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Napoli nobilissima — 5.1896

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Colonna di Stigliano, Fabio: Castel Sant'Elmo
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I72

NAPOLI NOBILISSIMA

giava il palazzo reale, ma due o tre cannonate a palla da
Sant’Elmo, « ove non sapeasi cosa significasse quel grande
attruppamento, tirate avanti il portone di Palazzo, uccisero
un prete e un paesano, e frenarono il trasporto di un re-
siduo di porte e di tavole che restaron per le scale e nel
largo. Queste — soggiunse lo scrittore — furono le ul-
time delle ottantasei cannonate a palla che ha sparato
Sant’Elmo con molta avvedutezza per non offendere i
Francesi: circa una cinquantina ne ha sparate per segni e
per complimenti (sic!). Championnet disse al comandante
dell’artiglieria Simeoni che l’elogio suo e dei suoi ufficiali
l’avean fatto le cannonate. È certo che senza di esse i Fran-
cesi non entravano nè così presto nè così felicemente » (L.
La sera del 23 tutto era tranquillo: anche il popolo,
vinto dalla devozione di Championnet per san Gennaro,
e dalle sue belle promesse si rallegrava, accettando la Re-
pubblica napoletana. Questa era nata il giorno innanzi ap-
punto in Sant’Elmo, quando, giuntavi la colonna francese,
s’era innalzata la nuova bandiera. Infatti l’editto al popolo
del generali Moliterno e Roccaromana, scritto in castel
Sant’Elmo il 23 gennaio 1799, portava la data del secondo
giorno del primo anno della Repubblica napoletana.
Così il nuovo stato fu stabilito, e duraron nei primi
giorni le funzioni e i tripudi. La domenica del 27 gen-
naio, presente il generai Championnet, si piantò innanzi a
Palazzo l’albero della libertà, un pino cioè con le sue ra-
dici, il berretto frigio in cima, e a fianco la bandiera na-
zionale legatavi con fasce tricolori: e a tal funzione « fu-
rono particolarmente invitati i patriotti di Castel Sant’El-
mo, che vi ballarono intorno » (1 2 3 4).
Ma se la nuova repubblica sorse con presagi di felicità,
pure « furono fallaci le apparenze, però che il tempo na-
scondeva sorti contrarie » (3). Infatti non era anche pas-
sato un mese dalla sua costituzione che già le sommosse
di Puglia inducevano Maria Carolina a tentar la conquista
del regno per mezzo del Cardinal Ruffo. Ed anche in Na-
poli le cose cominciavano a guastarsi: così che le notizie
che di questa città giungevano in Palermo incitavano viep-
più la Corte e i suoi ministri a tentar l’impresa della
riconquista. Il Cardinal Ruffo il 26 febbraio, scrivendo ad
Acton, gli diceva: « pare vero da alcune notizie .... che
Moliterno si batte da Sant’Elmo contro i Francesi; quan-
tunque non ne sia certo ho motivo di crederlo verosi-
mile avendo parlato con qualcuno che disse aver veduta
sventolare la bandiera del Re, e che i Francesi volean
mandare Moliterno a Parigi » (4).

(1) Memoria cit.
(2) Monitore napoletano, n. 1, del 2 febbraio 1799.
(3) Colletta, Storia, I, 324.
(4) Carteggio del card. Ruffo con Acton, in Arch. Star. Nap., Vili,
p. 236.

Queste notizie, sebbene false, pure erano indizio di no-
vità. Varie volte infatti, nel febbraio e nel marzo s’era
sparsa per Napoli la voce di tentativi contro Sant’Elmo:
e il 7 febbraio appunto in quel castello era rinchiusa la
duchessa di Corigliano pei suoi maneggi realisti (*). Giunte
in Napoli le notizie della spedizione del Cardinal Ruffo,
degli aiuti inglesi a Ferdinando IV, dei preparativi per la
guerra contro la repubblica, nacquero tosto i sospetti, e
furon facili e frequenti gli allarmi. Così la sera del io
marzo per esser uscita una fregata dal porto e per avervi
una batteria tirato su, scambiando i segni, castel Sant’Elmo
inalberò segnale di squadra nemica, e preparò le artiglie-
rie contro una squadra inglese che non esisteva (2).
Ma il 2 aprile una squadra mista, guidata dall’inglese
Troubridge veniva davvero a bloccar Napoli per mare,
dando ardire ai realisti. Fu allora stretta la congiura dei
Baccher, per la quale dovea tentarsi tra l’altro di prender
Sant’Elmo. I repubblicani intanto, sospettando che i monaci
certosini avrebbero aiutati i realisti, e che possedessero nel
loro convento munizioni per servirsene contro Sant’Elmo,
li faceano sgombrare da san Martino. Si parlò in quei
giorni con maggior insistenza dei tentativi fatti dai con-
giurati per prender Sant’Elmo: e pare che due ne fossero
veramente tentati, senza risultato, però: l’uno il 6 aprile
col pretesto di portarvi sedie di arrestati, l’altro due giorni
dopo, mediante la complicità d’un tale che portandovi un
mortaio da bombe avrebbe fatto ribaltare il carro sull’in-
gresso del forte, rendendo così possibile ai congiurati di
slanciarsi per la porta, rimasta aperta, a sorprendere il
presidio (3).
Le notizie di Napoli risapute, sebbene inesattamente,
dal Cardinal Ruffo erano con grande gioia da lui trasmesse
in Sicilia. Il 27 aprile egli scriveva ad Acton: « le nuove
di Napoli si confermano, e volevano che fosse verissimo
che il castel Sant’Elmo faceva bandiera repubblicana e
tutta Napoli bandiera realista » (4).
Appunto in quei giorni il generale Macdonald, succe-
duto allo Championnet, lasciava col suo esercito la re-
pubblica napoletana, abbandonandola così a se stessa e
precipitandone le sorti. I falsi motivi ch’egli addusse a giu-
stificar la sua partenza furon leggermente creduti dal po-
polo ingannato: ed egli neU’accommiatarsi concluse: « la-
scio però una forte guarnigione al castello di Sant’Elmo,
un battaglione pel servizio della città; e formerò vari pic-
coli campi in distanza di cinque in sei miglia dalla me-

(1) Croce, Luisa Sanfelice e la congiura dei Baccher, Trani, 1888,
p. 21. Vedine la seconda edizione nel volume accennato sopra.
(2) Monitore napoletano, n. 12, del 12 marzo 1799.
(3) Croce, Op. cit., p. 47.
(4) Carteggio del card. Ruffo con Acton, in Arch. Star. Nap., Vili, 621.
 
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