D1 BERNARDO TREVISANO P.V. 41
II. Che tutte procurino di trattenere in disciplina, e modera-»
sione quelie Facolta subalterne, che a loro servono, come ministrej
ed ancelle.
III. Che mantengano in divozione, e soggette alcune tumuL
tuanti affezioni, che speiso osano dimostrarst contumaci a’Ìorocoman»
dij anzi insidiare la medelima lor dìgnita.
I.
E’ cos\ necestario, che ciascheduna delle nostre Potenze faccia op-
portunamente quella parte, che ad essa appartiene, quanto è d’uopo,
che i nostri sensorj facciano queila, che a loro rispettivamente con~
viene. Se ailora, che è di bisogno mirare, si attendesse soio ad udi*
re; Se quando st dee udire, si toccasse: improprie, ed inoffiziose sa«
rieno ie nostre azioni. Cosi parimente, se la Memoria sx arrogasse
le funzioni dell’Inteiletto, e vagante ricercasse immagini di fatti,
quando si dee proceder nel raziocinio; Se rintelletto allora, che ha
più d’uopo deila cognizione de’fatti, soio esercitar si volesse in sotti-
li lpecuiazioni; Se queila moltipiicando la produzione deile sue im-
magini; Questo iterando i rissessi, impedisse, quando sono più oppor-
tuni, gii atti alla Voionta, o se la Voionta, senza ricevere ie in-
formazioni daila Memoria, o i consiglj dali’Intelletto, voiesse pro-
durre precìpitosamente i suoi atti, sempre sarieno le operazioni deiia
nostra Mente, immature, o pur difettose; nè mai avrebbero del
BUGN GUSTO.
L’operazioni della Mente son varie. AÌcune sono tutte dipen-
denti da’ fatti ; e nel riievare con puntualitù, ed esattezza i medesi-
nai, consiste ogni sua perfezione. In queste non v’è dubbio, che la
maggior parte dee aver ia Mernoria. Dee questa attenta raccogiiere,
e sollecita riprodurre ciò, che ne’suoi ripostiglj ha raccolto; nè, ai
satti, ch’ ella produce, è iecito ail’Intelletto di aggiugnere circostan-
ze. Dee egli soccombere a quelie Leggi, a cui soggiace il Pittofe
appìicato a’ritratti, di non errare ne quidem in melius. Altre delle
nostre operazioni tutte da speculativi rissessi dipendono, ed in esse
tutto, si può dire, dee farsi dall’ Intelletto. Poca ingerenza in queste
dee prendersi ia Memoria, e s’eiia con soverchia baidanza vuole in-
gerirsi; se suor di bisogno propone delle sue specie sensìbiii, o per
esporre, o per assomigiiare le cose intellettuali, ie quaii per effer a-
stratte, non xmai possono con ie specie medesime convenire: certo è
Tom. VliL F che
II. Che tutte procurino di trattenere in disciplina, e modera-»
sione quelie Facolta subalterne, che a loro servono, come ministrej
ed ancelle.
III. Che mantengano in divozione, e soggette alcune tumuL
tuanti affezioni, che speiso osano dimostrarst contumaci a’Ìorocoman»
dij anzi insidiare la medelima lor dìgnita.
I.
E’ cos\ necestario, che ciascheduna delle nostre Potenze faccia op-
portunamente quella parte, che ad essa appartiene, quanto è d’uopo,
che i nostri sensorj facciano queila, che a loro rispettivamente con~
viene. Se ailora, che è di bisogno mirare, si attendesse soio ad udi*
re; Se quando st dee udire, si toccasse: improprie, ed inoffiziose sa«
rieno ie nostre azioni. Cosi parimente, se la Memoria sx arrogasse
le funzioni dell’Inteiletto, e vagante ricercasse immagini di fatti,
quando si dee proceder nel raziocinio; Se rintelletto allora, che ha
più d’uopo deila cognizione de’fatti, soio esercitar si volesse in sotti-
li lpecuiazioni; Se queila moltipiicando la produzione deile sue im-
magini; Questo iterando i rissessi, impedisse, quando sono più oppor-
tuni, gii atti alla Voionta, o se la Voionta, senza ricevere ie in-
formazioni daila Memoria, o i consiglj dali’Intelletto, voiesse pro-
durre precìpitosamente i suoi atti, sempre sarieno le operazioni deiia
nostra Mente, immature, o pur difettose; nè mai avrebbero del
BUGN GUSTO.
L’operazioni della Mente son varie. AÌcune sono tutte dipen-
denti da’ fatti ; e nel riievare con puntualitù, ed esattezza i medesi-
nai, consiste ogni sua perfezione. In queste non v’è dubbio, che la
maggior parte dee aver ia Mernoria. Dee questa attenta raccogiiere,
e sollecita riprodurre ciò, che ne’suoi ripostiglj ha raccolto; nè, ai
satti, ch’ ella produce, è iecito ail’Intelletto di aggiugnere circostan-
ze. Dee egli soccombere a quelie Leggi, a cui soggiace il Pittofe
appìicato a’ritratti, di non errare ne quidem in melius. Altre delle
nostre operazioni tutte da speculativi rissessi dipendono, ed in esse
tutto, si può dire, dee farsi dall’ Intelletto. Poca ingerenza in queste
dee prendersi ia Memoria, e s’eiia con soverchia baidanza vuole in-
gerirsi; se suor di bisogno propone delle sue specie sensìbiii, o per
esporre, o per assomigiiare le cose intellettuali, ie quaii per effer a-
stratte, non xmai possono con ie specie medesime convenire: certo è
Tom. VliL F che