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P O E S 1 A L 1 B. 111. 113

inteso di sarst per forza l’arbitra dell’Italiana savella, e voglia porre
in credito ora il rancidume d’ alcuni vecchi Autori, ora certe voci,
e locuzioni proprie del solo popolo di Firenze. Ma poco giusle nel
vero son le querele di costoro. Se nel Vocabolario della Crusca son
raccolte non poche parole disusate, rozze, e barbare, che si scontra-
no per le Scritture de’vecchi Autori, ciò neceilliriamente dovea farsi
per ispiegarle, e non gia per consigliarne i’uso, corne chiaramente
protesta l’Accadernia medesima. Cosi ne’Vocabolarj Latini li rappor-
tano i rancidumi d’Ennio, di Plauto, e d’altri antichi, acciocchè se
n’intenda il senso ne’IÌbri gia fatti, non perchè in iscrivendo Lati»
no, queste s’adoperino. Parimente son registrate nel Vocabolario (a)
suddetto alcune voci talvolta, e modi di favellare proprj del solo
volgo di Firenze, perchè mancano gii esempj de’Letterati per ispie-
gar qualche cosa. Nè dee sdegnar taluno, che ove manchi l’autori-
ta dei dotti, piu rosto si proponga I’uso del parlar Fiorentino, che
alcun’altro, elsendo finalmente quel Dialetto iL più gentile, il più
nobiie, e il men corrotto fra gli altri Dialetti d’Italia; e noi da es-
so riccnosciamo il meglio della nostra Lingua. E non per questo s’
attribuisce queli’Accademia una piena, e sovrana signoria sopra la*
Lingua ItaLiana 0). Era troppo necessario alF Itaiia un tal Vocabo-
lario, in cui si adimassero, e spiegalsero le voci, e iocuzioni più bel-
le, più usate, e più pure deila nostra Lingua ; e per mezzo di cui si
poneste freno, a certi Scrittori, che si fan lecito scrivere, e favella-
re senza veruna sceita di vocaboli, e frasi Italiane. E a chi meglio
si conveniva il compor questa opera, che a’Toscani, e specialmente
a Fiorentinir la Provincia, e la Citta de’quali oltre la leggiadria del
Dialetto ha la gloria d’aver prodotto i mtgliori Padri della Lingua;
onde aitro non fanno i moderni Fiorendni che continuar’ad illustra-
re, pulire, ed arricchire quel Linguaggio, a cui gli Antenati loro
diedero tanto splendore, e possiam dire la vita. Non s’era peranche
da altri Letterati con eguale studio impresa questa si necestaria fati-
ca; e noi l’avremmo iodata in altri (0, se fosse stato possibile, ch’
Tom. IX. P. II. P altri

(a) II Vccabelaùo è Tesoro di tutte le voci antiche, moderne, di Prosa, di Verso,
illnstri, baise, serie, huriesche, capricciose. E va maneggiato con discernimento, e con
iscelta. I modi di favellare propri del soio volgo di Firenze ajntano talora i’ inteiiigen-
za degii Scrittori nobiii; e in giocoso componimento postono utilmente essere impiega-
ti; o servire per ie origini, e Ètimologie.

(b) Niuna Accademia si pub attribuire piena e sovrana sìgnoria sopra una Lingua.
L’uso dei popolo, che ia paria, è ii sovrano Padrone, I dotti, e gli sceiti, poilòno
bensì mantenerla, illustrarla e puiiria, ed accrescerla.

(r) E not r avrcmmo lodata in altn. ] Altri per avventura non l’ avrebbe potuta
fare questa fatica del Vocaboiario, senza venire a Firenze, e impratichirsi e de’ Testi a

penna,
 
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