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Napoli nobilissima — 1.1892

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NAPOLI NOBILISSIMA

Il Viceré Duca d’Alba (il secondo di tal nome), era
uno degli appassionati di Ghiaia : « se n’era in modo iu-
te vaghito che non potea spesarsi di salutarlo ogni giorno
« colla presenza, con abbellir tutto quel lido con un pas-
te seggio commodissimo per terra, fatto amenissimo pog-
« gio per gli spassi di Napoletani » (x).
Ma, nei tempi viceregnali, la passeggiata prediletta era
per mare, in feluche, recandosi a Posilipo l’estate, e i si-
gnori corteggiando il Viceré.
*
* *
Percorsi i due terzi della spiaggia, a quel punto del
presente boschetto della villa, che risponde di fronte ai vi-
coli della Cupa e di S. Guido (poco prima della chiesa
di S. Giuseppe), si vedeva nel mare, come s’è detto, la
Chiesa e Convento di S. Leonardo in insula maris.
Una porta ad arco, sormontata da una croce, metteva
in un ponte, che conduceva all’atrio d’una casa, donde si
passava in una chiesetta.
La chiesetta era stata fondata nel 1028 per voto di un
Maestro Leonardo d’Orio, gentiluomo Castigliano. Costui,
una volta, viaggiando per mare, con una nave carica di
più di centomila scudi di mercanzie, assalito da una forte
tempesta, stava a rischio di perdersi; quando fece voto a
S. Leonardo (il santo del suo nome), di fabbricargli una
chiesa sul lido, dove sarebbe giunto a salvamento. Si salvò,
approdando a questo scoglio di Chiaia; e qui sorse la
chiesa, da lui dotata di quaranta ducati annui, e che fu
servita dapprima da monaci basiliani (1 2 3 4 5).
In sèguito passò, e non saprei dir come, alla dipendenza
delle monache domenicane dei SS. Pietro e Sebastiano,
ed era una delle loro quattro grande, essendo le altre tre :
S. Rocco, S. Lucia a Mare, e S. Maddalena al Ponte (3).
S. Leonardo, e questa chiesetta a lui dedicata, erano di
molta divozione — dice il Celano — « particolarmente
« di coloro, che travagliati venivano o dalle prigioni, o
« dalle schiavitù, o dalle tempeste » (4). Uno strambotto
amoroso del secolo XV, comincia così :
O San Lonardo, tu che sì advocato
Di quanti sò cattivi in Barbaria,
Io, lo meschino, te sia accomandato,
Che, senza colpa, moro in presonia!
Questa trahitoria me tene attaccato,
Superba, ingrata, perfida ludia ! ecc. (5).
(1) Il Forastiero, p. 823.
(2) L’istrumento è citato dal d’Engenio, Napoli sacra, p. 658. Cfr. Celano,
ed. cit., V, 576-8. Alcuni congetturano che il monastero Gazarense, del
quale parla S. Gregorio, fosse in questo luogo (Engenio, l. c.). Ma è va-
ghissima congettura; ed è strana, a questo proposito, la confusione che fa il
Celano, l. c.
(3) Patrimonio, cit., fol. 28.
(4) Celano, l. c., S. Leonardo, confessore, detto il diacono, e predicatore,
morì il 559. Di un’altra cappelluccia, a lui dedicata, fa cenno I’Engenio,
p. 191.
(5) Rimatori napoletani del quattrocento, ed. Mandalari, Caserta, 1885,
pp. 7-8.

E in una canzone di Francesco Spinello, l’autore, la-
mentando le miserie della sua vita, e paragonandosi a un
galioto, dice :
Io so quillo galioto,
Che la scala franca aguardo;
Che me vaglia lo mio voto
Sempre preo Santo Lonardo !
Tempo passa e vene, tardo;
Sempre voca assai più forte;
E cammino co la morte,
Ch’ogne dì lo mundo passa! (1).
Ed era anche patrono delle partorienti: il Del Tufo, di-
scorrendo (e di che cosa non discorre?) dell’arte delle
mammane (levatrici) napoletane, lo fa invocare dalla mam-
mana a questo modo:
Fa da bona massara;
E su, n’autra spremmuta,
Se Christo e Santo Lonardo mio t’aiutai
E la partoriente, torcendosi nei dolori gridava :
Santo Lonardo mio, Santo Lonardo! (2).
Da San Leonardo partì, o meglio fuggì, nel maggio
1419, il Re Giacomo, marito di Giovanna II (3). — Ma
la chiesetta è famosa specialmente come teatro della fuga,
colla quale Giovannella, o Vannella, o Bannella, o Mandella
Gaetana, Principessa di Bisignano, salvò sé e i figliuoli
dalla vendetta di Ferrante d’Aragona. A tutti è nota l’elo-
quente pagina del Porzio, che comincia : « Napoli da oc-
« cidente, lungo il lito del mare, ha una contrada nomi-
« nata Chiaia; nel cui mezzo, dentro dell’onde, è una chie-
« siuola a S. Leonardo dedicata, ove per un ponte da terra
« si varca.... ». La principessa, tenuta d’occhio dalle spie
del Re, ne deluse la vigilanza, coll’andare, molti giorni di
« sèguito, alla chiesa di S. Leonardo, quasi ad invocare l’in-
tercessione del santo per la libertà del marito. Ma una
volta, recatasi lì, avviluppato il viso « in un velo, al co-
« stume delle donne napoletane », essa, coi figliuoli e al-
cune sue donne, s’imbarcò sopra un brigantino, ch’era
pronta a riceverla, e fuggì a tutte vele, indarno inseguita
da una delle galee del Re (4).
Le cronache contemporanee ci danno le date precise di
questi fatti; il Principe di Bisignano, con altri signori, fu
imprigionato il 4 luglio 1487. La notte tra il venerdì e il
sabato, dal 7 all’8 settembre, la Principessa eseguì il suo
disegno. « A dì VII de sectembro ad hore 2 de nocte »
— dice il Notargiacomo, che, come si vede, racconta il
fatto con qualche diversità dal Porzio, — « la signora Ban-

(1) Rimatori cit., p. 128.
(2) Ms. cit., fol. 55 sgg.
(3) Così il Notar Giacomo, p. 70, e G. Passaro, p. 11. Un po’ diversamente
i Giornali del Duca di Monteleone, ed. Muratori, ad an.
(4) C. Porzio, La congiura dei Baroni, ed. D’Aloe, Nap. 1859, pp. 194-8.
 
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