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P O E S I A L 1 B. ir. g6t

DeJ Cardmale Benedetto Panfdìo.

POveri FiorJ destra crudel vi toglie,

V’espone al foco, e in un Gristal vi chiudgo
Chi può veder ie Violette ignude
Disfarst in onda, e incenerir ie fogiie?

A1 Giglio, ali’Amaranto ii crin fì toglie,

Per compiacer voglie superbe, e crude:

E giunto appena Aprile in gioventude,

In Ìagrime odorose. altrui st scioglie.

A1 tormento gentil di fiamma lieve

Lasciando va nei distillato argento
La Rosa il soco, il Gelsomin la neve.

Oh di lusso crudei rio pensamento!

Per far lascivo un crin, vuoi far più isreve
Queila vita, che dura un sol momento.

U amsnità di quesìo Componimento, cbe nel suo genere è leggta-
drijjimo, nafce dal soggetto ameno, ma incomparabilmente piu dalla gra-
%ia e dals artifizio, con cui è ricamato. Hanno le Traslazioni un brio
vivnce, ma che diletta , non ossende la vista. Gentili/stma è la Cbiu-
sa, e dilettevolmente compie quefta fiorita dipintura. Dal sacile uso di
Ktme non sacili viene ancora accrefciuta la vaghexza di tutto il Sonetto •

Del Marchefe Giovan-Giosesso Orf.

DOnna crudele, omai son giunto a segno,

Che di chiederti un guardo io pur non oso.

Sol talvolta improvviso, o da te ascoso,

Tuo malgrado rapirne alcun m’ingegno.

Pure anche in ciò t’ossendo, e prendi a sdegno,

S’io traggo da’tuoi lumi esca e riposo,

E s’in virtù di tal cibo amoroso
Quast di furto in vita io mi mantegno.

Benchè, nè furto e ’l mio, nè lor st toglie

Del suo splendor; mentre spargendo ii vanno;

E ’l guardo mio gii avanzi altrui raceoglie.

Tom. JX, P, il' L z QuaP
 
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