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Muratori, Lodovico Antonio
Opere del proposto Lodovico Antonio Muratori già bibliotecario del Serenissimo Signore Duca di Modena (Band 9,1) — Arezzo, 1769 [Cicognara, 2497-9-1]

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https://doi.org/10.11588/diglit.30674#0458
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44% DEL Eys PERE ET"T^
dolore, dall'allegrezza, dalla compasbone, dallo ifupore, e da altre
pabioni. Di fatto le Figure non sono altro, che il Linguaggio natu-
rai degli Affetti. Se uno e addolorato, anche nel ragionamento or-
dinario fa delle Sclamazioni, rivolge il parlare al Cielo, alle perso-
ne lontane, e defunte; accresce, o diminuire gli oggetti; interroga:
e forma cento altre vive, e leggiadre Figure. Altrettanto alle volte
può, anzi dee far soratore, e chiunque (crive, se egli per cagion del-
la Materia da lui trattata è mollo da qualche vigorolb Afsetto. Che
se la Materia non porta quello Affetto, o se lo Scrittore non ha da
mebrar'Affetto (come accade alsIberico) non può il Prosatore ne
pur egli adornar di Figure la sua Scrittura; altrimenti offenderà la
Natura, ch'egli prese ad imitare, e si palesera ignorante delle leggi
della Prosa. Nel che agevolmente s'intende l'errore d'alcuni Orato-
ri Iberici, e sbmiglianti Prosatori, che a sangue freddo, cioè quan-
do la Materia non è assettuosi, ulano delle Aposlrob, delle Iperbo-
li, ed altre forme proprie Solamente di persone agitate da qualche
gran movimento interno. Quel rivolgersì talvolta l'Oratore, lenza
precedente concitazion d'affetti, a parlar colle Virtù di qualche San-
to, colle catene di qualche prigioniere, colle onde marine, co i ven-
ti, e bmili altri oggetti inanimati, ^ un cobume inverisimile, ed è
un delirio dell'ignoranza. Non intendono coboro il genio della Pro-
sa, e non sanno ben'imitare la Natura.
Ben più vaba giurisdizione, e maggior privilegio godono i Poe-
ti, non già perch'ebì non imitino la Natura, ma perche supponen-
dob sempre in loro o naturale, o sopprannatural Furore, e commo-
zion d'affetti, verisìutilmente ancora pobbno parlar con più bizzar-
ria, con maggior fabo di Figure, di parole, e di {entimemi. Ora noi
Ram qui per disaminare i principi di queba libertà, e di queba pom-
pa Poetica. Diciamo pertanto, che le ordinarie nobre parole, e fra-
si, i nobri comuni concetti, e (entimemi sono un ritratto delle co-
le, ma un ritratto tale, che ordinariamente non suol rappresentare
il vivo delle cole, e muovere l'altrui animo, come farebbe la ma-
teria meaehma. Di gran lunga maggior sensazione, e commozione
sa in noi il veder co'nobri occhi l'orribile uccibone d'alcuno, che il
solo intenderla dall'altrui voce, o leggerla deseritta. Cosi maggior
movimento nell'animo nobro si produrrà in mirando un bel giardi-
no, un maebosb spettacolo, un mare infuriato, in edere presemi all'
azione Eroica di qualche gran persbnaggio , in udire i lamenti, le
minacce, le preghiere d'una persona veramente addolorata, sdegnata.
 
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