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Muratori, Lodovico Antonio
Opere del proposto Lodovico Antonio Muratori già bibliotecario del Serenissimo Signore Duca di Modena (Band 9,2) — Arezzo, 1769 [Cicognara, 2497-9-2]

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https://doi.org/10.11588/diglit.30675#0116
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112 DELLA PERFETTA

pcsse nel messesìmo (a) tempo insegnar i’Italiana. II lodevoiissimo s'i,
ma troppo zelo d’instruire i giovani nei Linguaggio Latino, giunge
a segno di non permetter loro l’esereizio deli’ Itaiiano, e di lasciarii
uscir delle pubbiche Scuole ignorantissimi deila lor favella natia. Da
ciò nasce un gravissìrao danno; ed è, che poscia crescendo ne’giova-
ni l’et'a, e dandosi egiino alio studio delle Scienze, più non soffre
loro ii cuore di ritornare aila Gramatica, e di abbassarsi ad appren-
dere la Lingua. Proprio degli anni teneri è un si fatto studio; e per-
ciò dovrebbe con quel della Lingua Latina congiungersi l’altro deii’
Italiana. Gos\ appunto costuraavano i Romani, sacendo insegnare in
un medefìmo tempo ai lor figliuoli la Greca, e la Latina, come
Quintiiiano nel cap. 2. lib. 1., ed aitri Autori fanno fede. E per-
chè mai non può servarsi anche oggidi nelie pubbliche Scuole la stes-
sa usanza? Insegnisi pure il Latino Linguaggio, rna non si trascuri i’
Italiano; affinchè i giovani per divenir dotti in una Lingua stranie-
ra, e morta, non sieno sempre barbari, e stranieri neJla propria,
e viva loro favella.

Nè a’tempi nostri è difficiie il ben’apprendere la nostra Lin-
gua, dappoichè tanti vaientuomini dopo il Bembo han faticato per
iilustrarla, avendo o composti parecchi libri di Gramatica, o usatala
in trattar tutte l’Arti, e le Scienze, o raccolte in Vocabolarj quasi
tutte le voci, quafì tutte le frasi piu gentili ed eleganti, che s’abbia
ia Lingua. Nei che merita assaissimo d’essere commendata la diligen-
za degii Accademici della Crusca, per opera de’quali abbiamo un s\
ricco Vocaboìario, che può servir di scorta a chiunque brama di
leggiadramente scrivere, e pariare in Italiano. Ed io non so punto
approvare la ritrofìa d’alcuni, che non solamente sdegnagno d’accor-
darsi colle leggi di queila dotta, e famosa Accademia, ma per poco
l’accusano eziandio d’ alterigia, quasi col suo Vocabolario ell’abbia

inte-

(*) Ncl mcdcfimt tcnipe, che s’ inscgna la Latina, insegnare 1* Italiana, non dagli
Autori degli ultimi Secoli, ancorchè ottimi ; ma da que’primi del jqoo, siccome la in-
segnb il Bemho . Intendesi coilc sue distinzioni, e cauteie, e con insegnare il buon’uso
corrente. Ma quegìi non vanno perduti mai di viila, Sono i fondamenti della Lingua,
II non permettere 1’ esercixio dell’ Italiarso a chi studia il Latino, ha per fine di fonda-
re prima nclia Lingua deiie Scienze ; neiia Lingua della Religionej neila Lingua, coila
quale i dotti parlano a tutto il Mondo j nella Lingua, senza la quaie non si perviene a
gran segno nella Volgare. E perchè i giovani s’applicherebbero più volentieri a com-
porre neila propria nativa, come stimata da loro cosa più ageyole, che in una remota
e firaniera, per questo i Maefiri Latini gli tengono in sreno, perchè acerbi ancora del
Latino non volino all* Italiano ; il quale, quando avran satto nel Latino buon fonda-
mento, possono a lor bcli’ agio adornare c ripulire, Potrebbero bene insegnar ìoro a
jw.riare corret.to più che fosse poffìbiie quell’ Itaiiano, che s’ impiega dagl’ ìtaliani ncì
tradurre dal Latino.
 
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