SOPRA IL BUON GUSTO P, II. 355
d’altri Autori, e Filosofì, i quali in ciò s’accordano ancora con £«
raclito, di cui è quel più falso, che vero detto: rohv^à^tv voóv où
diòsùsKet, cioè, la 'varia kruààzione non ammaejìra. A me dunque ba~
sta di dire, che la cognizione di moite Scienze ed Arti, e la diver-
sa Erudizione, qualora s’accoppiano con Ingegno, e Giudizio singo-
lari, possono produrre erfetti rnirabili, e cagionare, che aiìora perfet-
tamente si truovi e mostri ii beilo di quelia Disciplina, che si vuol
trattare ex prosejso. E Plutarco nel Libro delF Educazion de Figliuo-
li è di parere, che almeno s’abbia da asiaggiare ì' Enculopedia^ in
guisa che non ci arrivino nuove le varie Dilcipline»
L’altro frutto, che ii giudizioso Lettore può trar dal manegg'io)
di moltistimi Autori, st è quelio di riconoscere ciò, che è trattàto
poco o nulla dagli Autori, o poco ben dai medestrni: il che può
servire a iui d’incentivo, per trattar meglio, e con più fortnna^
quella stessa Materia ; perciocchè nel nuovo consiste non poca parte
dei belio. Ghe se tu ritrovi quel campo ampiamente, e felicemente
coitivato da aitri, tempo gittato sarebbe queiio, che tu vi soendessi
intorno, se pure non ti desse Fanimo d’avanzar tutti gii altri in quels
impresa medestma. E quì convien avvertire, essere un costume anti-
chissimo quelio d’accrescere i’opere aitrui, e farle divenir nostre per
questa via. Ciò specialmente accade ne’Libri d’Erudizione, e di StQ-
ria, e sopra tutto ne’Dizionarj, aquali tanto fì va talora aggiun-
gendo, che più non vi st riconosce ii primo Autore. E se le Giun-
te sono riguardevoii, se le mutazioni molto utili, e ie correzioni
sensibili, non è talvoita ingiusto l’attribuire a noi stessi s opere ai-
trui; che radi in fine sono fra i Letrerati coioro, che tutto dì pian»
ta sappiano fare un’eccellente edifizio, nè st vagliano de’iondamenti s
e materiali, non che de’modelli dei vicinato senza nè anche cadere
in quei surti, e Plagii eruditi, i quali sarebbono materia dì luago
discorso. Leggi dunque molto, e osserva quello, che manca ne’ Li-
bri altrui ; perchè siccome non conoscono di saper poco, se non quel-
ii, che studiano molto; cos vi non può ben conoscere ciò, che si de-
sidera tuttavia daila Repubblica Letteraria, se non chi assaissìmo ha
letto, ed ha con giudizio considerate i’altrui fatiche.
Sara ii terzo frutto, quelio di fare tra i molti Autori un cer-
to confronto, e ravvisare, a chi d’essì abbia maggior obbligazione
ia materia trattata. Da ciò poi nascera una gran copia di lumi per
ben regolarst dipoi nel far’ anche noi pruova delle nostre forze in so-
miglianti lavori» li Belio? anzi fra i belli il più bello5 iempre ha
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d’altri Autori, e Filosofì, i quali in ciò s’accordano ancora con £«
raclito, di cui è quel più falso, che vero detto: rohv^à^tv voóv où
diòsùsKet, cioè, la 'varia kruààzione non ammaejìra. A me dunque ba~
sta di dire, che la cognizione di moite Scienze ed Arti, e la diver-
sa Erudizione, qualora s’accoppiano con Ingegno, e Giudizio singo-
lari, possono produrre erfetti rnirabili, e cagionare, che aiìora perfet-
tamente si truovi e mostri ii beilo di quelia Disciplina, che si vuol
trattare ex prosejso. E Plutarco nel Libro delF Educazion de Figliuo-
li è di parere, che almeno s’abbia da asiaggiare ì' Enculopedia^ in
guisa che non ci arrivino nuove le varie Dilcipline»
L’altro frutto, che ii giudizioso Lettore può trar dal manegg'io)
di moltistimi Autori, st è quelio di riconoscere ciò, che è trattàto
poco o nulla dagli Autori, o poco ben dai medestrni: il che può
servire a iui d’incentivo, per trattar meglio, e con più fortnna^
quella stessa Materia ; perciocchè nel nuovo consiste non poca parte
dei belio. Ghe se tu ritrovi quel campo ampiamente, e felicemente
coitivato da aitri, tempo gittato sarebbe queiio, che tu vi soendessi
intorno, se pure non ti desse Fanimo d’avanzar tutti gii altri in quels
impresa medestma. E quì convien avvertire, essere un costume anti-
chissimo quelio d’accrescere i’opere aitrui, e farle divenir nostre per
questa via. Ciò specialmente accade ne’Libri d’Erudizione, e di StQ-
ria, e sopra tutto ne’Dizionarj, aquali tanto fì va talora aggiun-
gendo, che più non vi st riconosce ii primo Autore. E se le Giun-
te sono riguardevoii, se le mutazioni molto utili, e ie correzioni
sensibili, non è talvoita ingiusto l’attribuire a noi stessi s opere ai-
trui; che radi in fine sono fra i Letrerati coioro, che tutto dì pian»
ta sappiano fare un’eccellente edifizio, nè st vagliano de’iondamenti s
e materiali, non che de’modelli dei vicinato senza nè anche cadere
in quei surti, e Plagii eruditi, i quali sarebbono materia dì luago
discorso. Leggi dunque molto, e osserva quello, che manca ne’ Li-
bri altrui ; perchè siccome non conoscono di saper poco, se non quel-
ii, che studiano molto; cos vi non può ben conoscere ciò, che si de-
sidera tuttavia daila Repubblica Letteraria, se non chi assaissìmo ha
letto, ed ha con giudizio considerate i’altrui fatiche.
Sara ii terzo frutto, quelio di fare tra i molti Autori un cer-
to confronto, e ravvisare, a chi d’essì abbia maggior obbligazione
ia materia trattata. Da ciò poi nascera una gran copia di lumi per
ben regolarst dipoi nel far’ anche noi pruova delle nostre forze in so-
miglianti lavori» li Belio? anzi fra i belli il più bello5 iempre ha
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