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mo Poeta. Si può comparir Filosofo, Teologo, e Maeslro dell’Arti
tutte in Poesia, e nel medesìmo tempo essere buon Poeta, purchè s’
adornino con bizzarra novita, e si trattino in tal maniera le cose,
che lo stesso popolo senza pena possa comprenderle, e comprenden-
doie sentirne diletto. La maniera dunque di trattar si fatte materie
in Poesia ha ben da essere disserente da quella, con cui si trattano
sopra la Gattedra. La Poesia le dee dipingere con vaghissimo stile,
con ingegnose, e fantastiche invenzioni, e dar loro un color dilet-
tevole, che sommamente faccia piacerle ancora ai meno Intendenti.
Che se la Materia non è capace di questi ornamenti, il Poeta vo-
lentieri i’abbandona, seguendo il consiglio d’Orazio:
...Et quac
Dcfpcrat, trattata nìtefcere pofse, relinquìt.
Non si convengono perciò alla Poesia i termini Scolastici, e quel
Linguaggio particolar delle Scuole, parte hato dall’ignoranza de’seco-
li trapass'ati, e parte istituito dall’ intemperanza de’ Peripatetici do-
po il 1200. per brevemente esprimere la sotdgliezza de’ioro interni
concetti; poichè non essendo questo inteliigibile ai popolo, a cui prin-
cipalmente s’ affaticano i Poeti di piacere, non può per conseguente
arrecare altro che noja, e dispetto. Si abborrisce ancora per la me-
desima ragione dalla Poesia, tanto la Metafisica quaoto la Matte-
matica speculativa, i’Aritmetica, la Geometria, e simiii Arti, che
non si possono con sensibili colori, e parole intelligìbili dipingere ai
popolo. Le altre Scienze, ed Arti per lo contrario son vedute con
buon’ occhio da’ Poeti, e da’ iettori de’ Poemi, quando però sieno ve-
stite con grazia, chiarezza, e leggiadria deil’Ingegno Arnatorio. Se
il Comento è lor necessario, facilmente si smarrisce tutto il merito, e
la beliezza loro in versi. E volesse Dio, che ii mentovato Dante
avesse a ciò posto mente. Troppo egli appare alle voite oscuro, non
al sol rozzo volgo, ma eziandio agì’Intendenti medesimi, usando il
barbaro Linguaggio delle Scuole, sommamente disdicevole al genio
della Poesia. Neì che indarno per mio giudizio s’affatica ii Mazzoni
di difenderlo nel lib. 5. cap. 3. della Difesa, inutilmente provando,
che la Filosofia sta bene colla Poesia, e che senza essa nulla varreb-
bono i versi. Questo non è ii disetto di Dante, ma bensi l’aver
trattato molte cose Filosofiche, e dottrinali in versi con termini Sco-
lastici, e barbari, con sensi oscuri, e per modo di disputa, come s’
egli sosse stato in una Scuola di qualche Peripatetico, e non tra le
amenita di Parnaso. Che se trattandosi nella maniera da noi poco fa
divisata
mo Poeta. Si può comparir Filosofo, Teologo, e Maeslro dell’Arti
tutte in Poesia, e nel medesìmo tempo essere buon Poeta, purchè s’
adornino con bizzarra novita, e si trattino in tal maniera le cose,
che lo stesso popolo senza pena possa comprenderle, e comprenden-
doie sentirne diletto. La maniera dunque di trattar si fatte materie
in Poesia ha ben da essere disserente da quella, con cui si trattano
sopra la Gattedra. La Poesia le dee dipingere con vaghissimo stile,
con ingegnose, e fantastiche invenzioni, e dar loro un color dilet-
tevole, che sommamente faccia piacerle ancora ai meno Intendenti.
Che se la Materia non è capace di questi ornamenti, il Poeta vo-
lentieri i’abbandona, seguendo il consiglio d’Orazio:
...Et quac
Dcfpcrat, trattata nìtefcere pofse, relinquìt.
Non si convengono perciò alla Poesia i termini Scolastici, e quel
Linguaggio particolar delle Scuole, parte hato dall’ignoranza de’seco-
li trapass'ati, e parte istituito dall’ intemperanza de’ Peripatetici do-
po il 1200. per brevemente esprimere la sotdgliezza de’ioro interni
concetti; poichè non essendo questo inteliigibile ai popolo, a cui prin-
cipalmente s’ affaticano i Poeti di piacere, non può per conseguente
arrecare altro che noja, e dispetto. Si abborrisce ancora per la me-
desima ragione dalla Poesia, tanto la Metafisica quaoto la Matte-
matica speculativa, i’Aritmetica, la Geometria, e simiii Arti, che
non si possono con sensibili colori, e parole intelligìbili dipingere ai
popolo. Le altre Scienze, ed Arti per lo contrario son vedute con
buon’ occhio da’ Poeti, e da’ iettori de’ Poemi, quando però sieno ve-
stite con grazia, chiarezza, e leggiadria deil’Ingegno Arnatorio. Se
il Comento è lor necessario, facilmente si smarrisce tutto il merito, e
la beliezza loro in versi. E volesse Dio, che ii mentovato Dante
avesse a ciò posto mente. Troppo egli appare alle voite oscuro, non
al sol rozzo volgo, ma eziandio agì’Intendenti medesimi, usando il
barbaro Linguaggio delle Scuole, sommamente disdicevole al genio
della Poesia. Neì che indarno per mio giudizio s’affatica ii Mazzoni
di difenderlo nel lib. 5. cap. 3. della Difesa, inutilmente provando,
che la Filosofia sta bene colla Poesia, e che senza essa nulla varreb-
bono i versi. Questo non è ii disetto di Dante, ma bensi l’aver
trattato molte cose Filosofiche, e dottrinali in versi con termini Sco-
lastici, e barbari, con sensi oscuri, e per modo di disputa, come s’
egli sosse stato in una Scuola di qualche Peripatetico, e non tra le
amenita di Parnaso. Che se trattandosi nella maniera da noi poco fa
divisata