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Napoli nobilissima — 1.1892

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

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sche di marmo con varj getti scherzosi di acqua. Dal detto ripiano
per una scala circolare seguita da riposi, e scale rettangolari con sedili
laterali di marmo, tramezzati da cassettoni piantati di fiori, si perviene
in uno spazio, che immette a diverse stradelle, a capo del quale vi è
sedile circolare di marmo, da dove si osserva tutto il nuovo prospetto
di mezzo giorno, ch’è veramente pittoresco e bellissimo.
Poi l’autore si dilunga sul bagno, su coffee-house, sul
belvedere, il tempio e, dopo molti altri copiosi particolari,
passa a descrivere il ponte ricascando nella mitologia con
mille enfatiche esclamazioni. Parla poi brevemente delle
belve, delle moltissime statue e del teatrino.
Sulla pianta topografica citata è segnata una tomba di
Moretta, e mi tormentavo a scoprire chi fosse questa Mo-
retta, e come questo luogo di delizie fosse funestato dalla
sua tomba. Ma il cavalier Vespoli me ne ha dato la spie-
gazione a pag. 62 : Moretta era nè più nè meno che una
cagna. Il cavaliere così parla del suo minuscolo mausoleo :
Nel mezzo del bosco s’erge un semplice ma grandioso sarcofago.
Esso racchiude le ceneri della cagnolina Moretta, modello un giorno
di fedeltà e di placidezza: l’amore e la gratitudine han consacrato alla
di lei memoria un monumento bastante ad eternarne la fama {sic).
La descrizione conchiude dicendo:
Un Amico, col quale io scorrevo quel magico luogo, mi disse tutto
pieno dell’idea del Castello di Kenilwort-, no, non si trova nella de-
scrizione di quel campestre soggiorno, ove Leicester accolse l’eroica Re-
gina d’Inghilterra, un quadro che sia paragonabile a quanto ci presen-
tano queste delizie; forse Giove ne vide delle simili fra le immagini
che gli offerse il beato sogno dell’Wa. Da Poeta direi, che se Amore
avesse dovuto sulle sponde del Sebeto comporre per se stesso una
stanza di diletto, non l’avrebbe meglio immaginata di quel che si mo-
stra ai nostri occhi incantati la bella Floridiana.
L’opuscolo del Vespoli, nella sua specialità, ha una certa
importanza perchè fu scritto nel tempo in cui la Fiori-
diana era nel suo splendore.
Continua.
Riccardo Carafa.

PIZZOFALCONE
in.
Le chiese ed i conventi.
Nel bel quartiere, qual era diventato Pizzofalcone verso
la seconda metà del secolo XVI, — frequente di nobili
edificii e preclaro per l’amenità dei giardini, come scrisse
il Capaccio —, cominciarono anche a costruirsi chiese e
conventi.
Nel 1561 il Marchese di Trevico fondava il Monte di
Dio, e nel 1588 Donn’Anna Mendoza Marchesa della Valle

la piccola chiesa dell’Annunziata, la Nunziatella, chiaman-
dovi nella casa annessa i padri Gesuiti. Nel 1589 sorge-
vano la chiesa ed il conservatorio di S. Maria della Soli-
taria per opera di una confraternita di militari Spagnuoli, e
nell’anno seguente per opera di Donna Costanza del Car-
retto Doria, Principessa di Sulmona, la chiesa di S. Maria
degli Angeli e l’annesso convento dei Teatini. Al 1639
risale infine l’Egiziaca.
Il Marchese di Trevico desiderava che si riedificasse
accanto al suo palazzo l’antico convento di S. Spirito che
doveva demolirsi per la costruzione della Reggia. Offrì
perciò un territorio su Pizzofalcone, un sussidio di cinque-
mila ducati per la fabbrica e una rendita annua di duecento
ducati. La donazione fu accettata, e nel 19 marzo 1561
fu posta la prima pietra del nuovo edificio: alla solenne
cerimonia intervenne l’Arcivescovo di Nazareth, accompa-
gnato in processione da tutti i Domenicani di S. Pietro
Martire e di S. Spirito.
Ma i frati preferirono poi di costruirsi un’altra casa alle
falde della collina, e il Marchese dovette contentarsi di
portare a termine a sue spese la chiesa ed il piccolo con-
vento, che occuparono i Domenicani fin dal 1571. 0)
La chiesa, edificata sul disegno di Benvenuto Tortelli
da Brescia, conteneva una nave con dieci cappelle laterali,
e la crociera con due cappelloni, tra i quali era l’altare
maggiore. Dal lato dell’epistola sorgeva la tomba di casa
Loffredo « un molto rispettabile mausoleo di scelti marmi
« e ben formate statue », come si esprime l’editore set-
tecentista del Celano (1 2). Lo aveva eretto Ferrante, primo
Marchese di Trevico, in onore dei suoi genitori, Cicco
Loffredo, Presidente del Sacro Regio Consiglio, e Beatrice
Caracciolo, e dei fratelli Giovan Antonio, valoroso mili-
tare sotto Carlo V, e Enrico, Vescovo di Capaccio, uno
dei padri del Concilio di Trento. E Don Ferrante stesso
dettò le iscrizioni pel monumento, conservateci dal d’En-
genio :
1.
CICCO LOFFREDO
A CAROLO V IMPERAT.
IN SUMMUM CONSILIUM COOPTATO
ET BEATRICI CARACCIOLAE
PARENTI OPT.
FERDINANDUS LOFFREDUS TRIVICI MARCHIO
POSUIT.

(1) Monasteri soppressi, voi. 2033.
(2) Napoli 1792, voi. Ili, 76.
 
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