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Napoli nobilissima — 1.1892

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io6

NAPOLI NOBILISSIMA

2.
JOANNI ANTONIO LOFFREDO CICCI FILIO
QUI EGREGIAM MULTIS IN BELLIS
CAROLO V IMP. NAVAVIT OPERAM
QUIQUE IN ALBAE POMPEIAE MUNITIONES
DUCTORUM PRIMUS INGRESSUS
OMNIBUS FERE DESTITUTUS
CLARAM MORTEM FOEDAE PRAETULIT FUGAE
FERDINANDUS TRIVICI MARCHIO
RECEPTO AB HOSTIBUS CORPORE, ET HUC RELATO
FRATRI BENEMERENTI.
3-
HENRICI LOFFREDI CICCI FILII
CAPUTAQUENSIUM EPISCOPI
IN CONCILIO A PAULO III PONT. MAX.
TRIDENTUM VOGATO
PRAECLARE SUO MUNERE VITAQUE FUNCTI
CORPUS IN HOC FRATERNAE PIETATIS
INSIGNE MONUMENTUM
FERDINANUS LOFFREDUS TRIVICI MARCHIO
COMFORTANDUM CURAVIT. (0
Alcuni buoni quadri ornavano gli altari, e fra essi una
Trasfigurazione di Bernardino Siciliano, fatta, dice il De
Lellis, con mirabile magistero, e due cone : il nome di
Gesù, e il SS. Rosario, dipinte, come risulta dai registri
del convento, da Mattia Meroldi nel 1605.
Quest’ultimo quadro fu attribuito dal De Dominici a
Bernardino Siciliano. « Vi è figurato — egli scrive —
« S. Domenico ginocchioni in mezzo ai fratelli della con-
« gregazione di Monte di Dio, che canta il Rosario della
«« Beata Vergine che si vede apparire in gloria colla
« SS. Trinità e gloria di angeli, e sono così vivamente
« effigiati quei divoti fratelli, che chi gli mira par che
« debba ascoltarne le voci dalle loro bocche, essendo a-
« perte con mirabile espressione ».
« Dipinse questo quadro » — aggiunge con quella ric-
chezza di particolari, di cui trovava nella sua fantasia una
fonte inesauribile — « in tempo della pestilenza ed in
« quel luogo si preservò egli con tutti i fratelli di quella
« congregazione e perciò li dipinse così cantando il S. Ro-
« sario, effigiandovi il proprio ritratto, che con barba
« bianca e volto venerando, fa sue umili preghiere alla
« Gran Madre di Dio : mentre che egli per umiltà in que-
« sta compagnia si era aggregato fratello ».

(1) D’Engenio, Napoli Sacra, p. 564.

Vi era pure un altro quadro dello stesso pittore, sempre
secondo il De Dominici, e rappresentava l’Annunziata (*).
Tra le cappelle, alcune appartenevano a nobili famiglie:
ai Piccolomini, ai Biscardi del Reggente, ai Brancaccio :
e varii monumenti sepolcrali e lapidi ornavano le pareti.
Un’iscrizione posta dall’ambasciatore di Polonia Adamo
Mukescki, ricordava il suo amico Mattia Gutkonuscki
morto improvvisamente nel 1622 e quivi sepolto. Un’al-
tra del 1624 ricordava Giovan Battista Doria, patrizio Ge-
novese, che lasciò un legato al convento, domandando di
esser sepolto accanto all’altare della Trasfigurazione; e
un’altra il cavaliere polacco Gregorio Schicelchi, che dopo
aver girato tutta l’Europa venne a morire a Napoli a qua-
rantacinque anni il 16 dicembre 1633.
Un epitaffio infine con artificiosi lavori di marmo bianco
sopra pietra pardiglia covriva la tomba di Don Diego de
Quiroga y Faxardo, che fu Generale di artiglieria dello
esercito viceregnale nella repressione dei tumulti del 1647.
Morì il 1680 (1 2 3).
Nel 1627 i confrati del Rosario ottennero dai Domeni-
cani un luogo nel chiostro, che dava per una finestra sulle
scale della chiesa e per tre sulla strada. Fondarono ivi la
divota cappellina che sola serba ora il nome di Monte
di Dio.
Il tempio principale era cadente alla fine del secolo
scorso e ne era stata demolita la navata, prolungandosi la
strada fino alla crociera, nella quale si dovea racchiudere
la nuova chiesa da costruirsi su disegno dell’architetto
Mario Gioffredo. Ma, abolito il Monastero nel decennio,
questo disegno non fu più eseguito e la crociera fu de-
molita per aprire da questo lato l’entrata principale del
presidio (3).
Anche la chiesa della Solitaria dovette demolirsi al prin-
cipio del nostro secolo perchè pericolava. Giova dunque
raccogliere i suoi ricordi un po’ diffusamente.
Tra le processioni, così frequenti a Napoli durante il
Viceregno, nelle quali un grande sfarzo si univa alla di-
vozione, era notevole quella che usciva il Venerdì Santo
dalla chiesa di S. Luigi di Palazzo. Dei confrati vestiti col
sacco e il cappuccio « alcuni aspramente si battono sulle
« nude carni a sangue — narra il de Lellis — altri por-
« tano croci di pesanti legni su le spalle, e altri in varie
« guise si mortificano portando i misteri della passione del
« Signore; nella qual processione concorrono anche molti
« nobilissimi cavalieri e signori titolati Napoletani e Spa-
« gnuoli e regii ufficiali con le torcie accese, di modo che

(1) De Dominici, Vite, ediz. del 1844, voi. Ili, p. 305.
(2) De Lellis, Aggiunte alla Napoli Sacra, ms. della Bib. Naz., se-
gnato X, B. 23, p. 137.
(3) Celano, ediz. del 1792, loc. cit.
 
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