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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Anti, Carlo: Esplorazioni archeologiche nella Licia e nella Panfilia
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0408
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765

ESPLORAZIONI ARCHEOLOGICHE NELLA LICIA E NELLA PANFILIA

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con il Givecli Ciai occorrerebbero due ere circa. Bei-
gik, senza contare Tocug Inghidely e Salaàr Bunàr,
donde pure si possono avere rifornimenti, resta ad
ogni modo il centro abitato più vicino, al quale si
possa appoggiare l'esploratore delle rovine di Furun-
giuk. La Narly Jol può invece essere preziosa per
comunicazioni dirette con Tekir Ovà (in salita, circa
3 ore e mezza; mentre per la via di Beigik occor-
rono circa 6 ore), e perchè, quando il Givecli Ciai
sia grosso ne evita il guado.

Il margine inferiore del campo di rovine è net-
tamente segnato da uno strapiombo roccioso, alto
circa 20 m., che costeggia il pendìo come una mu-
raglia naturale per qualche centinaio di metri. Sul-
l'orlo di questo salto roccioso si vede l'edificio meglio
conservato di tutti quelli della città: promessa ingan-
natrice per chi arriva, perchè il resto delle rovine è
invece in condizioni catastrofiche. Violentissimi ter-
remoti, la cui azione è tuttora testimoniata dai forti
spostamenti subiti dai blocchi di alcuni edifici, e
paurose frane precipitate dall'alto della montagna
hanno travolto sconvolto e frantumato ogni cosa.

Orientarsi in un simile caos, causa anche il neb-
bione che copre la zona proprio nelle migliori ore della
giornata, è cosa molto difficile.

Tolto il naturale succedersi delle rovine, quasi a
terrazze sovrapposte, non è possibile di avvertire una
qualsiasi ripartizione della città : l'occhio si perde
in un mare di blocchi lavorati, avanzi di edifici e di
massi naturali rotolati giù dal monte con le frane
provocate dai terremoti, dagli incendi], dallo sgelo.

Gli edifici che attraggono in qualche modo l'at-
tenzione sono quello già ricordato sul ciglione infe-
riore della città, un vasto santuario proprio nel cuore
della zona archeologica e un tempietto a ponente del
precedente.

Il primo edificio è una costruzione quadrangolare,
della quale rimangono sufficientemente conservati
i muri perimetrali, meno quello a monte che è tutto
crollato. L'edificio, come si arguisce dalle finestre,
era a due piani. Sulla fronte verso la valle si scor-
gono in alto due coppie di finestre, in basso delle
strette feritoie, che, a giudicare da alcuni casselli,
in origine dovevano essere fornite di inferriate. Sui
due lati minori una porta sormontata da finestre.
L'architrave della porta settentrionale è a terra, rotto

in piti pezzi, con la parte figurata contro il suolo. Si
intravvede tuttavia un leone ad altorilievo che cam-
mina a sinistra verso una colonnina dal capitello
arieggiante il tipo ionico. Lo stile del rilievo è molto
vigoroso, fortemente stilizzato e di sapore orientale.
La colonnina, di tipo non canonico, ha pure aspetto
non greco o, per lo meno, ibrido. La costruzione è a
corsi regolari di parallelepipedi calcarei, la cui super-
fìcie esterna è fortemente convessa e accuratamente
lavorata, l'interna invece è lasciata quasi grezza
e quindi molto irregolare. L'irregolarità della parte
interna che ne risulta è anzi tale da doversi neces-
sariamenxe supporre che avesse uno speciale rive-
stimento ; forse in legno ?

Subito a sud di questo edificio vi sono gli avanzi
di altro consimile, ma molto rovinato, meno che nella
parte meridionale la quale è ancora a posto. A monte
altre due costruzioni analoghe, bene riconoscibili,
ma forse rientrano in questo tipo anche varii altri
avanzi del luogo : deve trattarsi di un tipo di abita-
zione ricca, caratteristico della città. Le finestrino
accoppiate e la bugnatura convessa fanno pensare
al periodo ellenistico.

Nelle costruzioni ora ricordate e qua e là in altri
avanzi architettonici è quasi generale l'uso di pro-
filare variamente la superfìcie dei blocchi. Ho rile-
vato i tipi di profilatura riprodotti alla figura 34.

Il santuario (figg. 35,36 e tav. V). Il centro della
città sembra essere costituito da un complesso archi-
tettonico di una certa grandiosità e di singolare strut-
tura, intorno al quale perciò ho creduto opportuno
di spendere tutto il tempo di cui disponevo.

Consta di tre ambienti affiancati da ovest ad est,
chiusi a nord e a sud, cioè a monte e a valle, da due
lunghi muri a grandi parallelepipedi regolarmente
squadrati. Più precisamente solo il muro anteriore
è una vera parete, mentre quello di fondo in basso è
costituito dalla roccia naturale e solo in alto presenta
alcuni filari di blocchi squadrati. Questi avevano
una duplice funzione: reggere il tetto che doveva
scendere verso la parete anteriore con uno spiovente
molto accentuato, e difendere l'edifìcio dalle acque
e dalle frane eventuali provenienti dal pendìo del
monte. L'intervallo fra i due muriè tumultuariamente
colmato da blocchi e macigni rotolati dall'alto, non
tanto tuttavia che non si possano rilevare due muri
 
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