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Real Museo Borbonico — 5.1829

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Tavola I - LXI [Text und Tafeln]
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https://doi.org/10.11588/diglit.10977#0077
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VOL. V. TAV. XIII. 9

il trovar chiamata vvè^èva, in Eschilo (1) ed in
Nicandro (2) la radice, ed in Sofocle appellato
collo stesso nome il manico delia spada (5). Ora
ricercandosi perchè dalla voce tfvQ^nv germo-
gliate fossero queste tre significazioni, se ne tro-
verebbe facilmente la ragione nella filosofia eti-
mologica dei greco linguaggio. BvOpog fivù^riv e
tvùiiyy, discendenti eolicamente da fiocco, altro non
indicano che una base ; e però bene hanno i tre
valori per noi di sopra accennati, essendo nella
spada il manico la base della lama, siccome la
radice lo è dell' albero, ed il piede lo è del
vaso.

L' ultimo calice al numero 14 è più propor-
zionato , e semplice de' primi. Terminato il de-
sinare era costume di farli girare (4) colmi di
un vino più squisito, affinchè la bocca dei com-
mensali fosse rimasta con una sensazione gu-
stosa. Questo dicevasi far girare i calici at-

(1) Cho'éph. 258.

(2) Ther. 63g.

(3) Esicliio. ATTuvSoexMTOS 5 ctTTv&uevoi- SopoxMs Tpc7rTo\5fi5J. Ev às iQtysvstc/:
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(4) All'infuori dell'ajpindacoto, il quale non serviva per la tavola, appunto
perchè non avendo piede , era incomodo a prendersi ed a girarsi.

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