484 PERFETTA
non consideranno che i fiori, le son pochi, adornano, se son molti,
affogano ia bellezza, se ne caricale il capo, il lene, e le vesli tut-
te ; cos'i colloro poco avvedutamente opprimono di Fiori le Orazio-
ni, e per troppo voler ornare l'Eloquenza, dalla vera Eloquenza
si dipartono.
Se alla Natura, e a'Maeslri migliori ponebero mente quesli
Oratori, certo è che si Icoprirebbono agevolmente traviati. La Ret-
toria non è altronde nata, secondo la dotta e giuba opinion d'Ari-
notele, che dall'osservazione di ciò, che naturalmente, e ne'ragio-
namenti famigliai, giova, o nuoce alla perlùalione. Quindi si son
fatte le regole per polcia persuadere, non a caso, ma con arte; e si
€ coll'Arte perfezionata solamente, non mutata quella maniera, che
tien la Natura in persuadere. Perciò utiUslima cola è l'osfervare nel-
le civili convenzioni, e ne'comuni ragionamenti la dilinvoltura,
con cui gli uomini ingegnosi, e infino i più rozzi, naturalmente di-
cono le lor ragioni, persuadono, e muovono. Si dee Umilmente con-
siderai, con qual forza naturalmente le pacioni fanno parlare, e
qual verità di Figure ebe fan naseere all'improvvido nel cuor delle
genti. Queba Eloquenza naturale si ha poi da perfezionare collo bu-
dio, e colla lettura de'migliori Maesìri si di Teorica, come di Pra-
tica, i quali altro non sono che Sponitori dell'economia, con cui la
Natura parla in bocca degli uomini per persuadere. Ma quando mai
naturalmente uno, che voglia persuadere, si perde in dir continui
Concetti, in infilzar pensìeri, o acuti, o troppo fioriti, o quel eh*
è peggio, oteuri, e sofibici? Ufizio degli Oratori è il persuadere ^ il
muovere gli alletti, e il dilettare. Con quello ingegnolìdimo Stile non
si compiono le due prime parti, e di rado ancor l'ultima. Poiché o
l'oseurita dello Stile non lalcia intender le cole, o la sbttigliezza
delle Ribellioni Ranca troppo gli uditori, convenendo usare una pe-
nosa attenzione per penetrare la continua succeslione degli acuti pen-
sieri. Perdendoli poi l'Intelletto di chi ascolta dietro a tanti fioret-
ti, non può egli come dilfratto badare nel tempo slebo alle ragioni,
che persuadono. Molto meno può nel cuore altrui piantarti l'affetto,
perchè l'Oratore colla sùa Acutezza non parla al Cuore, ma all'In-
gegno; ed è l'Uditore intento a considerar la bellezza, o ad inten-
dere la sbttigliezza di que'penlieri, non all'introduzione in se de'sa-
cri, e di voti asfetti. Sebbene, per dir meglio, si sdegna l'Uditor
saggio, sentendosi in argomento serio arreslar cosi spesfo dall'impor-
tuna vanita dell' Oratore ad ammirar quei minuto artifizio del ragio-
; ^ ' namen-
non consideranno che i fiori, le son pochi, adornano, se son molti,
affogano ia bellezza, se ne caricale il capo, il lene, e le vesli tut-
te ; cos'i colloro poco avvedutamente opprimono di Fiori le Orazio-
ni, e per troppo voler ornare l'Eloquenza, dalla vera Eloquenza
si dipartono.
Se alla Natura, e a'Maeslri migliori ponebero mente quesli
Oratori, certo è che si Icoprirebbono agevolmente traviati. La Ret-
toria non è altronde nata, secondo la dotta e giuba opinion d'Ari-
notele, che dall'osservazione di ciò, che naturalmente, e ne'ragio-
namenti famigliai, giova, o nuoce alla perlùalione. Quindi si son
fatte le regole per polcia persuadere, non a caso, ma con arte; e si
€ coll'Arte perfezionata solamente, non mutata quella maniera, che
tien la Natura in persuadere. Perciò utiUslima cola è l'osfervare nel-
le civili convenzioni, e ne'comuni ragionamenti la dilinvoltura,
con cui gli uomini ingegnosi, e infino i più rozzi, naturalmente di-
cono le lor ragioni, persuadono, e muovono. Si dee Umilmente con-
siderai, con qual forza naturalmente le pacioni fanno parlare, e
qual verità di Figure ebe fan naseere all'improvvido nel cuor delle
genti. Queba Eloquenza naturale si ha poi da perfezionare collo bu-
dio, e colla lettura de'migliori Maesìri si di Teorica, come di Pra-
tica, i quali altro non sono che Sponitori dell'economia, con cui la
Natura parla in bocca degli uomini per persuadere. Ma quando mai
naturalmente uno, che voglia persuadere, si perde in dir continui
Concetti, in infilzar pensìeri, o acuti, o troppo fioriti, o quel eh*
è peggio, oteuri, e sofibici? Ufizio degli Oratori è il persuadere ^ il
muovere gli alletti, e il dilettare. Con quello ingegnolìdimo Stile non
si compiono le due prime parti, e di rado ancor l'ultima. Poiché o
l'oseurita dello Stile non lalcia intender le cole, o la sbttigliezza
delle Ribellioni Ranca troppo gli uditori, convenendo usare una pe-
nosa attenzione per penetrare la continua succeslione degli acuti pen-
sieri. Perdendoli poi l'Intelletto di chi ascolta dietro a tanti fioret-
ti, non può egli come dilfratto badare nel tempo slebo alle ragioni,
che persuadono. Molto meno può nel cuore altrui piantarti l'affetto,
perchè l'Oratore colla sùa Acutezza non parla al Cuore, ma all'In-
gegno; ed è l'Uditore intento a considerar la bellezza, o ad inten-
dere la sbttigliezza di que'penlieri, non all'introduzione in se de'sa-
cri, e di voti asfetti. Sebbene, per dir meglio, si sdegna l'Uditor
saggio, sentendosi in argomento serio arreslar cosi spesfo dall'impor-
tuna vanita dell' Oratore ad ammirar quei minuto artifizio del ragio-
; ^ ' namen-