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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Rellini, Ugo: La grotta delle felici a Capri
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0165
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LA GROTTA DELLE FELCI A CAPRI

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dal lento sfacelo della roccia, s'incontrò tra gli altri
resti una grandissima ansa nerolucida a nastro largo,
e, poco sotto, i frammenti di un vaso grezzo elegante-
mente decorato da un cordone plastico. Alla profon-
dità di 50 cm. si trovò un sottile straterello di terra
sterile compatta, come se fosse battuta o per lungo
tempo calpestata, che si adagiava sui grandi macigni
caduti.

Procedendo sempre lungo la parete della grotta, la
trincea fu allargata a metri 4,60, fondendola con lo scavo
precedente, e in due luoghi abbassata rispettivamente
fino a m. 3,50 e 3,70 dal livello primitivo, benché, a me-
tri due al massimo, il deposito antropozoico fosse ces-
sato. A metri 3,70 s'incontrò, in un punto, un tufo ter-
roso di colore gialliccio chiaro, analogo a quello che può
osservarsi nel taglio che ò alla bocca della Grotta di
Matromania. Raccolsi in cotesto tufo porzioni di cranio
di un grosso cervide. Nell'altro punto il terreno tufaceo
sterile si mostrava duro e commisto con minutissimo de-
trito della vòlta.

Nella parte corrispondente alla regione più internata
del riparo, il riempimento terroso aveva maggiore
spessore : quivi la, trincea incontrò lo straterello di terra
battuta, sopra ricordato, durissimo e scuro, alla profon-
dità di metri 1,50. Alla distanza di un metro dal rudere
a pilastro si trovò, sopra, cotesto straterello, un secondo
focolare intatto con abbondanti carboni, pietre cotte
dal fuoco, ossa di bruti abbrustoliti.

Sottoposto a cotesto primo straterello indurito e
sterile, che sopportava lo stesso materiale preistorico
già detto, si trovò, circa 20 cm. più in basso, un secondo
suolo battuto; e sotto questo, più profondo di 30 cm., un
terzo suolo di terra battuta. Tra cotesti suoli, col con-
sueto materiale di rifiuto, s'incontravano frammenti di
ceramica dipinta fatta a mano, macine e macinelli,
nuclei e schegge di ossidiana, due belle lame silicee
accuratamente lavorate.

Un saggio condotto all'estremo meridionale della
grotta, a contatto del rudere, in continuazione della
trincea, trovò lo stesso materiale a profondità minore,
poiché da codesta parte il suolo scendeva. S'incontrò
uno straterello di terra nerissima in continuazione del
focolare osservato dall'altra parto del rudere. Sotto di
esso si raccolse, precisamente sotto la fondamenta del
rudere, una grande macina. Poco oltre, allo stesso li-
vello, una larga macchia di ocra rossa era diffusa nel ter-

reno, come se fosse uscita da un vaso spezzato: in essa
si raccolse un pestello arrossato.

Risulta, da quanto ho esposto, che il deposito antro-
pozoico era stato alquanto abbassato, e, in parte, scon-
volto. Ciò non ostante, l'esame dei lembi trovati intatti
permette di dire che non vi era una vera e propria stra-
tificazione corrispondente a età diverse. Gli strai creili
di terriccio sterile accennano a periodi di abbandono
nell'utilizzazione dell'antro. Inoltre deve dirsi che, nei
punti in cui il deposito non era rimescolato in tempi
recenti, soltanto la parte superiore offriva, insieme col
cocciame grezzo, abbondanti frammenti del bucchero
nerastro dell'età del bronzo, mentre nella parte inferiore
si raccoglievano i frammenti della ceramica dipinta, la
ossidiana e le numerose macine. 11 deposito aveva spes-
sore vario e poggiava sopra i macigni della grande frana.

Nella parte mediana e più internata della parete set-
tentrionale, ad un mezzo metro sotto il suolo, venne in
luce una piccola grotticella naturale che era del tutto
interrata. Poiché fu vuotata con cura, si vide che con-
sisteva in una specie di cunicolo, lungo tre metri, largo
alla bocca m. 1,80, che a metà si piegava bruscamente
a gomito, restringendosi e abbassandosi per modo da
non potervi più stare in piedi. Certo non era stata scon-
volta in tempi recenti, non ostante la grande confusione
del materiale. Notai la posizione degli oggetti che ora
vengono ricordati e su alcuni dei quali tornerò in seguito.

Alla bocca della grotticella si incontravano due
crani umani in pessimo stato di conservazione, dei quali
non si poterono salvare se non le mandibole. Quindi
porzione di vaso a fondo emisferico, fatto a mano,
dipinto (tav. I, fig. 2). Subito dopo, ossa di uno scheletro
femminile, ma confuse e infracidate dalle filtrazioni
delle acque, traverso una stretta fenditura della parete.
Si salvò qualche frammento del cranio e la mandibola;
poi altre ossa dello scheletro, di cui si poterono salvare
gli omeri, una scapola, un femore e pochi altri fram-
menti.

Sì raccolsero nella sezione media della grotta, me-
scolati con ossa di bruto, gli oggetti seguenti:

a) tre ciotole a fondo emisferico, di ceramica
rozza, senza ansa (fig. 7) ;

b) frammenti di altre ciotole, dello stesso im-
pasto ceramico ma con ansa ad anello;

e) frammenti di un grande vaso rozzissimo, con
l'orlo semplice, l'ansa verticale spezzata ;
 
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