ì20 RIFL ESSÌO N 1
h più ardue, che dilucida le più oscure. Per questo i Lettori ancor
meno esperti, e poco pazienti, con piacere le leggono, e con loro
utilitk le comprendono. Anzi Tullio non ebbe difficolta di scrivere
queste parole: Mandare quemquam literis cogitationes suas, qui easy
tjec disponere, nec illustrare pojsit, nec deletlatione aliqua ajsicere le-
Borem^ hominis eft intemperanter abutentis <& otio & literis. Non vo-
gliamo tuttavia, che lo stile luisureggi; nè che la nobile serieta e
gravitù d’alcuni argomenti s’adorni di troppi fiori, e di vivaci figu-
re; Molto meno di frasche; siccome avvenne verso la meta del seco-
Ìo prossimo paffiato ne’Libri anche degli Autori più insigni. Bramia-
mo, che chi scrive, s’afienga aimeno dall’orridezza degii Scolastici,
i quali bene spessb procedono ( convien consessarlo ) con ordine, ma
quafi fernpre senza alcuna grazia, e per cosi dire senza civilta; iaon-
de non solo non aliettano i palati schivi, ma spaventano ancora ed
offendono i palati vogiiofì. Desideriamo, che ia Verit'a, le notizie,
e ie ragioni delie cose si lascino vedere in abito non sordido, non
deforme, non troppo rufticano, e spiacevoie, ma con gli ornamenti,
che si convengono aila lor dignita, e con quei Decoro, che in tut-
te Ìe cose dee cercarsi, che sama, e si cerca dagii anirai veramen-
te nobili e di Gusto persetto.
Par poco questo vantaggio a coloro, i quaii o non sono più in
tempo di studiar PEioquenza, oppure nati in Secoìi puliti vogliono
tuttavia vivere ne’costumi de’ secoii barbari. Anzi Cresconio Grama-
tico biasimava in S. Agostino l’uso de)T Eloquenza, e l’Eioquenza
sìessà, col pretesto ch’elia servisse a persuadere non meno ii vero,
che ii Faiso. Ma e ia sperìenza, e mille ragioni, e S. Agostino me-
desimo assai dimostrano, quanto s’ingannino costoro, o quanto sieno
ingiuste le loro querele; essendo chiaro a tutti, che non cessa l’uti-
lita, e necesfita deile Scìenze e delì’Arti per l’abuso, che o i’igno-
Tanza, o la maivagita ne può sare. Strana eosa dovrebbe parere, che
anche oggidi un valentuomo di gran riputazione in Francia sparli
cosi gravemente contro delia Rettorica, e la defideri per poco sban-
dita dalle Scuole medesime, se non sapessimo, a quali eccesti tragga
!’ srdore delle dispute, e l’amore deiie proprie opinioni. Si debbono
biasimare gli abusi deila Rettorica, ma non l’Arti. Per aitro quan-
do si tratti di giudicare chi rispienda per l’ornamento deii’eioquen-
za, se questa sia di parole, e non di cose, noi eertamente antiporre-
mo a eostui, qualunque altro, che sia bensi privo d’eioquenza, ma
secondo di cossi, purchè quefte fìen’ utiii 3 e vere, ed egii almeno
sappia
h più ardue, che dilucida le più oscure. Per questo i Lettori ancor
meno esperti, e poco pazienti, con piacere le leggono, e con loro
utilitk le comprendono. Anzi Tullio non ebbe difficolta di scrivere
queste parole: Mandare quemquam literis cogitationes suas, qui easy
tjec disponere, nec illustrare pojsit, nec deletlatione aliqua ajsicere le-
Borem^ hominis eft intemperanter abutentis <& otio & literis. Non vo-
gliamo tuttavia, che lo stile luisureggi; nè che la nobile serieta e
gravitù d’alcuni argomenti s’adorni di troppi fiori, e di vivaci figu-
re; Molto meno di frasche; siccome avvenne verso la meta del seco-
Ìo prossimo paffiato ne’Libri anche degli Autori più insigni. Bramia-
mo, che chi scrive, s’afienga aimeno dall’orridezza degii Scolastici,
i quali bene spessb procedono ( convien consessarlo ) con ordine, ma
quafi fernpre senza alcuna grazia, e per cosi dire senza civilta; iaon-
de non solo non aliettano i palati schivi, ma spaventano ancora ed
offendono i palati vogiiofì. Desideriamo, che ia Verit'a, le notizie,
e ie ragioni delie cose si lascino vedere in abito non sordido, non
deforme, non troppo rufticano, e spiacevoie, ma con gli ornamenti,
che si convengono aila lor dignita, e con quei Decoro, che in tut-
te Ìe cose dee cercarsi, che sama, e si cerca dagii anirai veramen-
te nobili e di Gusto persetto.
Par poco questo vantaggio a coloro, i quaii o non sono più in
tempo di studiar PEioquenza, oppure nati in Secoìi puliti vogliono
tuttavia vivere ne’costumi de’ secoii barbari. Anzi Cresconio Grama-
tico biasimava in S. Agostino l’uso de)T Eloquenza, e l’Eioquenza
sìessà, col pretesto ch’elia servisse a persuadere non meno ii vero,
che ii Faiso. Ma e ia sperìenza, e mille ragioni, e S. Agostino me-
desimo assai dimostrano, quanto s’ingannino costoro, o quanto sieno
ingiuste le loro querele; essendo chiaro a tutti, che non cessa l’uti-
lita, e necesfita deile Scìenze e delì’Arti per l’abuso, che o i’igno-
Tanza, o la maivagita ne può sare. Strana eosa dovrebbe parere, che
anche oggidi un valentuomo di gran riputazione in Francia sparli
cosi gravemente contro delia Rettorica, e la defideri per poco sban-
dita dalle Scuole medesime, se non sapessimo, a quali eccesti tragga
!’ srdore delle dispute, e l’amore deiie proprie opinioni. Si debbono
biasimare gli abusi deila Rettorica, ma non l’Arti. Per aitro quan-
do si tratti di giudicare chi rispienda per l’ornamento deii’eioquen-
za, se questa sia di parole, e non di cose, noi eertamente antiporre-
mo a eostui, qualunque altro, che sia bensi privo d’eioquenza, ma
secondo di cossi, purchè quefte fìen’ utiii 3 e vere, ed egii almeno
sappia