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DELLA PERFETTA
Mio Parnaso è 1 Galvario, e mio PermelTo
L’onda, cui bevve ii gran Poeta Ebreo.

Se per la Fè combatti,

Va? pngna, e vinci. SulTOdrisia Terra
Rocche, e Gittadi atterra,

E gli Empj a un tempo, e i’empietate abbatti.
Eserciti disfatti,

Vedrai, vedrai, (pe’tuo’gran fatti il giuro)
Cader di Buda, e di Bizzanzio ii muro.

XIV. Su, su , fàtai guerriero, a te s’aspetta

Trar di ceppi TEuropa; e ’i sacro Ovile
Stender da Battro a Tiie.

Qual mai di siarti a sronte avra balia
Vafia bensi, ma vecchia, inferma, e vile
Cadente Monarchia,

Dai proprio peso a rovinar costretta?

A chi per Dio guerreggia ogni erta via
Piana, ed agevoi fasti.

Te soi chiama il Giordano; a te sol chiede
La Galiiea mercede;

Te priega ii Tabor, che affrettando i pasti
Per lui la lancia abbasti:

A te i’egra Betlemme, a te si prostra
Sion cattiva, e ’i servo piè ti mostra.

XV. Vanne dunque, Signor. Se ia gran Tomba,

Scritto è Ìassù, che in poter nostro torni,

Ghe ai santo Ovìl ritorni

La sparsa greggia; e al buon Popol di Gristo

Corran dali’ uno, e i’ aitro Polo i giorni :

Del memorando acquisto
A te i’ onor si serba. Odi la tromba,

Che in suon d’orrore, e di letizia mist«

Stragi alia Siria intima.

Mira, com’ or dal Gieio in ferrea veste
Per te Campion Ceieste
Scenda, e i’empie saiangi urti, e deprima,
Rompa, sbaragli, e opprima.

Oh qual Trionso a te mostr’ io dipinto!

Vanne, Signor. Se in Dio confìdi, hai vinto.

Chi
 
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