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Napoli nobilissima — 1.1892

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

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nipote di Ferdinando II, e fu regina poco meno di due anni :
come sulle altre, anche su questa c’è la corona con lo scet-
tro e l’iscrizione : Regina Johanna 1111. C1DCCCCCXV111.
Intorno al ritratto: Regina Johanna Regis Ferdinandi primi
filia ex Johanna Catholici regis sorore nata. Obiit 1518.

a quel tempo era rimasta in castel dell’Uovo : e vicino a
queste due fu posta anche la cassa del re Ferdinando II,
morto nel 1496.
Nella notte del 28 decembre 1509, essendosi appic-
cato il fuoco ad alcuni paramenti messi nella tribuna per


le feste di Natale, poco
mancò che non rima-
nessero distrutti le cas-
se ed i corpi dei tre re
aragonesi. Il contempo-
raneo Giuliano Passero
così racconta l’avveni-
mento: « Alli 21 di-
ce cembre 1506.
« stando in Napoli lo
« signore Re cattolico
« se pose foco la notte
« a santo Dominico de
« Napoli dove si ab-
« brusiaro li corpi delli
« tre Ri, cioè di Re Al-
ce fonso I, di Re Fer-
« rante I, et di Re Fer-
« rante giovane tutti
« tre de casa di Ra-

(Da fotografìa della ditta Sommer).
Queste quattro casse da principio non furono messe qui,
nè sono sempre state nei luogo dove ora si trovano. Morto
Alfonso I il Magnanimo nel 1458 in Castel dell’Uovo, ivi
ne rimase il cadavere, che secondo una disposizione del
testamento di quel principe (*), dovea esser depositato nella
cappella maggiore della chiesa di S. Pietro Martire di Na-
poli fino al giorno del suo trasferimento nell’abbazia di
5. Maria de Poblete in Catalogna, dove eran sepolti i re
d’Aragona suoi antecessori. Nelle guerre, avvenute dopo
la morte di Alfonso, Carlo Torcila partigiano di Giovanni
duca d’Angiò, saccheggiato Castello dell’Uovo, tolse e portò
ad Ischia con molte ricche suppellettili, anche il cadavere
del morto re. Ferdinando I nel 1465, vincitore di quella
guerra, ricuperò Ischia e riportò in castel dell’Uovo il
cadavere di suo padre (2). Morto il re Ferdinando nel 1494,
il suo corpo rinchiuso in una cassa coperta di drappo
purpureo ricamato d’oro, fu messo nella tribuna della
chiesa di S. Domenico, sollevato in alto su mensole do-
rate, ed affianco fu collocata la cassa di Alfonso, che fino

(1) Questa parte del testamento fu pubblicata la prima volta da
Scipione Volpicella, o. c., p. 430.
(2) Fontano, De bello Neapolitano, pp. 65, 66, Ediz. Gravier.

« gona » C1). Il pronto
soccorso portato dal
Duca di Termoli, dal
Conte di Maddaloni e dal Marchese di Pescara, accorsi
colla loro gente, impedì che l’incendio si propagasse per
tutta la chiesa. Secondo le testimonianze di scrittori con-
temporanei, le casse dei re non furono bruciate, come
asserisce il Passero, ma rimasero assai malconce e dan-
neggiate dal fuoco. Il giorno dopo andarono nella chiesa
la regina Giovanna, vedova di re Ferrante, Beatrice re-
gina d’Ungheria ed Isabella duchessa di Milano, ultime
superstiti della reai casa d’Aragona, e mirando la jattura
incolta alle reliquie dei loro congiunti, strappandosi i ca-
pelli, proruppero in lagrime disperate et Jecero uno gran-
dissimo ululato (2).
Dopo l’incendio le tre casse, tolte dalla tribuna, che
dovea essere ristaurata, furon portate nella sagrestia, e nel
1518 vi fu deposta anche quella della regina Giovanna IV,
morta in quell’anno; tutte stavano sulla porta d’ingresso.
Nel 1593 il Viceré Conte di Miranda informato che i
regii depositi erano in assai cattivo stato, ordinò che si

(1) Passaro, Giornali, p. 147. — Notar Giacomo nella sua Cro-
naca ed altri contemporanei degni di fede mettono il fatto accaduto
nel 28 Decembre.
(2) Notar Giacomo, Cronica di Napoli, pp. 295, 296.
 
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