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Napoli nobilissima — 1.1892

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146

NAPOLI NOBILISSIMA

« presente vico S. Spirito) » (voi. 4032, fol. 67). E più
avanti si nota che il Convento passedea le case « en la
« subida desde la Calle Maestra de Ghiaia e la Iglesia de
« S. M.a de los Angeles ».
Essendosi intanto il colle delle Mortelle sempre più
popolato e ricoperto di edifizii, riuscivano assai malagevoli
le comunicazioni con Pizzofalcone, consistenti unicamene
nell’anzidetta rampa e nella faticosa ed erta salita dei gra-
doni.
Fu nel 1636 che il Viceré D. Emmanuele Zunica y Fon-
seca, Conte di Monterey, volendo jacilitare le comunicazioni
necessarie alla sociabilità ed alla commodità di tutti i cittadini,
ordinò la costruzione di un ponte, che unisse le due parti
della città così vicine e tanto divise tra loro, e volle che le
spese necessarie per la costruzione di esso fossero fatte dai
complatearii, cioè dagli abitanti della contrada, ai quali l’o¬
pera era di maggior giovamento. Da questa contribuzione
furono esclusi, naturalmente, il Convento di S. Maria degli
Angeli dei PP. Teatini e quello di S. Orsola dei PP. della
Mercede per la cura che avevano delle anime.
Il ponte fu costruito in pietre e mattoni e parve opera
mirabile in quei tempi. Sotto di esso, nella parte sinistra,
fu posta la seguente iscrizione :
PHILIPPO . IV . REGNANTE
SISTE . GRADUM - VIATOR . MIRABILEM . REM . ASPICE
E . MONTE . REGIO . PONS . ORTUS . EST . REGIUS
HIC . DIVISAM . CIVITATEM . CONIUNXIT
REM . CIVIUM . COMMODITATI . ET . SOCIETATI . PERNECESSARIAM
IUBENTE . D . EMANUELE . FONSECA . ET . ZUNICA
COMITE . MONTIS . REGII . ET . FUENTES . REGNI . PROREGE
A . CONSILIIS . STATUS . ET . BELLI . APUD . REGEM . D . N .
ITALICARUM . RERUM . SUPREMI . CONSILII . PRAESIDE
ANNO . DOMINI . MDCXXXVI.
Pochi anni dopo la sua costruzione, nel 1647, durante i
tumulti di Masaniello, il Maestro di Campo Vincenzo Tot-
tavilla fortificò tutta l’altura di Pizzofalcone, il Ponte nuovo
delle Mortelle e la salita che viene dalla strada di Porta di
Chiaia; ma per la scarsezza dei soldati non potette soste-
nersi contro l’assalto dei popolani e fu obbligato a ritirarsi (*).
La nostra incisione (tratta daPd Omnibus Pittoresco, anno
1838, pagina 134), rappresenta il Ponte come era fino al
1834, quando, durante il regno di Ferdinando II Borbone,
fu restaurato, abbattuta la rampa e fatta la scala come ora
si vede.
Una sconcia e meschina rampa menava dalla via di Chiaia
alla Piazza di S. Maria degli Angeli : alla metà di essa era
un grosso Crocifisso, forse uno di quelli, che il P. Rocco
fece mettere per le vie, davanti al quale di notte s’accendea


Il Ponte di Chiaia nel 1838
(Da fotografia del Marchese G. de Montemayor).

un lumicino. Finiva nella parte superiore con una vòlta
bassa ed oscura, piena di sudiciume e di lordure, alle pa-
reti della quale erano dipinte delle figure rosse, forse le anime
del Purgatorio. Un continuo rigagnolo di acque impure
scorreva sul malconnesso selciato e lo rendeva oltremodo
sdrucciolevole : degli accattoni stanziavano innanzi al Cro-
cifisso e sotto la vòlta bassa. Scarsamente illuminata la
notte, era malsicura perchè frequentata dai ladri. Case e
botteghe umide ed ignobili erano tanto sulla rampa, che
sotto di essa lungo la via di Chiaia e proprio sotto il
Ponte c’era ab antico un venditore di utensili di rame, un
rammaro, che tappezzava il fronte della sua bottega di cal-
daie e cassaruole ed assordava i vicini col continuo mar-
tellare C1).
Essendosi nel 1834 mostrate delle lesioni al Ponte, il
Ministro Santangelo ne ordinò il restauro e lo affidò all’Ar-
chitetto Orazio Angelini. Furono comprate le antiche case
e demolite assieme alla rampa, all’antico ponte si aggiunse
un altro arco nella parte inferiore, per cui se ne duplicò
la spessezza, e furono innalzati due pilasti per sostegno :
opere, le quali, se ne diminuirono la sveltezza e l’eleganza,
ne aumentarono la solidità. Alla rampa fu sostituita la scala
coverta a tre piani, come ora si vede e che alla decenza
unisce il pubblico comodo. Fu ornato di stucchi, bassori-
lievi e stemmi. Sul lato orientale il bassorilievo della Fama
vicino alla scala, è dello scultore Tito Angelini, l’altra di
Gennaro Cali : i due cavalli sul lato d’occidente sono dello
scultore Arnauld.

(1) Diario, ed. Belmonte, I, 134.

(1) Omn. Piti., an. 1838, p. 133.
 
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