tro dalla parete occidentale s'incontrò, alla profondità
di un metro, un focolare difeso da grandi macigni con
detriti di carbone e qualche osso abbrustolito ; la terra
carboniosa si estendeva e scendeva verso la parete del
monte. Almeno in cotest a parte il deposito non era stato
rimaneggiato.

Ben presto si vide che la trincea ncn poteva appro-
fondirsi in modo regolare, perchè veniva.no apparendo
grandi macigni precipitati dalla vòlta.: il materiale an-
tropozoico si raccoglieva negli intervalli tra cotesti
massi fino a profondità varia da 50 cm. a un metro :
dove si poteva scendere a profondità maggioro il mate-
riale spariva, e s'incontrava una terra tufacea gialla,
assolutamente sterile. Quasi nel mezzo dell'antro raccolsi,
a un metro di profondità, alcune macine, tre delle quali
ben conservate, e qualche macinello. Si allargò lo scavo
procedendo verso il rudere a forma di pilastro, in fondo
alla grotta, ma si incontrò da cotesta parte terreno
sconvolto in tempi recenti.

Feci allora eseguire un'altra trincea lungo tutta la
parete settentrionale, con l'intento di vedere se sotto
i grandi massi continuasse il deposito preistorico, e
per verificare le condizioni della parete stessa, poiché
l'esame della Grotta dell'Arco suggeriva la possibilità
di qualche cavità in cui il deposito potesse continuare.

Dietro il muretto mùtilo eretto sui grandi blocchi
caduti, all'ingresso della grotta, la parete del monte
s'incava alquanto. 11 luogo era intatto: il riempimento
raggiungeva quivi l'antico livello del deposito preisto-
rico, segnato più innanzi dai cocci incastrati nella pa-
rete. Sotto uno straterello di finissima terra, prodotta
 
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