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20(5 DELLA PEKFETTA

Dal suo Paslore in una quercia ombrosa

Sacrata pende, e se la muove jl vento,

Par che dica superba, e disdegnosa:

Non sia chi di toccarmi abbia ardimento.

Che, se non spero aver man si famosa,

Del gran Titiro mio sol mi contento.

Potrà quesìo Compon 'imento entrar in tfcbiera co prtmi, o si con-
s,j eri la grand’ arte e difflcoltà di attaccare e condurre tutto il fuo ar-
gomento in un folo periodo (a), o st riguardi la nobiltà maestofa dello
Stile, o si contempli quella spiritosssima Immagine Fantasìtca del pri~
mo Tcrzetto, alla cjuale njien dietro una non men riguardevole Cbiufa•

(<7) Di condurre tutto il suo argomcnto in un solo periodo , ne sono gli esempli
tiel Petrarca, nel Casa, e nel Ringraziamento di Catullo a Cicerone.

C«Vì?i>5 CVìfe^ CVìfeAj CVStA; CV*St»3

Di ll’ Aretìno,

I fiammeggiante porpora veslita
Era la mia celdle immortai Dea ;

Che nel volto, e nell’abito parea
Allor’ailor dal Cielo eiìere uscita.

Tutta Ira se di se stdsa invaghita

Con tai sembianti i begli occhi volgea,

Ch’in lei divinamente li vedea
Belta con leggiadria essersi uoica. (a)
lo con la mente als usato infiammata

Avea stupor di contempiarla, e gioco,

Ch’era pur cosa oltra natura ornata.

Seco era Amor, che a me fdegnato un poco

Dicea gridando: Guarda, anima ingrata,

Guarda, com’ io t’accesi in gentil foco.

Es Sonetto, cbe cjuasi quafi puo pretendere un de primi fcannt,
tanto è ornato di bei coìori, e lineamentt Poetici, tanra grazia b nel
primo Quadcrnario, e specialmente nel cjuarto verso, sì per lo senti-
mento, coms per la figura Kepettzione ; e tanto tiaturale e vaga rie-
fice l' lmmagme, con cui la Fantasa cbiude tutto quesìo sì vistofo ap-

parato. . Belia con leggiadria. Lo dovette il Poeta fcrivere ia

svetta, e dimenticb di porre ìeggiadria con beltate: il cbe era utile,

se non necejjario per tarmonia del verso.Avea ilupor di con-

tempiar-
 
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