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Muratori, Lodovico Antonio
Opere del proposto Lodovico Antonio Muratori già bibliotecario del Serenissimo Signore Duca di Modena (Band 8) — Arezzo, 1768 [Cicognara, 2497-8]

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https://doi.org/10.11588/diglit.30673#0084
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63 R* I F L E S $ I 0 N 1

stupore ; a quelli però, che fì appagano solo delF apparenza, nè cef*
càno ii fondo del vero sapere,

Un Intelletto felice fornito in alto grado di queila forza, che
noi chiamiamo Ingegno, per cui egli chiaramente apprende e conce-
pisce le cose; acutamente penetra nei profondo e neii’astratto delie
medesime; velocemente in un tempo steiso corre a lontaniisimi e di-
sparatissimi oggetti, è un dono delia soia benigna Natura, nè può
acquistarsi con Arte. Da questo Intelietto principalmente vengono i
più riguardevoii parti, che s’abbia ii Mondo letterario. E questa si
è la vera sorgente delie cose grandi in trattare ie varie discipline.
Chi è soio Memoria, vive per cosi dire tutto deii’aitrui, nè aitra
lode ha che quelia della fatica, per mezzo deiia quaie ha tante co-
se raccolto neiia sua. privata guardaroba. Ma chi ha Ingegno di tai
natura, vive del suo; ed al pari delle feconde campagne, da se stes-
so produce ie sue ricchezzé, o ricevuto poco seme altronde, il moì-
tiplica a dismisura con singolare sua gloria, e con incredibile aitrui
benefizioi'-Di rado avviene che un’ingegno grande vada scompagna-
tc da una corrispondente Memoria, e neppure ciò per avventura può
aceadere, ove queiFlngegno sia veloee, e vivace. Pure si darmo In-
gegni profondi, ed acuti, a quali manca almen la prontezza della
Memoria, onde riescono pigri nelie loro operazioni, e disadattì ad
esprimersì: mentre non servono loro prontamente le Immagini e le
paroie necessarie per concepir tosto al di dentro le cose, o per dipi-
gnerle poscia velocemente, e variamente al di fuori.

Ma nè una Memoria tenacissima e agilissìma, nè un’ Ingegno
secondisiimo e mirabile, faranno risplendero chi che sia neile Lette-
re, e se con esso loro eziandio non si coiieghi una vigorosa Volon-
ta tutta rivolta ai possesso, e alla coltura delle medesime. Ghe gio-
vano tante belle doti, se non si vuol poscia tollerar la fatica neces-
sarìa allo studio, se si vuol solarnente pascere il corpo di voiutta, e
se a nuìF aitro Fanimo pensa, che a vani diietti, àlF interesse, agli
onori del Mondo, e a fimiii altri Idoli deil’ umana ambizione, e
sciocchezza? Certo è, che per difetto di Volonta veggiamo tanti
nobilissimi ingegni o non entrare, o non fermarsi neile Seienze^
neìie quali per aitro avrebbero fatto indicibii progressb. Ghe seppu-
re s’applicano essi per poco ailo studio, ad aitro nol fanno poscia
fervire, che a procacciarsi quaiche transitorio applauso nelle raunanzs
e eonversazioni civiii. Una tai disavventura si osserva, come ho det-
to, in assaissime persone, ma più frequentemente in chi è dotato d*

Ingegno
 
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