2<?o DEEZ^ PERE ETT^
Noo /ivr o/? 2/0 772orro ^22or/.* 72/2772^220 2^770/2 7*07*/%
^22A 722272^22/2772 , /222A ^Ò/o 2/o^227A 2g720 77207*7.
La ragion trovata neh'ultimo Didico da quedo Poeta, per cui non
ci abbia da parer nè grave, nè crudele ia morte, che fu corretta a
lodrir quella valorosa donzella, è quella. Ella era tutta di Fuoco:
adunque o non dovea giammai morire, o pur dovendo morire, ciò
non doveva accaderle, che nel lolo Fuoco. E argomento in vero ci
doverebbe edere di gran maraviglia Pintendere una ragione, che ci
parea imponìbile da trovarli , per mezzo di cui appaja non crudele,
ma naturale , e propria la morte di quella vergine , quando noi la
tenevamo per troppo barbara , e non meritata . Ma l'Intelletto no-
dro ben facilmente s'avvede, edere Soddica, e falla ia ragione ad-
dottaci dal Grozio; poiché sedere E22000 altro non vuoi dire,
le non che quella Donzella era piena di vivacità, di Ipirito, e di
valore. Ora che ha che far con quello elser piena di vivacità, e va-
lore, il morir nei fuoco , onde non abbia da parerci hera la morte
a lei data? O folle ella data latta morir nell'acqua, o lopra un pa-
tibolo, o nel fuoco, certo è che s Intelletto fondatamente credereb-
be tal morte violenta, e tuttavia l'abbomincrebbe. Sicché ov'è quel-
la maraviglia, che volea dedard dal Poeta collo Icoprimento di una
sì alcola ragione? Ov'è quella dilettazione, che prende l'Intelletto
lano dall'imparare una cola ignota, e quei Vero, che tanto gli piace,
se nulla di nuovo d può apprendere da queda ridedìon del Poeta?
In propodto di quedo Fuoco mi sovvìene un somigliante con-
cetto del P. Pietro le Moyne , Autore assai dimato in Francia per
io Poema intitolato 2/ 3'. 1,227^2. In un Sonetto da lui compodo per
una dipintura, dove d miravano Clelia, e le Romane, che dai Cam-
po di Porsena fuggirono a Roma padando a nuoto il Tevere, dice
a quelle j^g'gEZuo Eo//oxxo, c%o 72072 2*0772/2720 g//? , poro^è
22/ o<ypo?ro /oro ^/i /?r/7/Z 2/0///2 Asorro ^?or rZi7oro72X/2 /? /072 /or772/7?Z, 0
^//o /or /s/27?77720 00/2720 ^700 0072/22772/27/2 ^22o//o /20<^220.
IVo or/22^72ox ^0272r /% A7o7*r, /L^ZrZvoy Eo/222rox.*
(a) Dou^T?? 120225* 2/0 ro/po// rr/zZrr /o72r /2rr&oxy
Er cor 0/222# 7/0 1005* /o22^ 120722* ^;ro 0072/22772005.
(/?) Dou/2722 7*^7^? /òr <77-y<r2sx. ] Simile a quello è un Sonetto di
Domenico Vernerò, pieno di limili dravaganze, quantunque benillìmo condotto, e cari-
cato trasmodatamente lu quel del Petrarca : P/cuc?????/ /777//7r? , CCT/ //?/
<tw;2o /s^o/r/o/ò yó/^à-i. Egli è in morte dei Bembo, e d legge tra la Raccolta delle
Rime lecite del Dolce.
A? M?cr22 J?/ 2/72 r/ ^r.77/
Piove? J/2 CfoAi /l?/s 2/72//2/2^ ^?722?,
CA'
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doverebbe edere di gran maraviglia Pintendere una ragione, che ci
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ma naturale , e propria la morte di quella vergine , quando noi la
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io Poema intitolato 2/ 3'. 1,227^2. In un Sonetto da lui compodo per
una dipintura, dove d miravano Clelia, e le Romane, che dai Cam-
po di Porsena fuggirono a Roma padando a nuoto il Tevere, dice
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Domenico Vernerò, pieno di limili dravaganze, quantunque benillìmo condotto, e cari-
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