Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

DOI Artikel:
Ugolini, Luigi M.: La Panighina: fonte sacra preistorica
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0287
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
529

LA PANIGIIINA

530

Si rinvenne pure un dente molare eli bue. Degno
di nota il fatto che dalla corona, in senso longitudi-
nale, furono intenzionalmente staccate alcune schegge.
Forse appartenne ad un òos brachiceros, come pure
va assegnato a questo quadrupede un (isso interno
di un corno e due vertebre (Bert.).

Completa la raccolta qualche altro osso di pecora
o capra (Bert.).

Selce. Si rinvenni» pure un piccolo nucleo di
selce di color scuro-nerastro, da cui furono staccate
alcune schegge (Bert.).

Tecnica costruttiva. Premesso ciò, vengo alle
considerazioni di carattere generale che ho potuto
ricavare dal paziente e minuto esame del materiale.

Comincio dalla tecnica costruttiva.

Dirò subito che il colore fondamentale di tutto
il materiale ceramico è il nerastro, ma in due tinte:
una nera, cupa, ben decisa, intensa, che alle volte
lascia intravedere un lieve nitore ; ed un'altra gri-
giastra scura.

Tale diversità di tinta mi sembra dovuta in al-
cuni casi ad una differente qualità della creta figu-

Fig. 35 - Lunghezza cui. 16.
(Dalla scoperta casuale del 19U2).

C. Esame sintetico del materiali:.

Descritti i singoli oggetti, ora ne presento le carat-
teristiche riunite per qualità, sia perchè al lettore
riesca più facile formarsi da sè un concetto del mate-
riale prima di sentire il mio parere in proposito, sia.
perchè desidero far conoscere tutte le qualità di
questo assieme di oggetti difficili a vedersi, sparsi in
varie raccolte, e costituenti la principale base per la
cronologia della scoperta.

Gli esemplari fittili usciti integri o (piasi, dal « pozzo
rosso » sono circa una ventina; ma i numerosi fram-
menti — generalmente assai minuti — ci danno l'im-
pressione che un'altra ottani ina circa di vasi deb-
bano essere computati accanto a quelli usciti sani o
quasi.

La parte maggiore e la più importante del mate-
riale è attualmente a Bertinoro, e custodita con la
massima cura dal proprietario doli. Ignazio Bas-
setti, al quale mi è grato qui rendere il tributo di gra-
titudine che gli devo per la gentilezza grande con la
quale ha accolto me e favorito il mio studio.

Qualche vaso trovasi pure nel Museo Civico di
Bologna, nella vetrina. A e B della sala II.

lina, in qualche altro raro caso al grado di cottura.
Soprattutto però la si deve alla azione deleteria dei
sali contenuti nell'acqua in cui i vasi rimasero im-
mersi per tanti secoli: l'acqua, penetrando attraverso
le porosità delle superfici, vi ha lasciato depositati
i sali che conteneva, togliendo la tonalità nera ed
il nitore, e conferendo invece un aspetto cenero-
gnolo.

A questo proposito cito il fatto che certi fram-
menti, tuttora, alla superficie rifioriscono di una
specie di muffa biancastra dovuta indubbiamente
al cristallizzarsi di sali che vengono all'esterno.

Ricorderò anche che si osservava tale deposito
biancastro sulla creta imbevuta di acqua clorosalina
all'essiccarsi al sole (col. 498) : inoltre che il colore del
fango nell'interno del « ceppo » era biancastro.

La creta figulina dei vasi meno fini è impura, es-
sendo mescolata- intenzionalmente o no —di tritumi
di calcare o di gesso, alle volte tanto grossi che affio-
rano alla superficie del vaso. Si riparava in qualche
modo all'aspetto rozzo che avrebbe avuto il vaso,
con la spalmatura di un sottile strato di creta più
raffinata, avente uno spessore maggiore o minore a
seconda dei casi. (Primo stadio).
 
Annotationen