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Napoli nobilissima — 1.1892

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

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renti, candidamente protesta : « Io qui non posso tralasciare
« di dire che tutte le statue di marmo che sono in Napoli
« par che non sieno d’altri che o di Giovanni da Nola, o
« del Santacroce, o dell’Auria, le antiche, e le moderne del
« Fansaga, come che altri scultori che questi non sieno
« stati in Napoli, ma sia la fede appresso a quelli che lo
« scrivono, questo ben so, che alle volte si contradichino,
« volendo che una statua chi sia dell’uno e chi dell’altro;
« io l’ho portato per quello che più universalmente si
« trova scritto, lasciandone a’ più intendenti di quest’arte
« la decifrazione, e ne creda il discreto lettore ciò che
« l’aggrada » (0.
Un trattatista speciale che avesse fatto per la nostra
storia artistica quello che il Chioccarelli, il Toppi, il Ni-
codemi fecero per la storia letteraria, in questa povertà e
incertezza di notizie, sarebbe stato dunque il benvenuto.
E venne; ma fu Bernardo De Dominici.
*
* *
Chi era Bernardo De Dominici? Pochissime notizie si
hanno della sua vita. Suo padre Raimondo era di Malta,
e fu pittore, scolaro prima di Mattia Preti e poi di Luca
Giordano : una sua zia, Suor Maria De Dominici pinzo-
chera, fu scultrice e lavorò specialmente a Roma. Bernardo
nacque nel 1684; e condotto dal padre a Malta nel 1698,
fu anch’egli, per alcuni mesi, discepolo del Preti. Mediocre
pittore, egli ci dice che servì « per molti anni in qualità
« di pittor di paesi, marine e bambocciate, tuttoché deboli
« pel mio poco sapere » il duca di Laurenzano, D. Nic-
colò Gaetano, e la sua degna consorte, la poetessa Donna
Aurora Sanseverino (1 2). Aveva un fratello, chiamato Giam-
paolo, scolaro dell’abate Andrea Belvedere, pittore, com-
positore di musica buffa, verseggiatore, suonatore d’orche-
stra nei teatri, attore drammatico, cantante : un bizzarro
uomo intorno al quale m’è capitato di raccogliere molte
notizie in un certo mio volume sui Teatri di Napoli.
Dopo diciassette anni di fatiche, com’egli ci dice, menò
a termine la sua opera delle Vite dei pittori scultori ed ar-
chitetti napoletani, che fu pubblicata nel 1742-3 in tre grandi
volumi in-40, e dedicata agli Eletti della città di Napoli.
L’autore aveva allora circa sessanta anni. Non saprei dire
quanto tempo ancora vivesse : negli anni seguenti alla
pubblicazione dell’opera, godeva di un sussidio mensile, di
pochi ducati, assegnatogli dalla città di Napoli.
Le cagioni che lo spinsero a intraprendere il suo lavoro
sono da lui più volte e verbosamente esposte; e si ridu-
cono, in fondo, a queste : alla trascuranza, cioè, degli

(1) Parrino, ed. 1716, p. 275.
(2) De Dominici, Vite, 2.a ed., Ili, 366; IV, 107-9, 200-3.

scrittori rispetto agli artisti napoletani, e all’ingiustizia colla
quale erano stati trattati dal Vasari. I fonti, ai quali attinse,
sono non meno minutamente enumerati : prima di tutto,
una notizia manoscritta del pittore notar Gio. Agnolo Cri-
scuolo, distesa intorno al 1560, nella quale era inserito un
discorso dell’altro pittore Marco Pino da Siena; « i quali
« manoscritti originali si trovarono nella famosa libreria
« de’ signori Valletta, essendo eglino que’ famosi letterati
« che il mondo sa, ed alla cortesia dei quali io sempre
« mi chiamerò obligato, poiché per opera loro veggo age-
« volato il cammino per me, e per ogni altro, prima tanto
« difficoltoso, non avendo queste notizie ». In secondo
luogo, alcune Memorie scritte da Massimo Stanzioni, con-
tenenti « molti abozzi di vite di pittori e scultori napo-
li letani », avute da Nicola Marigliano, il quale le aveva
avute a sua volta da Giuseppe Marnilo, scolaro dello Stan-
zioni : il De Dominici aveva conosciuto il Marigliano nel
1728, quando costui era nell’età di 94 anni, e « obbliga-
li tolo con varj regali e desinari », ne ottenne finalmente
il prezioso manoscritto. In terzo luogo, « le notizie di
« alcuni pittori », che Paolo de Matteis aveva compilate
« per mandarle ad un signore in Francia che ne lo ave-
« va richiesto ». In quarto luogo, le tradizioni dei vec-
chi artisti quali appunto il Marigliano, Francesco Viola,
Niccolò De Martino, Antonio De Simone. In ultimo, gli
aiuti dei letterati suoi padroni ed amici : quali D. Matteo
Egizio, D. Giambattista Vico (tu quoque!), D. Nicola Giuvo,
D. Antonio Chiarino, D. Ferdinando Sanfelice; e i frati di
S. Lorenzo, S. Maria la Nuova, di S. Severino, e parti-
colarmente il priore di questi ultimi D. Lorenzo Nardi.
Col materiale così raccolto, e servendosi anche di ciò
che avevano già stampato gli altri scrittori patrii, venne
costruendo la storia dell’arte nel napoletano.
E quale meravigliosa costruzione fu la sua! Il pi?
antico artista napoletano è, secondo lui, Tauro, fiorii
intorno al 335 e che Costantino preferì agli artisti greci
Tra il IX e X secolo fiorirono gli scultori Mastro Fiorenza
e M. Agnolo Cosentino, ch’ebbero per discepolo Pietro Cola
de Gennaro. Circa il 1000, due famosi architetti Giovanni
Masullo e Maestro lacobello, per soprannome Maestro For-
micola. Ma la storia continuata e intrecciata comincia in-
torno al 1250, e sèguita, senza interruzioni, fino al 1739
Pietro e Tommaso degli Stefani, nati circa il 1230, furono
l’uno scultore e l’altro pittore : loro amico e collaboratore
fu il gran Masuccio 1, architetto. Scolaro dei Degli Stefani,
fu il pittore Filippo, detto Pippo Tesauro; e figlio di Pietro
degli Stefani, e nato circa il 1291 Mas uccio 11, scultore
ed architetto, tenuto a battesimo dal primo Masuccio. Da
Pippo Tesauro imparò l’arte Mastro Simone, pittore, fiorito
circa il 1325, che ebbe per scolari Gennaro di Cola, e
Maestro Stefanone ed un figlio anche pittore chiamato Ma-
 
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